Il Cnr lancia l'allarme: il 21% dell'Italia è a rischio desertificazione
Secondo il direttore dell'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche, Mauro Centritto, «in Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%»
di Palermomania.it | Articolo inserito il: 28/08/2015
«Il 21% del territorio italiano è a rischio desertificazione, il 41% del quale si trova nel Sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla pochissimo». A lanciare l’allarme è Mauro Centritto, direttore dell'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche.
«In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia
il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%», commenta ancora il ricercatore.
Uno scenario inquietante, che non lascia spazio a dubbi sull'urgenza di azioni strategiche per arginare o mitigare i cambiamenti climatici.
«Entro la fine di questo secolo - spiega Centritto - le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive: l'unione di questi due fattori genererà forte aridità».
«Entro la fine di questo secolo - spiega Centritto - le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive: l'unione di questi due fattori genererà forte aridità».
Per il ricercatore si tratta di un punto di non ritorno, e a essere colpiti saranno, per primi, i Paesi del bacino Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e antropico.
«Molte persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio», conclude l'esperto.
«Molte persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio», conclude l'esperto.
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