MULISE, DIALETTO MOLISANO, di Silvia De Angelis
Santuario di Castelpetroso
Le tradizioni linguistiche dell'Abruzzo e del Molise sono di origine molto diversa, infatti mentre la prima è di origine sabellica, la seconda deriva dal sannitico.
La lingua sabella fu la prima a immettersi nel latino, mentre il sannitico resistette più a lungo.
La lingua dell'Abruzzo è inoltre meno compatta di quella del Molise, poiché in varie zone ha risentito di influenze marse, peligne, merrucine, oltre che sabelle.
L'impronta linguistica definitiva, per entrambe le regioni, si fa risalire ad epoche più recenti. Durante il medioevo, infatti, il dialetto aquilano, addentrato a contaminazioni sabine, si contrappose agli altri idiomi locali, definibili come "sanniti".
L'area aquilano-sabina, è particolare per la pronuncia chiara delle vocali e per la metafonia (cambio vocalico) di tipo umbro-laziale-marchigiano, mentre in area sannitica le parole "cani", "mani", "frati" cambiano in "chenë", "menë" e "frëte", con gli estremi di Teramo, dove si pronuncia "minë" e "fritë" per "mani" e "frati".
Per quel che riguarda le consonanti, si hanno mutamenti tipici di altre regioni: raddoppiamento in alcuni casi e lenizione in altri.
Così "barbe" può divenire o "bbarbë" o "varvë" a seconda della zona.
Anche la consonante "g" è soggetta a cambiamenti diversi, a Sulmona, ad esempio, si aspira: "hallë" e "hallinë" stanno per "galli" e "galline", mentre "utë" sta per "gota".
Le consonanti di gruppo seguono, invece, la stessa sorte che negli altri dialetti del mezzogiorno, così "quando" diventa "quannë", "mandare” diventa “mannà”
Mulise
Stiè attùrteruàte 'mbacce all'appennine,
te sié annascuòscte all'uocchie de nesciùne;
te sié 'nzerràte, e fore mare e terra
fiène cumbiìne 'gne re mesengùne.
T'jene lassate ciende e ciende pecra
re pecherière ca ze n'jéne jute,
e 'n'zè degniète manghe Criscte muorte
de pasce chisse terre cannarùte.
Tu t'ire crise ca re figlie te, jute lundane
turnassere a 'ssa mandra!
Ma z'jéne sparpagliète pe re munne;
de lore t'è arremascta sole 'n'ombra. (Gustavo Tempesta)
Traduzione
Molise Abbandonato: a un fianco dell'appennino,
ti sei nascosto agli occhi di nessuno,
ti sei rinchiuso, e fuori, mare e terra
stabiliscono un confine; tanto per farlo.
Ti hanno lasciato cento e cento pecore
i pastori costretti a emigrare.
Non si è degnato neppure Cristo morto,
di pascolare queste terre avare.
Avevi sperato che la tua gente
andata lontano, un giorno potesse tornare.
Si sono sparsi per il mondo;
di loro ti è rimasta solo un'ombra.
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