"Gufi" e "ciarlatani". "Sei mesi di Governo Renzi" secondo ' lavoce.info '


Bruno Soro da: Città Futura on-line
“Ciarlatano. Imbonitore che durante le antiche fiere attirava l’attenzione della gente con chiacchiere divertenti o persuasive, riuscendo a vendere supposti medicamenti.”
DISC, Dizionario Italiano Sabatini Coletti.
Di tutto si può dire, tranne che i componenti della redazione della prestigiosa rivista on line www.lavoce.info siano degli imbonitori. Il comitato di redazione, “responsabile dei testi non firmati”, vede impegnati economisti di chiara fama come i professori Tito Boeri, Massimo Bordigon, Daniele Checchi, Francesco Daveri e Michele Polo, e figurano tra i redattori alcuni degli editorialisti delle più prestigiose testate giornalistiche, come i professori Francesco Giavazzi e Marco Onado, nonché alcuni quotati professionisti. Non penso neppure che possano essere etichettati dei «gufi», dal momento che, per quanto di mia conoscenza, non appartengono a gruppi di potere, né tanto meno sono simpatizzanti della frangia
parlamentare antigovernativa. Eppure, questo gruppo influente di persone ha pubblicato proprio in questo mese di settembre un interessante dossier (link a http://www.lavoce.info/mesi-governo-renzi)) nel quale vengono passati al setaccio “Sei mesi di Governo Renzi”.
Sarà, che a differenza dei redattori di lavoce.info, il sottoscritto è sicuramente un «gufo», non fosse altro per aver scritto per tempo sul declino dell’economia italiana (una mia “Postilla sul declino” è apparsa sul n. 2 del dicembre 2006 della rivista “Materiali per una storia della cultura giuridica”, e la disquisizione su l’«Italia in declino», datata 7 giugno 2008 è stata inclusa nella raccolta de “Il Gatto della crisi”). Fa tuttavia una certa sensazione, a partire dal contenuto dei due commenti redazionali “Molti annunci, pochi provvedimenti” e “Le misure per la giustizia civile”, leggere giudizi non certo lusinghieri per il “Governo del fare” presieduto da Matteo Renzi. Il giudizio sugli annunci e sui provvedimenti che riguardano le tasse recita: “A tutt’oggi non ci sono le coperture strutturali per il bonus (di 80 euro) e questo ne compromette l’efficacia nel sostenere i consumi”.  Quanto alle misure sul lavoro si legge: “Le garanzie giovani sin qui sono state solo promesse. Forse troppe”. Con riguardo alla scuola e all’università vi sarebbero “stati vari annunci del ministro Stefania Giannini (abolizione test di ammissione a medicina, abolizione delle graduatorie dei precari, aumento quota premiale del Ffo, sperimentazione accorciamento scuola secondaria) non sempre seguiti da un dibattito in Consiglio dei ministri, ma ad oggi non sono stati presentati disegni di legge o provvedimenti ministeriali”. Circa poi le politiche “per le famiglie o per i bambini, il Governo Renzi sinora non ha fatto nulla se non annunci”. Infine, per quanto attiene alla politica industriale, “(n)on si ricordano interventi significativi, a parte l’appello del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, a non licenziare”. Sul capitolo delle misure per la giustizia civile i giudizi non appaiono molto più lusinghieri: posto che “l’obiettivo del Governo è di aggredire l’arretrato (…) riportando la giustizia civile su un sentiero di efficienza”, si sottolinea come si sia “giunti ad affrontare la questione in un momento di crisi profonda”, ragion per cui non sembrerebbe esservi spazio – si legge nella nota redazionale – “per finanziare un aumento, anche temporaneo, dell’offerta per smaltire le pendenze (…) né per riconoscere incentivi monetari a chi concilia o chiude una causa in corso”. Conseguentemente, conclude la nota redazionale, “non resta che trovare soluzioni a costo zero”, poiché in tempi di crisi “è difficile prevedere se chi tiene comportamento opportunistici sceglierà l’uovo (l’arbitrato), la gallina (il processo fino a sentenza) o entrambi. Lo stesso dicasi per quanto riguarda “gli effetti delle misure che traducono questo principio (la scelta di soluzioni fuori dal foro) nelle cause di separazione e divorzio consensuali senza figli minori, per le quali si prevede la possibilità di instaurare rito e decisione presso lo studio degli avvocati senza passare per il tribunale”. Redazione di lavoce.info: «gufi».
