“Padroni delle nostre vite”, ultimo appuntamento di “Primavera di legalità”
Alessandria: Mercoledì 30 aprile è in programma l’ultimo appuntamento di “Primavera di legalità”, calendario di iniziative che, con la regia della Commissione temporanea e speciale di studio per la promozione della Cultura e della Legalità del Comune di Alessandria, sono state organizzate per sensibilizzare la cittadinanza, i giovani e le scuole.
Al Teatro Parvum di via Mazzini, 85 Ture Magro porterà in scena di “Padroni delle nostre vite”, spettacolo teatrale basato sulla storia vera di Marisa e Pino Masciari, testimone di giustizia e cittadino onorario della Città di Alessandria.
Saranno due le rappresentazioni: una alle 9 riservata alle scuole e, una, con ingresso ad offerta, alle 21.
Al termine dello spettacolo serale, lo stesso Pino Masciari sarà protagonista di un dibattito su giustizia, corresponsabilità e cittadinanza.
“Si tratta di uno spettacolo da vedere e di una testimonianza da ascoltare – sottolinea il presidente della Commissione, Roberto Massaro -. È significativo che quest'appuntamento cada alla vigilia del 1° maggio, Festa dei lavoratori. Pino Masciari, infatti, per difendere la propria impresa edile e i suoi dipendenti dal tentativo della criminalità organizzata di stravolgerne l'attività e di condizionarla non ha esitato a denunciare alla magistratura quanto gli stava accadendo. Per questo, da quasi vent'anni vive con la propria famiglia lontano dalla sua terra e dal suo lavoro. Da oltre un anno è nostro concittadino e con la sua presenza onorerà la serata del 30 Aprile”.
Pino Masciari
Pino Masciari, imprenditore edile calabrese, è stato sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la ’ndrangheta - la criminalità organizzata calabrese - e le sue collusioni politiche.
Pino Masciari intraprese l'attività lavorativa nell'impresa edile del padre rilevandola, nel 1988, alla morte di
quest'ultimo. I suoi problemi iniziarono il giorno in cui decise di non sottostare ulteriormente alle pressioni mafiose dei politici e al racket della 'ndrangheta. La criminalità organizzata, insieme a personaggi di spicco del mondo politico ed istituzionale, cominciò a intralciare le sue imprese di costruzioni edili bloccandone le attività, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove era infiltrata e intralciando i rapporti con le banche con cui egli operava.
Una delle due imprese in suo possesso, la "Masciari Costruzioni", operava nel campo degli appalti pubblici, case popolari, impianti sportivi, scuole, strade, restauri di centri storici, ecc. L'altra impresa, ereditata da suo padre, in cui Masciari svolgeva il ruolo di amministratore, si occupava del settore privato, quindi costruzione di abitazioni civile destinate alla vendita.
Fu suo padre per primo a rivolgersi alle Forze dell'Ordine per riferire le pressioni e le estorsioni che la 'ndrangheta esercitava sulle loro imprese e, di conseguenza, del pericolo a cui era sottoposta la famiglia Masciari. Tuttavia le risposte furono un invito a prestare attenzione prima di esporsi troppo, poiché la denuncia comporta un rischio per la vita.
Nel 1988, alla morte del padre, Pino Masciari si trovò da solo con nove fratelli e per proseguire i suoi lavori egli dovette cedere alle estorsioni, ossia il 3% ai mafiosi e il 6% alla parte collusa con la politica, nonché a numerose imposizioni delle cosche fra cui le assunzioni pilotate, le forniture di materiali e di manodopera, regali di appartamenti ecc. e nell'elargizione di denaro e di lavori pubblici pretese dai politici.
Due anni dopo, nel 1990, Masciari si ribellò alle pretese dei politici e vedendo così le prime ripercussioni sulle sue aziende e ostruzionismi di varia natura.
Nel 1992 Pino Masciari si ribella anche alla 'ndrangheta, subendo gravi ripercussioni in ambito lavorativo e familiare, cominciando ad essere oggetto di furti, incendi, danneggiamenti e minacce. Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei suoi fratelli e gli spararono alle gambe. Pino, che nel frattempo aveva subito numerose perdite economiche, fu costretto da malavitosi a non costituirsi parte civile. Contemporaneamente le banche gli consigliavano di rivolgersi agli usurai per ottenere quella liquidità che gli veniva meno dai mancati pagamenti dei lavori, già realizzati, per i quali egli investiva le proprie risorse.
Nel 1994 Pino licenzia tutti i suoi operai e il 22 novembre incontra il Maresciallo Nazareno Lo Preiato, allora Comandante della Stazione dei Carabinieri di Serra San Bruno. Inizia così a raccontare, seppure a grandi linee, le vicende a cui egli doveva far fronte, vedendosi esprimere, a suo dire, soprattutto rassegnazione per i fatti accaduti. Le sue denunce, tuttavia, sono state consacrate presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro i cui giudici, valutate la vastità dei racconti e dei personaggi accusati, considerato il pericolo grave e imminente a cui Pino e la sua famiglia erano sottoposti, prospettarono l'assoluta necessità di entrare sotto tutela del Servizio Centrale di Protezione. Inizia così la sua collaborazione con la giustizia. Grazie alle sue dichiarazioni vengono arrestati e condannati decine di capi e gregari di importanti famiglie ndranghetiste come i Vallelunga di Serra san bruno, i Sia di Soverato, gli Arena di Isola capo Rizzuto, i Mazzaferro nonché politici e amministratori.
Nell'ottobre dell'anno 1996 il Giudice Patrizia Pasquin dichiara la ditta "Masciari Costruzioni" fallita. A novembre 2006 lo stesso giudice finisce agli arresti domiciliari, a seguito dell'operazione "Dinasty2 - do ut des", con accuse quali corruzione in atti giudiziari, falso e truffa allo stato: vicenda che getta ombre sull'effettivo fallimento dell'impresa "Masciari Costruzioni".
Il 18 ottobre 1997 Masciari viene sottoposto al programma di protezione previsto per i testimoni, poiché esposto a rischio concreto a seguito della decisione di rendere testimonianza all’Autorità giudiziaria in ordine alle richieste estorsive di cui era fatto bersaglio.
Dal giorno in cui Pino ha detto basta alle pressioni mafiose dei politici ed al racket della ‘ndrangheta, la criminalità ha distrutto la sua attività sia nelle opere pubbliche che nei settori privati infiltrandosi e intralciando i rapporti con le banche con cui operava.
Pino Masciari rifiutò di dare il 6% ai politici e il 3% ai mafiosi, ma anche angherie, assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, nonché costruzioni di fabbricati e di uffici senza percepire alcun compenso, regali di appartamenti e acquisto di autovetture.
Pino Masciari con la sua famiglia vive da anni in località protetta, senza alcuna speciale protezione e nessun cambiamento d'identità, senza alcuna possibilità di lavoro né per lui né per Marisa, sua moglie.
Il 31 marzo 2008 viene diffuso un comunicato stampa. A seguito di questo comunicato stampa molti giovani e associazioni si muovono al fine di sostenere ancora di più l'intera famiglia Masciari.
Il 22 Aprile 2013 è stata conferita dal Consiglio Comunale di Alessandria la cittadinanza onoraria a Pino Masciari.
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