CELIO, by Vittorio Zingone

CELIO
Celio perché il cuor non si rassegna a perderti,
non si capacita perché tu abbia potuto fuggir
sittanto lunge, come abbia potuto volgere le spalle
e divisare di non volgerti addietro a rimirar le macerie
lasciate sulla strada su cui a fatica mi trascino innanzi.
Che donan son questi che corrono alieni incontro
con facce feroci che incutono sgomento?
Addio ai sogni, alle illusioni, ai miraggi;
addio alle aurore lumescenti,
alle notti affrescate di grappoli di stelle,
addio ai giardini fioriti, alle delicate fragranze
che vagano sulle vane ali delle brezze;
addio alla vita che senza fiamma volge in acre fumo,
senza certezze va verso la fossa.
E piove oggi, insistentemente piove;
come s'incrociano i lampi,

come brontolano i visceri grigi delle nuvole!
Dov'è finito il sole, il caldo sole?
Ho freddo, ho tanto freddo; brividi di morte
scorrono col sangue nelle vene.
Chi sei tu; perché di te narrar cotanto invano;
perché, miraggio di più propizi tempi,
mi ferisce a morte il cuore?
Sospiri vani che frantumate il petto,
come v'odio!
Chi è lei voi non lo dovete saper né or né mai;
è segreto coltivato nel mio cuore,
un geloso segreto d'inesprimibile, delicato amore,
un gioiello d'inestimabile valore.
A me fa tenerezza allevarla siccome
il più prezioso dei tesori;
per me è il giardino d'Eden,
è l'amara cacciata dal giardino.


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