L’Erbicida Glisofane, forse è pericoloso?, ma non ci sono alternative
by Pier Carlo Lava
Alessandria: In questi giorni, Amag Ambiente sta provvedendo a diserbare i marciapiedi della città con il Glisofane, un prodotto chimico utilizzato in larga scala come erbicida.
In tal senso ci sono state immediate prese di posizione da parte di alcune Associazioni ambientaliste e animaliste, preoccupate per i rischi che corrono le persone e gli animali. A questo proposito non sono mancate anche quelle dei politici di opposizione, che nel gioco delle parti, colgono qualsiasi occasione per attaccare la maggioranza e ovviamente questo succedeva anche quando la situazione politica era invertita.
Non essendo un tecnico mi sono documentato in internet e per evitare di riferirmi a una sola fonte ne ho trovato quattro diverse, che comunque arrivano tutte alla stessa conclusione, a quanto pare risulterebbe che in effetti il prodotto chimico in questione sia
pericoloso per gli esseri umani e per gli animali.
Se non si provvede ad eliminare le erbe infestanti dai marciapiedi, con il tempo saltano le mattonelle e/o l’asfalto e di conseguenza si determinano dei danni, che comportano dei costi non di poco conto per ripararli. Allora cosa fare?, l’alternativa sarebbe quella di toglierle a mano, ma dati i costi della mano d’opera oggi è un operazione impensabile, tanto più se si considera la situazione finanziaria del nostro Comune. Pertanto non essendoci altre soluzioni, non resta che effettuare il trattamento con il Glisofane, avvisando i cittadini con appositi cartelli e con la speranza che non ci siano conseguenze... Questi che seguono sono i link degli articoli che parlano del prodotto chimico in questione:
“Probabilmente cancerogeno” il glifosato, un erbicida diffusissimo e alla base del “Round Up” di Monsanto
Per l’autorevole IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, organismo collegato all’OMS, la sostanza è sospettata di provocare tumori e danni al Dna. “È scienza spazzatura”, replica la multinazionale Monsanto
24/03/2015 ROBERTO GIOVANNINI
E’ scontro sul glifosato, il principio attivo contenuto nel diserbante agricolo (e non solo) più diffuso al mondo, catapultato da pochi giorni nella lista delle sostanze ‘probabilmente cancerogene’. I contendenti sono due giganti. Da una parte l’autorevole IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, organismo scientifico collegato all’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha introdotto la sostanza chimica tra quelle pesantemente sospettate di provocare tumori e danni al Dna. Dall’altra, il suo maggiore utilizzatore, la multinazionale Monsanto che ha tacciato il giudizio dello Iarc come ‘junk science’, scienza spazzatura: un attacco senza precedenti a un ente scientifico internazionale.
Il punto è che il glifosato è utilizzato in ben 750 prodotti per l’agricoltura, il giardinaggio, il trattamento degli spazi urbani e che il principio attivo è alla base di uno degli erbicidi più diffusi nel mondo, il Round up prodotto Monsanto. La stessa multinazionale dell’agroindustria commercializza – come ricorda una nota dell’Associazione Agricoltura Biologica. Aiab – “soia, mais, cotone e colza Roundup Ready tolleranti alle applicazioni dell’erbicida che rappresentano la gran parte della superficie mondiale geneticamente modificata”.
Per lo Iarc, che si occupa di mettere in guardia organismi internazionali e statali sui rischi associati a sostanze e anche a comportamenti che possono favorire o indurre i tumori, il glifosato è da considerare ‘probabilmente cancerogeno’, dopo una serie di test di laboratorio i cui risultati sono stati riportati dalla rivista medica ‘Lancet’ il 20 marzo scorso. Assieme al principio chimico, sono finite sul banco degli accusati altre quattro sostanze contenute in agrofarmaci: Diazinon, Malathion, Parathion, Tetraclorvinfos. Lo studio dello Iarc, oltre a riportare la ‘probabile cancerogenicità’ del glifosato, rileva inoltre una correlazione con la vulnerabilità al linfoma non Hodgkin di molti lavoratori esposti.
