Una Legge Speciale per Spinetta M.go


Pier Luigi Cavalchini Città Futura on-line
Per  l’ACNA di Cengio, per l’ILVAdi Taranto, come per l’ETERNIT a Casale M.to si è provveduto in modo simile per cui non comprendiamo i timori del – peraltro – sempre documentato e preciso Lino Balza di Medicina Democratica, riguardo ad una eventuale (e auspicabile) legge speciale per l’attuale Solvay-Solexis. Una fabbrica, quella di Spinetta Marengo, che ha attraversato quattro o cinque guerre importanti (partendo da quella di Libia) e che è sul territorio  da più di cento anni. Sarebbe oltremodo utile per l’economia locale, e non solo per l’occupazione relativa, che la stessa continuasse ad operare nel Comune di Alessandria, ovviamente con tutte le innovazioni e le garanzie che un impianto di quel genere richiede.  Ma, come si dice, “a parole “ tutti sono bravi …
Lasciandoci un po’ andare, però, potrebbe essere questa la volta buona per aprire una discussione sulle produzioni, non solo Solvay ma anche di Arkema ecc. , che vengono pensate e realizzate in loco. Probabilmente si andrebbe a scoprire che molte di quelle produzioni sono oggi del tutto  obsolete o, comunque, sostituibili con altre a migliore efficienza e minor impatto ambientale. I settori sono conosciuti: centinaia di applicazioni nell’industria chimica, nei materiali tradizionali e di nuova concezione, fino all’aeronautica e all’aerospaziale. Una competenza che Alessandria non vuole perdere e che farà in modo di preservare da condizioni negative (precedenti e, in parte, attuali). Se per quelle “negative” del passato sta facendo giustizia il procedimento in corso, grazie al quale si sono venute a conoscere le vere entità del disastro ambientale che si è andato a stratificare negli anni a poco più di cinque chilometri da piazza Libertà, per quelle “attuali” è ancora aperta la
discussione.
Si deve intanto capire quanto l’impegno di alcune decine di milioni di euro finalizzate alla messa in sicurezza degli impianti e all’avvio di bonifiche interne, andrà effettivamente a modificare un trend di acquiescenza e fatalità che ha intorpidato coscienze ed amministrazioni per troppo tempo. Io stesso fui testimone negli ormai lontani anni Novanta (esattamente nel 1993 e nel 1995) di tabulati contenenti  file di zeri (con zeri dietro e null’altro), senza picchi o segnalazioni di sorta. Tutto in perfetta regola, in occasione delle visite degli amministratori locali (ero infatti consigliere comunale) e , forse meno scontato, degli apparati destinati al controllo degli impianti. Anche solo partendo dagli anni Sessanta dello scorso secolo ci furono morti, anche immediate, feriti, trasporti d’urgenza agli ospedali locali e ai CTO specializzati… ma tutto fluiva in una melassa informe, degna di uno Stato dell’India  più che di una regione italiana. Poi, alla fine, le cose – quelle vere – vennero a galla. E continuano ad uscire fuori connivenze e responsabilità più o meno dirette ma, come detto, di questo si interessa l’organo giudiziario.
Sta, invece, a noi capire quanto effettivamente potrebbe servire uno strumento come quello proposto da Sinistra Ecologia Libertà – che, speriamo, sia supportato ai massimi livelli parlamentari – per ottenere quello che tutti, da tempo, auspicano: impianti efficienti, occupazione, salute, ambiente pulito, produzione aggiornata agli ultimi inidirizzi della “green economy”. Si  dice che l’impianto di Spnetta Marengo sia  “tenuto in piedi” proprio perchè si assume rischi – con produzioni complesse e inquinanti – che altri Stati oggi rifiutano. Ma è un “si dice” che, da solo, dovrebbe far scattare tutti quei meccanismi di rinnovamento e innovazione che il mondo scientifico ha a disposizione. Senza dover trovare la scappatoia di altri Paesi consenzienti  che si assumerebbero il rischio da noi “allontanato”. Questa lotta tra poveri l’abbiamo già vista e vissuta sulla nostra pelle per cui – contestualmente al rinnovo delle lavorazioni – ci dovebbe essere un’attenzione molto forte a che queste lavorazioni pericolose giungano a “fine defnitiva” e non a rilocalizzazione. Una bella gatta da pelare – sicuramente – per il governo di semi-larghe-intese ora al commando ma che su queste “grandi cose” dovrà costruire la sua credibilità… se vorrà averne una.
