Un esempio di civiltà da La Spezia.


Gentilissimi, ho ricevuto questa fotografia che vi chiedo di diffondere come messaggio beneaugurale per un cambiamento nel modo di condurre la ricerca scientifica. Le parole scritte su quel cartello non possono certo impedire la pratica della vivisezione in Italia, essendo essa legiferata dall’Unione Europea, tuttavia sono il segno di una battaglia culturale che da qualche anno si fa sempre più marcata e che quest’anno ha dato ottimi risultati con la raccolta di firme per la petizione popolare Stopvivisection. Sono dodici gli stati UE che hanno raggiunto la soglia di adesione a questa petizione e a detenere il primato è stata l’Italia con quasi 600.000 firme presentate.
Le parole di quel cartello rappresentano l’esternazione formale di una posizione etica coraggiosa e ammirevole già da tempo adottata dal Consiglio Comunale di La Spezia che, il 31 Gennaio 2011,  ha approvato all’unanimità la mozione 59/2011, che impedisce l’insediamento nel territorio di laboratori e aziende, sia pubblici che privati, che praticano la vivisezione. L’esempio è stato seguito lo scorso 8 Ottobre dal Consiglio Regionale della Liguria che ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna la Giunta ad aggiornare la
normativa regionale, restringendo la possibilità di utilizzare la vivisezione e incentivando il ricorso ai metodi sostitutivi.
E’ anche significativo che la città di La Spezia abbia volutamente scelto il termine “vivisezione” anziché “sperimentazione animale”, che i ricercatori praticanti di questo metodo rivendicano come il solo termine appropriato.  E’ importante ricordare che con la “sperimentazione animale” l’animale non viene ucciso e sezionato ma, per esempio,  subisce scosse elettriche, privazioni, isolamenti totali, irradiazioni, somministrazioni di farmaci in dosi letali, prove di tossicità che portano a convulsioni e vomiti di sangue, induzione di malattie artificiali in forme devastanti. Tutto ciò non rientra nel termine “vivisezione” perché l’animale è vivo (finché resiste) e non sezionato quindi questa differenza di linguaggio fa sentire meno colpevoli i vivisettori. Va anche ricordato che l’uso del bisturi a vivo su un animale non anestetizzato, è vietato dalla nostra legge (Decreto Legislativo 116/92) ma poi riammesso dalla stessa su deroga specifica del Ministero della Salute.
Ho mostrato il cartello a una bambina di dieci anni che conosce la vivisezione e, con l'intuizione e la spontaneità tipiche dell'infanzia, mi ha risposto. “La Spezia è l’anagramma di spaziale ma quest’idea non è mica spaziale. La possono avere tutte le città sulla terra.” Ci vuole una bambina per capire che un’idea concretizzata su atti amministrativi e su innumerevoli cartelli disseminati in giro per l’Europa (ma sarebbe già una gran bella soddisfazione nella sola Italia) farebbe riflettere chi legifera e forse aiuterebbe a capire che è giunta l’ora per una ricerca utile e dignitosa per animali umani e non umani.
Paola Re
Tortona (AL

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