La bufala di Roma - Atalanta


by Paolo Baratto
Dal pomeriggio di domenica, giorno della gara Roma-Atalanta, imperversa sui siti web la foto di una steward, dello stadio Olimpico di Roma, che perquisisce una bambina di tre anni all’entrata;  la gogna mediatica che si è abbattuta sulla ragazza in servizio e su tutta la categoria della sicurezza degli stadi è stata prematura, poiché i fatti sono andati ben diversamente da come descritti da tanti colleghi di ogni tipologia di testata. 
Da “Il Messaggero” a “La Gazzetta dello Sport”, fino a “La Repubblica”, tutti i colleghi si sono affrettati a battere la notizia con titoloni altisonanti che richiamavano al terrorismo. 
La Gazzetta titolava: “Paura Attentati all’Olimpico, perquisiti anche i bambini” e “Olimpico, perquisiti i bimbi. Ecco la paura dopo Parigi”. Il Messaggero si è limitato a rettificare l’iniziale “Bambina perquisita all’Olimpico durante Roma-Atalanta”, aggiungendo “Ma era un gioco”. Infine La Repubblica che ha rimosso il pezzo “Allarme terrorismo, prima di Roma-Atalanta perquisita anche una bambina”. Insomma, tutte testate autorevoli che si sono dimenticate di “controllare la fonte”, una cosa da poco. Interpretare una foto e
cavarci un pezzo sensazionalistico, non è propriamente fare informazione.
La realtà dei fatti è molto più semplice di quanto sembri, la bimba di tre anni con la sua famiglia si reca allo stadio. La steward ed altri suoi colleghi in servizio, secondo le norme di sicurezza degli impianti e le disposizioni anti terrorismo, procedono a perquisire i genitori, sotto la visione delle forze dell’ordine. La bambina per imitare i genitori e sentirsi “come i grandi” chiede “pure a me!”. La steward sta al gioco. 
La notizia sensazionalistica non c’è, quello che c’è è solo accettazione delle norme da parte di due normali utenti dello stadio e un simpatico siparietto. E’ dovuto intervenire il padre della bimba sui social network, per fermare quella che in poche ore, era diventata il simbolo dell’indignazione del web verso gli steward.
Alimentare indignazione verso una categoria di lavoratori pagati qualche decina di euro per molte ore di lavoro, peraltro in un posto come lo stadio Olimpico di Roma a volte molto che in tempo di attentati potrebbe essere preso di mira, lo trovo quantomeno fuori luogo. 
Non è la prima volta che si tenta di screditare il lavoro di ragazzi e ragazze, di tutti gli stadi d’Italia, che con abnegazione ad ogni evento cercano di mantenere l’ordine e soccorrere se necessario i tifosi, in strutture che arrivano a ospitare anche 60mila persone. 
Il monito principale di chi vuole fare il giornalista deve essere sempre quello di verificare la fonte delle informazioni, per evitare di creare situazioni, spiacevoli, per evitare di mettere le persone coinvolte, nella situazione infelice di dover smentire, le eventuali bufale, per le quali sono stati chiamati in causa.
Gli stewart ne escono, alla fine, felici, dopo che per qualche ora il loro lavoro è stato pesantemente criticato, sul web; sarebbe bello ora che le testate giornalistiche nazionali, si prodigassero nello scrivere alcune righe nelle quali chiariscono questo spiacevole equivoco. Con la speranza che non si verifichi più, con la speranza che si impari dagli errori commessi.

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