Quindi ben venga l’intervento legislativo e, facendo conoscere il testo integrale con le critiche di Medicina Democratica, partiamo proprio da questo editoriale per riproporre una questione vera da affrontare in modo serio: coniugare occupazione, innovazione e salvaguardia di ambiente e salute. Altrove è già possible, qui dipende solo da noi.
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Ecco il documento di Mdicina Democratica in formulazione integrale (utile per un avvio di discussione).
“”L’O.D.G. di SEL (Sinistra Ecologia Libertà) sul Polo chimico di Spinetta Marengo non convince nelle conclusioni mentre conferma giudizi condivisibili e dati interessanti. Ad esempio il giudizio sulla classe politica alessandrina :  “  Da parte delle pubbliche amministrazioni ignavia, non volontà di impegnarsi in problemi ambientali al solo profilarsi del ricatto occupazionale da sempre impugnato nel conflitto ambiente-lavoro. Con gli enti preposti ai controlli ambientali apparentemente capaci solo di diffondere messaggi rassicuranti invece che dati scientifici.
 Ad esempio la rivelazione di denunce della Provincia non resepubbliche: “ Le emissioni dai camini della Solvay di componenti fluorurati quali il C2F4, altamente cancerogeno, raggiungono i 10 mcg/m3, più di dieci volte superiori alla soglia di pericolo.
 Ad esempio alcuni dati epidemiologici: ” Impressionanti i risultati che quantificano ciò che i residenti qualitativamente percepivano e denunciavano da anni. Eccessi di rischio di patologie all’apparato cardiovascolare e respiratorio, eccessi di rischio per vari tipi di tumori maligni, fino al 120% per tumori maligni all’apparato digerente e peritoneo.
 Ad esempio il rischio di catastrofe industriale : “  Le produzioni attive ed i componenti impiegati (quali HF, H Cl, F2, C2F4, C4F8, Propilene, Isobutilene, Benzene) classificate in “Tossiche Percettibili”, ”Tossiche non percettibili” e “Infiammabili” lo fanno classificare quale “Sito a Rischio di incidente rilevante”.
Ad esempio il conseguente interrogativo sulla sopravvivenza dello stabilimento Solvay: “E’ tuttora ipotizzabile l’obiettivo della continuità del lavoro in un ambiente risanato?” 
 A questa domanda conclusiva SEL risponde con un NI e propone, come riduzione del rischio, una legge nazionale che dia piùpoteri al Comitato Tecnico Regionale sulla base di un rapporto annuale di valutazione del danno sanitario(VDS) redatto da ARPA e ASL. Noi obiettiamo: Legge nazionale? Campa cavallo… Non sarebbe invece fattibile che ora, da subito, SEL e il suo assessore all’ ambiente Claudio Lombardi si preoccupassero di realizzare, dopo vent’anni dalla proposta, l’Osservatorio ambientale della Fraschetta? Eppoi questa legge nazionale è pur sempre la riproposizione della delega, delega agli Enti, delega all’alto, sempre fallimentare;
mentre l’Osservatorio è non delega, è partecipazione e democrazia, dal basso. Medicina democratica resta sempre disponibile ad un confronto pubblico, da organizzarsi anche con il Movimento5Stelle che sul tema Osservatorio e Piano emergenza ha presentato una Mozione comunale (la comunicazione è di Lino Balza).

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