Ma per Monsanto la questione è lungi dall’essere facilmente liquidata: “Le decisioni sulla sicurezza dei prodotti e l’approvazione dei pesticidi sono governati da agenzie con potere regolatorio, come l’americana Epa e la Commissione Europea, così come da enti scientifici indipendenti come l’Efsa. Lo Iarc non ha autorità regolatoria e le sue decisioni non impattano con l’etichettatura, la registrazione e l’uso del glifosato”.
Per le associazioni del biologico non ci sono dubbi: il glifosato e gli altri pesticidi “vanno banditi dalle nostre campagne e dai nostri giardini. L’agricoltura biologica dimostra che se ne può fare a meno con facilità e vantaggi per tutti”, afferma il presidente di Aiab Vincenzo Vizioli. Chiara Braga, responsabile Ambiente del Pd, ha annunciato via twitter un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.
Glifosato
fonte: Glifosato - Wikipedia
Il glifosato o glifosate, in inglese, glyphosate (N-(fosfonometil)glicina, C3H8NO5P), è un analogo aminofosforico della glicina, inibitore dell'enzima 3-fosfoshikimato 1-carbossiviniltransferasi (EPSP sintasi), noto come erbicida totale (non selettivo), di cui Monsanto possedeva il brevetto di produzione, scaduto nel 2001.
Il glifosato è un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo (fitotossico per tutte le piante). A differenza di altri prodotti, viene assorbito per via fogliare (prodotto sistemico), ma successivamente traslocato in ogni altra posizione della pianta per via prevalentemente floematica. Questo gli conferisce la caratteristica di fondamentale importanza di essere in grado di devitalizzare anche gli organi di conservazione ipogea delle erbe infestanti, come rizomi, fittoni carnosi ecc., che in nessun altro modo potrebbero essere devitalizzati.
L'assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della vegetazione è visibile in genere dopo 10-12 giorni. Il glifosato è un forte chelante, il che significa che immobilizza i micronutrienti critici, rendendoli indisponibili per la pianta. Ne deriva che l'efficienza nutrizionale genetica delle piante ne viene profondamente compromessa.
L'Environmental Protection Agency (EPA) ha stimato negli Usa un impiego di ben 750.000.000 chilogrammi di glifosato nell'annata 2006/2007.
In Italia è difficile reperire dei dati ma dall'ARPAV, ad esempio, sappiamo che nel 2007 nella sola provincia di Treviso sono stati impiegati 55.000 chilogrammi di Glifosato ed 8.000 chilogrammi di Ammonio-Glufosinato.
Secondo recenti studi della Prof.ssa Monika Krüger dell'Università di Lipsia, il glifosato provocherebbe irreversibili modifiche genetiche agli animali di allevamento (bovini e suini soprattutto) su cui sono stati condotti gli studi. Gli studi hanno dimostrato una correlazione tra l'alta tossicità del glisofato utilizzato per la disinfestazione dei campi e le svariate e gravi malattie riscontrate negli animali (nei suini queste si presentavano come malformazioni della spina dorsale, del muso e dei denti; nei bovini invece si riscontrava una disfunzione della regolare deambulazione e infezioni diffuse delle zampe posteriori)[2]. Tali risultati scientifici sono stati presentati in televisione nel corso della puntata "Tote Tiere - Kranke Menschen" ("animali morti, uomini malati") andata in onda sul canale franco-tedesco ARTE il 31 marzo 2015[3].
