Senza cultura c'è solo povertà e regresso sociale
Guido Manzone da: Città Futura on-line
Alla bizzarra e confusa classe di potere italica degli anni 2000 che si illude di poter governare senza cultura,sostituita da illusorie parole di origine calcistica ,vorremmo fare presenti alcuni incontestabili fatti: primo) persino Attila era stato cresciuto alla corte di Bisanzio come ostaggio di alto lignaggio e per questo aveva un'ottima conoscenza della politica dell'impero d'Oriente e Gengis Khan prima di intraprendere qualsiasi iniziativa si consultava con un colto personaggio della sua corte di cui si sa molto poco se non che parlava una decina di lingue ed aveva conoscenza di vari settori dello scibile umano e per questo era conosciuto come "Bayard dai cento occhi". Secondo) benchè siamo ben consci che il farlo è oggi considerato bestemmia di prima grandezza, assolutamente non espiabile nemmeno tra le fiamme purificatrici di un rogo,vorremmo citare Lenin che,interrogato sul che fare per migliorare la Russia,allora in gravissima crisi economica, disse:"Occorre fare tre cose,la prima è studiare,la seconda è studiare e la terza è studiare". Di recente in un seguito canale televisivo dedicato alla Storia in lingua italiana un rozzo cialtrone per
giustificare il numero incredibile di conoscenze e realizzazioni scientifiche avvenute nella Germania nazista non trovò di meglio che dire che ciò era dovuto ad un "disco volante" atterrato in quei territori il cui equipaggio, si suppone per gentilezza interstellare ed amore per il suo governo,aveva donato alla Germania quelle stesse conoscenze. A parte il fatto fin troppo evidente che solo pochi stupidi possono credere alla storiella del disco volante resta che le invenzioni in tutti i campi ci furono realmente. E ciò fu prodotto per una precisa scelta economica e politica.Vediamo quale. Quando fecero presente a Hitler,appena arrivato al potere,che le merci prodotte dalla Germania erano scarsamente competitive con quelle della concorrenza internazionale,si aspettavano che proponesse una riduzione degli stipendi e dei salari, esattamente come aveva fatto Benito Mussolini in Italia in analoghe circostanze. Ma Hitler ,che aveva una visione del mondo ben diversa, disse:" Portatemi l'elenco degli stipendi degli scienziati e dei ricercatori scientifici e tecnici". Dopo di chè prese la penna ed aggiunse uno zero al dato dei loro stipendi moltiplicando così per dieci volte quelli dei più importanti ed alzando gli altri in proporzione del loro livello di conoscenza. Le conseguenze economiche e sociali furono evidenti. Da quel momento i migliori e più ambiziosi cervelli della Germania si dedicarono allo studio ed alla ricerca sicuri di riceverne una ricompensa adeguata. Ovviamente la selezione dei migliori fu poi fatta con rigidi criteri efficientistici e non certo per raccomandazione come spesso avviene in Italia, mentre gli obiettivi i delle ricerche ,finanziate con denaro pubblico ,furono indirizzati a ben precisi scopi pratici legati alla produzione industriale ed in particolare di settori avanzati come l'areonautica,la chimica fine,la metallurgia d'avanguardia e la cantieristica navale. Fare una proposta del genere in Italia è come bestemmiare in chiesa e se va proprio bene ci si ritrova con l'accusa di essere nazisti,se non peggio, ed altre piacevolezze similari. A sostegno della validità di questa nostra proposta vale un fatto che crediamo comprensibile a tutti,anche a chi non ha conoscenze scientifiche. La Ferrari,vanto dell'industria nazionale,da oltre sei anni non riesce più a vincere. Il motivo è uno solo:manca in Italia una avanzata ricerca di settore. Certo è possibile comperare i frutti della ricerca a livello internazionale ,ma c'è un problema: la ricerca in vendita in campi fondamentali come la tecnologia dei motori da corsa reperibile sul mercato è solo quella superata anche se da poco ,di per sè buonissima per un'auto da vendere,ma non sufficiente per vincere. E,qualche anno fa mentre a Torino i proprietari della Fiat ,che controlla anche la Ferrari,spendevano miliardi per la Juventus,poco più in là chiudeva l'Ufficio Ricerche .E questo dice tutto,più di un lungo discorso. E a pagare le conseguenze di questa scelta demenziale sono gli addetti di settore e gli abitanti di Torino.
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foto gentilmente concessa dalla prof.ssa Piera Maldini
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