Maurizio Belpietro: “Tassare i risparmi: c’è puzza di prelievo notturno”

(Maurizio Belpietro per Libero Quotidiano) - Finalmente in Italia c' è qualcosa che cresce e non è l' ego del presidente del Consiglio. A salire sono i risparmi degli italiani, che tra febbraio del 2015 e febbraio del 2016 sono cresciuti del 2,52 per cento. A qualcuno forse la percentuale fornita dal Centro studi di Unimpresa parrà poca cosa. In realtà in valore assoluto significa quasi 40 miliardi di euro. In un anno le famiglie e le imprese hanno messo da parte una somma che supera per dimensioni la manovra con cui nel novembre del 2011 Mario Monti cercò di rassicurare i mercati finanziari. Tanta roba, insomma.
La notizia dovrebbe indurci dunque all' ottimismo: nonostante la crisi e sebbene il Prodotto interno lordo stenti a decollare, non tutti gli italiani sono ridotti sul lastrico. Anche con la pressione fiscale che si mangia i redditi (come segnalato dalla Banca d' Italia, lo scorso anno l' Agenzia delle entrate ha incamerato sei miliardi in più dell' anno precedente e in massima parte non con il recupero dell' evasione fiscale), le famiglie riescono a mettere un po' di soldi nel salvadanaio e questo si può considerare un fatto positivo. Tuttavia c' è un aspetto che non ci piace e che dovrebbe indurre il
governo a qualche seria riflessione. Di che si tratta? Lo spieghiamo subito.
Come detto, che la liquidità di privati e imprese aumenti è un buon segnale, ma ancor meglio per l' economia sarebbe che tutto quel denaro venisse rimesso sul mercato anziché rimanere fermo sui conti correnti.
Sarà per la paura della crisi, sarà per il timore di nuove tasse, ma sta di fatto che i risparmi non vengono usati per acquisti o investimenti, bensì restano congelati nei caveau delle banche. Nonostante spesso le statistiche sui sentimenti degli italiani e delle aziende segnalino un ritorno della fiducia, le persone preferiscono non spendere, attendendo tempi migliori. Ovviamente, ciò significa che i consumi non crescono e se non aumenta la domanda interna non può salire neppure il Pil. In pratica si tratta di un gatto che si morde la coda.
I soldi ci sono ma non vengono usati e a cascata ciò si riflette sull' economia reale, con le aziende che boccheggiano, i lavoratori che stanno peggio e moltissimi giovani che se ne stanno a casa perché una volta finito di studiare nessuno offre loro uno straccio di posto di lavoro.
Il tema dei risparmi delle famiglie, che crescono e però allo stesso tempo non vengono investititi, è dunque un argomento centrale nel dibattito sulla politica economica e si presta a due considerazioni. La prima ovviamente è la più facile ed è come convincere gli italiani a spendere i soldi che hanno messo da parte. Fossimo al governo vieteremmo ai funzionari degli enti che dipendono dal governo di parlare spaventando i consumatori.
Tanto per fare un esempio pratico, imbavaglieremmo Tito Boeri, il quale per dimostrare di essere in vita e di contare qualche cosa, ogni settimana si inventa una misura a carico dei pensionati, i quali ovviamente ormai sono terrorizzati. Analogo divieto dovrebbe essere impartito a tutte le amministrazioni locali, a ministeri e municipalizzate, che - per fare cassa - ogni giorno escogitano qualche cosa, con il risultato di generare insicurezza nelle famiglie e anche nelle imprese.
Tradotto, se si vuole indurre gli italiani a consumare, forse più che metter loro in tasca qualche spicciolo è indispensabile garantirgli che non gliene verranno levati, in modo che possano affrontare il futuro con una discreta tranquillità.
L' altra considerazione poggia su un semplice ragionamento. Ci domandiamo cioè come mai, ad oggi, il governo non abbia inteso mandare messaggi rasserenanti al risparmiatore, ma anzi lasci che ogni giorno funzionari alle sue dirette dipendenze avviino la giostra delle dichiarazioni fino a che famiglie e imprese non siano stordite. Possibile che a Palazzo Chigi nessuno si sia accorto che tutto ciò è controproducente? E dire che Matteo Renzi e i suoi collaboratori passano per gente sveglia, che non ha bisogno di farsi spiegare le cose due volte, ma ciò nonostante fino ad oggi hanno lasciato correre.
La spiegazione a nostro parere può essere una sola e purtroppo niente affatto tranquillizzante. Se il presidente del Consiglio e i suoi non intervengono per rasserenare gli italiani, ma anzi lasciano che per paura si accumulino depositi sui conti correnti, può essere dovuto al fatto che prima o poi intendono approfittarne. Che vogliamo dire?
Semplice: alla fine, dopo aver indebitato il Paese a forza di 80 euro e regalie varie, il governo metterà le mani in tasca agli italiani, colpendo proprio quella liquidità accantonata per paura. 

I fondi di riserva e i risparmi in Italia ammontano a circa 1600 miliardi, una cifretta che se fosse colpita da una tassa del 10 per cento produrrebbe 160 miliardi di entrate in più, una montagna di soldi capace di abbattere e non di poco il debito pubblico. Perciò il nostro sospetto è che Renzi non tranquillizzi gli italiani per la sola ragione che si prepara a spaventarli dopo.

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