Balduzzi all’Huffington Post: “Nessun ok a Stamina nel testo originario del mio decreto”
Renato Balduzzi interviene nuovamente sul caso Stamina con una lettera all'Huffington Post per fare chiarezza e ricordare che il decreto che porta il suo nome, nel testo uscito dal Consiglio dei Ministri, "non prevedeva alcuna sperimentazione dei prodotti Stamina, ma sottoponeva a più severe condizioni la preparazione dei medicinali da sperimentare". Riportiamo di seguito il testo dell'articolo. Ufficio stampa dell'on. Renato Balduzzi
(dall'Huffington Post del 25.04.2014)
Renato Balduzzi risponde ad Huffpost:
"Nessun ok a Stamina nel testo originario del mio decreto"
Il cosiddetto 'decreto Balduzzi' "non prevedeva alcuna sperimentazione dei prodotti Stamina, ma sottoponeva a più severe condizioni la preparazione dei medicinali da sperimentare". Lo spiega l'ex ministro della Salute Renato Balduzzi, in una lettera inviata ad Huffpost, per rispondere al post sul blog di Laura Eduati ("Il mea culpa del ministro Balduzzi sul caso Stamina: quando arriva?"), pubblicato dopo la chiusura delle indagini sul caso della sperimentazione del controverso metodo. "Manca il nome di una persona che ha contribuito politicamente alla truffa - scriveva Eduati - senza entrare poi nelle mire dei giudici (e senza naturalmente trarne vantaggio economico). Si tratta dell'ex ministro Renato Balduzzi, che arrivò a firmare persino un decreto per dare il via libera alla sperimentazione degli intrugli preparati dai collaboratori di Vannoni".
Il ministro replica con questa lettera.
Sulla vicenda di Stamina mi si accusa di aver “contributo politicamente alla truffa” e di aver “firmato perfino un decreto per dare il via libera alla sperimentazione degli intrugli preparati da Vannoni”. È totalmente falso. Quello che è conosciuto come “Decreto Balduzzi”, cioè il testo originario approvato dal Governo Monti, non prevedeva alcuna sperimentazione dei prodotti Stamina, ma sottoponeva a più severe condizioni la preparazione dei medicinali da
sperimentare.
Erano settimane, quelle della prima metà del 2012, dove quasi ogni giorno c’era l’intervento di un giudice, che solo in alcuni casi aveva un supporto tecnico specifico, che autorizzava le cure con il cosiddetto Metodo Stamina, nonostante i divieti di Aifa. Un intervento legislativo per mettere un freno al caos era necessario e in qualità di Ministro della salute me ne sono assunto la responsabilità. In Consiglio dei Ministri ci fu una discussione molto approfondita e ritenemmo nostro dovere intervenire, appunto, per senso di responsabilità. Da una parte prendevamo atto delle ordinanze dei giudici e dall’altro stabilivamo una normativa per evitare il ripetersi di cose di questo genere. In discussione infatti vi era non solo la credibilità del Servizio sanitario nazionale, ma anche il rapporto tra il cittadino e l’ordinamento. Il nostro decreto-legge non legittimava nulla, ma stabiliva che, a certe condizioni, coloro che avevano avuto la possibilità di ricevere questi trattamenti potevano continuare a farlo.
Questo era il senso: mettiamo una normativa a regime che impedisca nuovi casi Stamina per il futuro e intanto non sbattiamo la porta in faccia a chi ha incominciato a farlo, anzi stabiliamo un termine. Il Governo e un Ministro nulla può infatti contro una decisione di un giudice, se non provvedere ad una disciplina più chiara. Abbiamo agito con determinazione e rapidità data l’emergenza conseguente ai tanti interventi dei tribunali, rafforzati da campagne mediatiche che alimentavano speranze nei familiari dei malati. Vigeva l’ordinanza dell’Aifa che inibiva Brescia dal continuare le attività, ma ciò nonostante i tribunali accoglievano le richieste dei malati o dei loro legali. Il decreto è nato per questo motivo, e non prevedeva alcuna sperimentazione.
Nel corso della conversione in legge venne profondamente modificato, per non dire stravolto. Addirittura un emendamento prevedeva di considerare le infusioni di Stamina come se fossero normali sostanze chimiche sottoposte alla normativa delle sostanze chimiche, cioè senza i controlli previsti per i farmaci. Il rischio era di andare verso una totale deregulation.
Il governo ha cercato di opporsi per evitarla e ci sarebbe riuscito con maggior efficacia se il testo del decreto-legge non fosse stato modificato in maniera sostanziale in Parlamento. Se si vuole seriamente intervenire in questa vicenda bisogna ripartire dal testo originario del decreto legge.
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