Un giudizio sostanzialmente analogo traspare dalle osservazioni del professor Andrea Boitani su “Come (non) sbloccare le regole”, per il quale la lettura dell’art. 23 (Disposizioni per il miglioramento delle condizioni di bancabilità dei progetti), riportato integralmente nel documento, “metterebbe a dura prova la pazienza e seriamente a rischio la salute mentale dei lettori”. Circa gli annunciati provvedimenti per rilanciare le grandi opere, viene richiamato un contributo, apparso su quella stessa rivista, nel quale si denunciava come fosse prassi comune nel nostro paese finanziare “progetti di cui non si conoscono gli effetti economici”, e per i quali “vengono prodotti documenti di programmazione privi di utilità sotto il profilo dell’analisi dei fabbisogni infrastrutturali”, unitamente al fatto che “non vengono abitualmente fornite valutazioni economiche condotte secondo gli standard internazionali oppure vengono presentate valutazioni metodologicamente errate, distorte e non fornite da centri indipendenti”. Quanto al previsto stanziamento sui valichi ferroviari della Torino-Lione, del Brennero e del Terzo valico, il professor Boitani solleva la questione sulla loro effettiva utilità, dal momento che “notoriamente, il trasporto cargo su ferrovia è ai minimi storici per motivi “gestionali” e non (per ragioni) infrastrutturali” (anche se per il trasporto viaggiatori Genova è sempre più isolata dai capoluoghi lombardo e piemontese). Per non parlare dei dubbi circa la capacità di “sbloccare l’Italia” dell’ennesimo “allungamento delle concessioni”, che rischia di essere “un altro robusto anello della catena che blocca da anni una fitta e opaca rete di protezioni biunivoche tra politica e imprese che non rischiano niente”. Boitani: «gufo».    
Facendo il “punto sulle riforme istituzionali”, i professori Paolo Balduzzi e Massimo Bordigon sottolineano innanzitutto come, essendo queste riforme strettamente collegate tra di loro, “cercando di aggregare maggioranze anche eterogenee intorno ai singoli provvedimenti”, la politica governativa rischia di pregiudicarne il buon esito. Per quanto riguarda la riforma del Senato, “trattandosi di riforma costituzionale, il testo approvato in prima lettura dovrà tornare allo stesso Senato per una seconda votazione (non prima di tre mesi dall’approvazione della Camera)”. Essi sottolineano come tale votazione finisca per essere “il passaggio cruciale che determinerà il successo della riforma e, probabilmente, anche dell’intera legislatura”.  La riforma elettorale, rammentano gli autori, è ferma alla Camera. Dovendo seguire “logicamente quella costituzionale” ed essendo legata agli accordi del Nazareno stretti dal Presidente del Consiglio con Silvio Berlusconi, la sua approvazione resta “ancora molto aleatoria”. Circa la riforma delle province, derivata dal cosiddetto Ddl Delrio del Governo precedente, “è stata approvata nell’aprile di quest’anno”, e la sua applicazione “prevedeva tempi brevissimi, ma per il momento, nulla si è visto. Aspettiamo fiduciosi”. Balduzzi e Bordigon: «gufi».  
In Europa, Renzi gioca in difesa. Per il professor Angelo Baglioni “Il vertice del Consiglio europeo del 26/27 giugno scorso si è tradotto nella riaffermazione della necessità del consolidamento fiscale (seppure “growth friendly”) e delle riforme strutturali”. In pratica, egli sottolinea, si “continua così a perseguire la tristemente nota linea tedesca della “austerità”, che non ha dato buoni risultati nel tenere sotto controllo il rapporto debito/Pil (…) Almeno Monti poteva dire che questa linea era imposta da uno spread alle stelle, che segnalava il pericolo di un default dell’Italia”. Il Governo Renzi dovrebbe puntare maggiormente sulla crescita dell’economia, nella consapevolezza, sottolinea il prof. Baglioni, che “il rilancio della crescita non dipende solo dalle riforme strutturali, ma anche dalla politica della domanda”, la quale “non può essere affidata solo alla politica monetaria, ma deve coinvolgere anche quella fiscale”. E “nella trattativa con gli altri governi europei, Renzi dovrebbe mettere sul piatto una politica fiscale più espansiva da parte di quei paesi che possono permetterselo, a cominciare dalla Germania”. Nomina del Ministro Mogherini ad alto rappresentante della UE per la politica estera a parte, egli conclude, “non ci risulta che il Governo Renzi abbia finora preso alcuna iniziativa di rilievo”. Baglioni: «gufo».
Forte della sua ricerca sui costi della politica, il documento apparso su “lavoce.info”, si conclude con l’intervento di Riccardo Puglisi, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia. Discettando su “Il comunicatore inflazionato”, vale a dire su “Una carriera politica attraverso twitter”, egli riconosce innanzitutto il carisma e le indubbie capacità comunicative del Presidente del Consiglio, avendo egli iniziato a twittare nel “gennaio 2009, quando era ancora Presidente della provincia di Firenze”. Puglisi sottolinea come lo “stile comunicativo del Presidente del Consiglio si (sia) evoluto, (e sia) rimasto sempre all’avanguardia rispetto ai tempi di adozione più lenti da parte degli altri politici italiani. Gli hastag (una parola preceduta dal segno ||, il cosiddetto “cancelletto”) sono ad esempio un modo per creare argomenti di conversazione che vengano condivisi dal maggior numero di persone”. Puglisi: non «gufo». Renzi, invece, stando quanto meno al dossier di lavoce.info, parrebbe essere solo un imbonitore. Pardon: ||imbonitore.

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