Delirio di una novantenne (racconto breve di Davide Morelli)
La vecchietta novantacinquenne non voleva mangiare perché
aveva sentito che c’era la crisi economica in Italia. Le infermiere
cercavano in tutti i modi di convincerla ma lei era ostinata. A suo
modo dava un piccolo contributo per risollevare il Paese. Forse
era stanca di vivere e voleva lasciarsi morire. Forse si sentiva un
peso per gli altri. Forse era persa in un delirio. Forse stava
lottando con i suoi demoni. Ma chi può dirlo? L’universo e non
solo la mente umana in fondo hanno vaste aree di nonsenso. Ma
forse un senso c’era. Quella donna era lì ad insegnarci che
avremmo dovuto digiunare qualche volta in più. Talvolta è
nascosto anche del buonsenso nella follia più assurda. La vecchia
se ne stava tranquilla sotto le lenzuola. Se ne stava rannicchiata
sotto le coperte. Si muoveva poco: il minimo indispensabile. Però
parlava ininterrottamente di giorno ed anche per buona parte
della notte vegliava e sproloquiava. Parlava forse con persone
immaginarie, con i suoi fantasmi psichici. Come si suol dire c’era
probabilmente della logica in quella follia. Probabilmente aveva i
giorni contati e non se ne rendeva minimamente conto. Forse
credeva di essere eterna o pensava che sarebbe resuscitata. Forse
qualcuno pensava che la vecchia non avesse più ragione di
esistere ma chi può dirlo con certezza? Forse i suoi deliri erano
necessari a qualcuno o a qualcosa nel mondo. Il disegno divino è
imperscrutabile. Qualcuno ad ogni modo diceva che non c’era
giustizia e che la vita non è per tutti uguale perché ci sono
ventenni che muoiono e matusalemmi che campano molto oltre
l’età media. Non c’era morte migliore probabilmente per quella
donna. Qualcuno comunque poteva pensare che era meglio
togliere il disturbo prima, ovvero quando era nel pieno possesso
delle proprie facoltà psicofisiche: un infarto o un ictus senza alcun
preavviso. Le parole di quella vecchia avevano suscitato in me dei
pensieri; avevano fatto scaturire degli interrogativi. Le sue parole
vorticavano nella stanza e io le captavo come sempre, ma mi
sfuggiva il loro significato ultimo. Un uomo pragmatico avrebbe
pensato che quella vecchia invalida era un essere inutile. Quindi
non avrebbe posto la benché minima attenzione alle frasi di una
vecchia inutile. Ma io ne ero così sicuro di tutto questo? Pensavo
ad alcuni poeti che consideravano utile anche ciò che era
piacevole. Quelle parole in qualche modo mi piacevano?
Potevano per questo essere considerate poetiche? Oppure forse
mi inquietavano nel profondo? Le infermiere forse non ci
facevano caso perché a differenza di me ne avevano viste di tutte
i colori. Avrebbero potuto raccontare moltissimi aneddoti e
paradossi della mente. Io ero solo un ingenuo, sprovveduto e
occasionale spettatore. Mia nonna divideva la stanza di ospedale
con quella donna. Pochi giorni e sarebbe stata dimessa. Quella
donna sarebbe morta molto vecchia e vicino ai suoi cari. Ma la
sua vita era stata davvero una delle migliori? Era stata molto lunga
certamente, ma era stata anche altrettanto intensa e felice? Quanta
sofferenza aveva vissuto? Quante vicissitudini? Quella donna cosa
intendeva fare? Cosa intendeva dire? Voleva veramente lasciarsi
morire così o era un ultimo tentativo di richiamare l’attenzione?
C’era un senso arcano in tutto questo? Forse c’era un senso
recondito che poteva diventare definitivo. Forse per capire
veramente i discorsi di un ubriaco bisogna essere ubriachi e per
comprendere a pieno i discorsi di un morente bisogna essere
morenti. Con la vita non c’è nulla da fare: forse avrà una sua
logica ma per chi la vive è inspiegabile. La vita è inspiegabile ed
assurda finché c’è la vita. Dopo non so. Forse vita e morte si
intrecciano, si compenetrano sempre, anche se in poche
circostanze ne siamo consapevoli. Così pensavo mentre ascoltavo
il cinguettio degli uccelli e il parlottio dei parenti. Quella donna
era un tarlo della mia mente. Picchiettava quotidianamente il suo
pensiero nella testa. Poi non l’ho più vista. Non sono più tornato
all’ospedale. Forse ha passato un periodo di tempo con il sondino
ed è morta. Sicuramente è morta a questa ora. Lei riposerà in
pace. Mia nonna è morta a ottantanove anni. La crisi economica continua imperterrita.
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