In marzo 2015, l'organismo internazionale IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato come "probabile cancerogena per l'uomo" inserendolo nella categoria 2A. Studi in laboratorio hanno dimostrato che il glifosato induce nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo. Escludendo un lieve incremento di linfomi non Hodgkin tra gli agricoltori esposti, le prove di carcinogenicità sull'uomo e sugli animali sono limitate
Il diserbante glifosato potrebbe causare il cancro
Lo ha stabilito l’International Agency for Research on Cancer, inserendo il glifosato tra le sostanze classificate come probabilmente cancerogene
(foto: VStock/Tetra Images/Corbis)
È guerra tra la multinazionale Monsanto e l’Organizzazione mondiale della sanità, dopo l’annuncio dell’inclusione del glifosato, un diserbante di cui la società possedeva il brevetto fino al 2001, tra le sostanze classificate come probabilmente cancerogene. La decisione è arrivata negli scorsi giorni, con la pubblicazione di uno studio dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) (presente per ora anche su Scribd), un panel di esperti che valuta per conto dell’Oms le conoscenze scientifiche disponibili sui rischi che una determinata sostanza possa provocare l’insorgenza di tumori.
Il glifosato è un cosiddetto erbicida totale, ovvero un diserbante non selettivo, sviluppato dalla Monsanto, che ne ha detenuto il brevetto fino al 2001. Oggi è commercializzato da diverse aziende, tra cui proprio la Monsanto, che continua a venderlo sotto il nome commerciale di Roundup. Secondo le stime dello Iarc, sarebbe contenuto in almeno 750 prodotti disponibili nel mondo, e la sua presenza nelle zone agricole è riscontrabile non solo nel suolo, ma anche nell’atmosfera, nell’acqua e nel cibo.
Le vendite del glifosato (già estremamente alte) sarebbero inoltre in aumento negli ultimi anni grazie al diffuso utilizzo negli Stati Uniti di colture ogm resistenti a questa sostanza, e oggi rappresenta una buona fetta degli utili annuali della Monsanto.
L’analisi dello Iarc ha valutato gli studi esistenti sull’associazione tra esposizione al glifosato e l’insorgenza di tumori nell’uomo, e quelli svolti su animali e cellule per verificarne la sicurezza. Le ricerche svolte sull’uomo non avrebbero prodotto risultati che confermino la presenza di rischi apprezzabili, se non in tre studi che avrebbe evidenziato un piccolo aumento di incidenza di linfomi non Hodgkin tra gli agricoltori statunitensi, canadesi e svedesi. Per questo, nello studio dello Iarc, le prove di carcinogenicità sull’uomo (così come quelle sugli animali) vengono definite limitate.
Dati più preoccupanti arriverebbero però dagli studi di laboratorio, da cui emergerebbe che il glifosato induce nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo, entrambi fattori di rischio importanti per lo sviluppo di tumori. Per questo, lo Iarc ha deciso di inserire il glifosato tra le sostanze classificate come 2A, ovvero probabilmente carcinogene.
La risposta della Monsanto ovviamente non si è fatta attendere. In una dichiarazione, la società americana ha replicato assicurando che: “Tutti gli utilizzi indicati del glifosato sono sicuri per l’uomo e certificati dal più ampio database mai compilato per gli effetti di un prodotto agricolo sulla salute umana. In effetti, ogni diserbante contenente glifosato presente sul mercato aderisce i rigorosi standard decisi dalle agenzie regolatori e dalle autorità sanitarie per proteggere al salute umana”.
A supporto della sicurezza del glifosato, Monsanto cita diversi studi (il più recente svolto in Germania) che non avrebbero evidenziato un collegamento tra la sostanza e lo sviluppo di patologie tumorali, e ricorda come nessuna agenzia regolatoria abbia stabilito la presenza di rischi per la salute.
Entrando nel merito della decisione dello Iarc, l’azienda americana ricorda inoltre che la classificazione nel gruppo 2 non comporti la prova di un legame tra la sostanza e i tumori. Di questo gruppo farebbero infatti parte anche il caffè, le verdure sottaceto, l’aloe vera e i cellulari. In questo caso però va sottolineato che l’affermazione di Monstanto non è del tutto corretta, perché le sostanze citate nella risposta fanno parte della classificazione 2B, ovvero sostanze che “potrebbero” essere carcinogene, mentre il glifosato è stato inserito tra le 2A, cioè sostanza “probabilmente” carcinogene.
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