A conoscenza di Maaroufi, un ragazzo dall'identità rubata
La Serie A l’ha vissuta soltanto per una manciata di minuti, lanciato all’83’ di Inter-Livorno, il 25 ottobre 2006, quando aveva soltanto 17 anni. Ibrahim Maaroufi, nato a Bruxelles il 18 gennaio 1989, a Roberto Mancini piaceva: a 10 anni di distanza, il tecnico dell’Inter ricorda ancora il suo carattere aperto e socievole, la sua voglia di emergere, la grinta che metteva ogni giorno, in allenamento, per coronare quel sogno inseguito da tutti i bambini, diventare un calciatore professionista.
Centrocampista duttile, più efficace se schierato dietro le punte ma in grado di ben figurare anche davanti alla difesa, Maaroufi, alla fine, ha collezionato 6 presenze con la maglia dell'Inter, una soltanto in campionato, il resto diviso tra amichevoli e Coppa Italia, dove è stato lanciato anche da titolare contro il Messina: Ha avuto più fortuna con le giovanili: dove ha conquistato uno scudetto con la Primavera giocando assieme a Mario Balotelli e strappato un paio di convocazioni con le nazionali Under-21 di Belgio e Marocco, la nazionalità sportiva definitivamente scelta nell’ottobre del 2007 grazie al doppio passaporto.
Già, e di quel passaporto si sta parlando tantissimo in questi giorni, perché sarebbe stato utilizzato da Khalid El Bakraoui per aggirare un mandato di arresto internazionale, lasciare l’Italia lo scorso settembre e tornare in Belgio: lì, grazie alla falsa identità, è riuscito ad affittare un appartamento a Charleroi, a 60 km a sud di Bruxelles, dove ha dapprima partecipato alla progettazione degli attentati di Parigi, ed è poi intervenuto in prima persona in quelli che, il 22 marzo, hanno devastato la capitale del Belgio, facendosi esplodere nella stazione della metropolitana di Maelbeek.
El Bakraoui e Maaroufi non hanno nulla in comune, se non il quartiere di origine, Schaerbeek, zona che ospita un’importante comunità nordafricana a Bruxelles, e tristemente salita agli onori delle cronache per gli strettissimi legami con i foreign fighters e le operazioni terroristiche dello Stato Islamico. Oggi Maaroufi gioca nella squadra dilettantistica del quartiere e, molto probabilmente, El Bakraoui sapeva chi fosse, anche soltanto per il fatto di aver vissuto per molti anni nello stesso quartiere, ma come sia riuscito a falsificare il documento è ancora ignoto. Nel suo lungo peregrinare da calciatore professionista, con passaggi in Svizzera, Marocco e Iran, Maaroufi ha vestito anche la maglia della Paganese, in LegaPro, nella scorsa stagione. E qui, potrebbe essere accaduto tutto: le indagini sono in corso, anche se Maaroufi ha subito voluto chiarire la sua posizione: “Non ho mai perso un documento. Ho cambiato la carta d’identità qualche anno fa, ma ho riconsegnato la vecchia, dunque non è possibile che mi abbiano rubato i documenti. Ho saputo che stava circolando il mio nome a gennaio, sono andato subito a parlare con la polizia a Bruxelles, ma mi avevano detto che El Bakraoui fosse morto negli attentati di Parigi".
Centrocampista duttile, più efficace se schierato dietro le punte ma in grado di ben figurare anche davanti alla difesa, Maaroufi, alla fine, ha collezionato 6 presenze con la maglia dell'Inter, una soltanto in campionato, il resto diviso tra amichevoli e Coppa Italia, dove è stato lanciato anche da titolare contro il Messina: Ha avuto più fortuna con le giovanili: dove ha conquistato uno scudetto con la Primavera giocando assieme a Mario Balotelli e strappato un paio di convocazioni con le nazionali Under-21 di Belgio e Marocco, la nazionalità sportiva definitivamente scelta nell’ottobre del 2007 grazie al doppio passaporto.
Già, e di quel passaporto si sta parlando tantissimo in questi giorni, perché sarebbe stato utilizzato da Khalid El Bakraoui per aggirare un mandato di arresto internazionale, lasciare l’Italia lo scorso settembre e tornare in Belgio: lì, grazie alla falsa identità, è riuscito ad affittare un appartamento a Charleroi, a 60 km a sud di Bruxelles, dove ha dapprima partecipato alla progettazione degli attentati di Parigi, ed è poi intervenuto in prima persona in quelli che, il 22 marzo, hanno devastato la capitale del Belgio, facendosi esplodere nella stazione della metropolitana di Maelbeek.
El Bakraoui e Maaroufi non hanno nulla in comune, se non il quartiere di origine, Schaerbeek, zona che ospita un’importante comunità nordafricana a Bruxelles, e tristemente salita agli onori delle cronache per gli strettissimi legami con i foreign fighters e le operazioni terroristiche dello Stato Islamico. Oggi Maaroufi gioca nella squadra dilettantistica del quartiere e, molto probabilmente, El Bakraoui sapeva chi fosse, anche soltanto per il fatto di aver vissuto per molti anni nello stesso quartiere, ma come sia riuscito a falsificare il documento è ancora ignoto. Nel suo lungo peregrinare da calciatore professionista, con passaggi in Svizzera, Marocco e Iran, Maaroufi ha vestito anche la maglia della Paganese, in LegaPro, nella scorsa stagione. E qui, potrebbe essere accaduto tutto: le indagini sono in corso, anche se Maaroufi ha subito voluto chiarire la sua posizione: “Non ho mai perso un documento. Ho cambiato la carta d’identità qualche anno fa, ma ho riconsegnato la vecchia, dunque non è possibile che mi abbiano rubato i documenti. Ho saputo che stava circolando il mio nome a gennaio, sono andato subito a parlare con la polizia a Bruxelles, ma mi avevano detto che El Bakraoui fosse morto negli attentati di Parigi".
PAOLO BARATTO
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