ASCANIO CELESTINI in "Racconti" - GIOVEDI 5 DICEMBRE @ LABORATORIO SOCIALE
da Alessandria InMovimento e Bendato Stefano, Giovedì 5 dicembre 2013, ore 21.00
ULTIMI 2 GIORNI DI PREVENDITA SABATO 30 NOVEMBRE E DOMENICA 1 DICEMBRE DALLE 16 ALLE 20 AL LABORATORIO SOCIALE IN VIA PIACE 65
PER INFO 349-7729419
I racconti “ Il piccolo paese” di Ascanio Celestini
Tra l’ascolto e il racconto ci sta la scrittura che spesso scivola un po’ da una parte e dall’altra. Certe storie diventano libri e spettacoli pieni di personaggi dove la storia del passato ha spesso un ruolo importante. Altre restano minime e hanno un corpo che le fa assomigliare alla canzonetta. C’è un solo personaggio, al massimo un paio. C’è un meccanismo semplice che si ripete come un ritornello in mezzo alle strofe. A volte c’è un piccolo paese governato dal partito dei corrotti e dal partito dei mafiosi, una volta in quel paese scoppia un’epidemia e vengono interpellati i presidenti della congregazione dei cittadini contro le minoranze razziali, sessuali e ideologiche. In quel piccolo paese il re si mette la corona per nascondere la testa pelata, la multinazionale del chiodo si allea con la multinazionale della fede e a scuola si danno lezioni di
fila indiana.
La maggior parte di queste storie sono passate per la trasmissione “parla con me” di Serena Dandini. Qualcuna proviene dalla tradizione popolare, ma tutte hanno in comune l’improvvisazione. Salgo in scena senza copione e scaletta.
“adesso vado e butto la bomba.
vado al parlamento e butto la bomba.
monto in macchina con la bomba, vado al parlamento e la butto”
così parla uno dei personaggi nei racconti di ascanio. uno che pensa al folle gesto e s’accorge che nel palazzo del potere c’è già un sacco di gente in fila per buttare la bomba. c’è il cittadino che aspetta da sei mesi e l’anarchico che sta lì dal ’48. gli operai delle barricate del ’48 e del ’68, i contadini sporchi di terra, i braccianti che puzzano di cipolla, gli studenti del ’77 e i precari del 2000 le maestre coraggiose e le madri coraggio, le associazioni dei caduti, i partigiani con le bandiere, i militi noti, i militi ignoti, i militi ignobili, i militesenti, i parenti delle vittime, i dirimpettai dei perseguitati, gli officianti dei sacrificati, i terremotati, gli allagati, gli inondati, gli esondati, gli scampati, i trascurati, i dimenticati gli indignati, gli arrabbiati, gli oppressi e gli offesi. c’è la barba dei rivoluzionari che nell’attesa della rivoluzione cresce e intanto evapora la benzina delle molotov.
“e guardo l’anarchico fermo in fondo alla sala.
il primo della fila anche se una fila vera e propria non c’è.
quello più vicino alla porta della presidenza.
neanche lui ha ancora lanciato la bomba,
ma questo non significa che abbia rinunciato,
che ha appeso i cerini al chiodo.
se qualcuno avesse la possibilità di buttarla
sarebbe certamente il primo.
anche io la lancerei,
ma non mi permetto di passargli avanti.
sono un rivoluzionario, mica un maleducato
eppure anche io ho qualcosa in comune con lui e con loro.
abbiamo qualcosa in comune
non so se è l’ideale
o se abbiamo fatto tutti lo stesso sbaglio.
fatto sta che siamo immobili
ognuno nel suo buco.
in un milione di anni
nemmeno la mosca ha imparato a salvarsi dal ragno”
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