Omicidio Luca Sacchi: l'autopsia ha escluso presenza di droga nel corpo. Lo zaino della fidanzata ritrovato vicino al Gra

Omicidio Luca Sacchi: l'autopsia ha escluso presenza di droga nel corpo. Lo zaino della fidanzata ritrovato vicino al Gra
Il ministro Lamorgese scrive al Messaggero: "Sto dalla parte delle madri coraggio"



 “Oggi l’autopsia ha escluso la presenza di droga nel corpo di Luca”. A dirlo all’agenzia di stampa all’Agi, l’avvocato Armida Decina, il legale della famiglia di Luca Sacchi, ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì davanti al John Cabot, pub in zona Appio, a Roma.
Per l’omicidio sono stati arrestati Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Dopo gli esami clinici effettuati per l’espianto degli organi, risultati negativi, “anche i nuovi test ripetuti per scrupolo hanno dato lo stesso esito”, ha detto ancora il legale. L’autopsia sul corpo del personal trainer di 24 anni ha inoltre confermato che ad ucciderlo è stato un colpo di pistola, fatale, alla testa.
Intanto Del Grosso, collaborando con gli investigatori, ha consentito il recupero degli oggetti di cui si era sbarazzato in diversi punti della città”. Il gip ha scritto: “In via Ottaviano Conte di Palombara, all’altezza del parcheggio, tra i cespugli sono stati rinvenuti un portatessere e un portafogli da donna contenenti la patente di guida intestata ad Anastasia Kylemnyk; in via Conti di Rieti all’altezza del civico 55, nascosto in un tombino, è stato rinvenuto un guanto in lattice blu, chiuso con dei nodi contenente un bossolo esploso; in via di Tor Bella Monaca, tra le sterpaglie dello spartitraffico della rampa di accesso al Gra, è stato rinvenuto uno zaino da donna; infine in via Belmonte in Sabina, presso lo svincolo del Grande raccordo anulare ‘Centrale del Latte’ all’interno di un campo sul lato destro del guardrail e’ stata rinvenuta una mazza da baseball di colore nero in metallo”.
 Sul caso dell’omicidio di Luca Sacchi è intervenuta anche il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, attraverso una lettera pubblicata sul quotidianoil Messaggero. “Sappia qualsiasi cittadino e cittadina che si schiera dalla parte dello Stato - scrive -, fino anche a denunciare il proprio figlio, che non mancherà il mio impegno per assicurare loro il massimo appoggio e la vicinanza del ministero dell’Interno”.
“Genitori che spesso in solitudine si trovano a dover compiere scelte difficili: passi dolorosi e carichi di sofferenza per proteggere i propri figli, fino anche a costo di denunciarli se essi sono accusati di aver compiuto un reato - continua Lamorgese -. È successo a Roma dove una madre si è rivolta alla Polizia di Stato dopo l’omicidio di Luca Sacchi e prima a Siena quando,poche settimane fa, un’altra mamma ha avuto il coraggio di segnalare all’Arma dei Carabinieri i contenuti illegali rinvenuti nel telefonino del figlio minorenne coinvolto con molti altri giovanissimi in una chat. Si tratta di casi sui quali sono in corso indagini della magistratura sui quali ritengo di dovermi astenere da commenti e considerazioni”.

E ancora “due anni fa, in Puglia, un’altra madre aveva segnalato alle forze di polizia i movimenti del figlio latitante per contribuire a mettere fine alla sua fuga. A questi genitori, ma non solo a loro - conclude Lamorgese - perché i casi di madri e padri che si rivolgono allo Stato spesso non arrivano sulle pagine di cronaca dei giornali, le istituzioni e la società civile dovrebbero saper assicurare protezione, solidarietà e, se necessario, anche assistenza psicologica”.

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