Gamondio, Grande mito sommerso e sconosciuto !


by Piera MALDINI
Ad un mese di distanza della conferenza "L'eredità longobarda di Gamondio", tenutasi il 21 Aprile -per rispettare la data storica della posa della prima pietra dell'edificanda Civitas nova, coincidente con la nascita di Roma- 2015, presso la Biblioteca civica di Alessandria, evento anticipato a Castellazzo Bormida il 26 Ottobre 2014, sono assalita da parossitiche riflessioni pessimistiche, che mi spingono a chiedere che differenza passa tra i miliziani estremisti che distruggono statue, risalenti ad alcuni secoli prima di Cristo dell'irachena  Mosul, l'antica capitale assira, Ninive, i jihadisti che si accaniscono contro i Buddha afghani,  isisiani che decapitano gli alati uomini-toro, protettori della porta di Nergal, manifestando il proprio odio questa volta non per la persona fisica, ma per la sua espressività artistica e spirituale, quindi ricorrendo a martelli, trapani, ruspe radono al suolo chiese, templi, manufatti, cancellando tre mila anni di storia, e i nostri amministratori locali, ma non solo loro,  che pomposamente dovrebbero gestire la cultura, ma che ignorano i beni storici  e artistici che possediamo e che ci sono stati lasciati in eredità dai nostri progenitori, ma  che non fanno nulla per appropriarsene degnamente, visualizzandoli con l'opportuna didascalia. La differenza, se c'é, é solo nel modo e nell'intensità di
avvicinarsi alla Storia, per negarla.
Se per una persona é fondamentale conoscere chi li ha fatti nascere, partendo dal presupposto che un avvio che si basa su solide relazioni ne determina una personalità più ferma, lo stesso paradigma é da trasferirsi alla collettività, inserita in un agglomerato urbano, essa ne potrebbe trarre solo dei vantaggi, anziché  rimanere in questo eterno limbo, fatto d'incertezze e di strane leggende, che non fanno che accrescere la nostra vaghezza.
Alessandria ignora il glorioso Gamondio, ha idee sfocate sui Longobardi, che l'hanno fondato, di conseguenza non sa di avere manufatti da loro creati, ne é una dimostrazione eloquente il capitello, raffigurato sulla locandina e contenuto nelle Sale d'Arte, insieme agli altri provenienti dal  duomo, demolito da Napoleone, censito vagamente e erroneamente come appartenente  al sec XII, e  la stessa non sa capacitarsi di tutta una tradizione che  si riferisce a quel popolo, a cominciare dal Santo protettore, Baudolino, vissuto all'epoca di re Liutprando, e poi lo stemma con vistosi grifoni, unione di animali con testa d'aquila e corpo da leone, cancellati dalla Chiesa nel Concilio di Trento. Non sa che Castellazzo é sangue del suo sangue, dal momento in cui i  nobili Gamondiesi, spronati da Emanuele Boidi,  per mantenere la propria libertà di Comune in contrasto con Guglielmo V di Monferrato, a cui Barbarossa l'aveva infeudato, si sono spostati dal borgo originario tra Bormida e Orba , trasferendo "sacra et profana" nel nuovo sito tra Tanaro e Bormida.
Castellazzo ha maggiori vestigia dei suoi fondatori del VI sec., a cominciare dal nucleo storico, di forma ellettica, con strade strette e tortuose. Mostra davanti la Chiesa di San Martino due leoni, dalla fattura stilistica longobarda. Ha capitelli in San Martino e nella Pieve della Trinità da Lungi, e soprattutto la Cripta di santo Stefano extra muros, coeva di quella di Santa Giustina di Sezzadio. D'altronde il nome, costruito secondo il sistema germanico da Gau (Regione amministrata) e Mundio (Sotto tutela e protezione del re), dà già l'indicazionbe di quanto importante sia stato Gamondio, da meritare di essere riportato sulla cartina geografica dal geografo arabo Edrisi nel 1154.
Alessandria e Castellazzo dimenticano Gamondio, e sicuramente chi deve fare maggiori riflessioni é la prima, pensando che la sparizione di questo centro coincide con la sua nascita, e questo non può che farla rimproverare, visto che ogni anno festeggia il proprio compleanno, senza ricordare da chi é partita la decisione di costruirla,  sbagliando anche il giorno del festeggiamento,  ai primi di Maggio, non riferita alla sua nascita, ma a quando cioé i consoli della Nuova città, chiamata prima delle accanite diatribe, Nuovo Gamondio, si sono recati a Lodi per aderire alla Lega lombarda, sotto la guida di Papa Alessandro III.
Non resta che ripercorrere il nostro passato e valorizzarlo, ne ha tutti i numeri: Gamondio per aver vissuto tutti i momenti rilevanti dell'Alto Medioevo - arrivo dei Longobardi, Sacro Romano Impero Carolingio e Tedesco, Libero Comune. lotte Guelfi/Ghibellini, Crociate,  diffusione dei monasteri, il Romanico, l' economia curtense ecomunale e qualunque altro aspetto di questo periodo ed essendo interrotta drammaticamente la sua breve esistenza é da considerarsi un vero e proprio mito. Peccato che sia sconosciuto!

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