“Io per le strade di Damasco due anni dopo il rapimento”


by Mario Calabresi
Domenico Quirico è tornato in Siria, due anni dopo la fine del lungo rapimento in quel Paese: 155 giorni in mano agli estremisti islamici. Voleva tornare per vedere, capire e raccontare cos'è rimasto di quella terra. Il suo è sempre un racconto attento, personale, intenso. È entrato in Siria dal Libano: alla frontiera si è trovato davanti a questa scena:
Nel comando delle guardie, lustre divise nere aquile d’oro sulle spalline, quando digitano il mio nome sul computer, compare, sinistramente lampeggiante, una scritta rossa. Gli sguardi dei soldati si fanno di colpo scuri, ostili. Un tonfo sanguigno della memoria, come quando un gesto, un oggetto sommerso nelle alghe del passato, riappare nella sua verità di forme e paura. Lunghe telefonate, poi, provvisorio, cade il tampone liberatore sul passaporto.
Nel Paese ha incontrato il volto di Bashar al-Assad, il presidente sul cui futuro si interrompono regolarmente i dialoghi diplomatici, su ogni lampione: "c’è una costante volontà di riaffermare: siamo qui, non ce ne andremo". Le parole di Quirico vanno lette, tutte d’un fiato.

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