Inchiostro fresco chi sono e come sono nati?


Come è nato l’inchiostro fresco? Il giornale in se stesso risale al 1985, quando, a Novi Ligure, in una stagione densa di cambiamenti, quasi al pari dell’attuale, assieme ad Alfonso Gatti, Renato Milano, Igino Moro, Massimo Putzu con l’allora Direttore, Stefano Rizzi, decidemmo di fare sentire la nostra voce in un mondo dove l’opportunismo sembrava essere diventato l’unico partito politico dominante.
In quell’epoca, mi ricordo, appoggiammo la candidatura dell’On. Guido Martino, un repubblicano di specchiata onestà civile ed intellettuale eletto nel collegio “Cuneo – Alessandria – Asti”, ma gli eventi ci schiacciarono senza però vincerci.
In noi allora maturò l’idea che, per concorrere alla crescita democratica della nostra società, occorreva, sia pure nel nostro piccolo, stimolare un nuovo senso della partecipazione politica dal basso a partire in primo luogo dalla cura della libertà di stampa. A nostro modo di vedere occorreva, insomma, creare, per lo meno a livello locale, una nuova “leva” di giornalisti per fare circolare “senza lacci e senza laccioli” le notizie e le opinioni.
Ed ecco l’inchiostro fresco assieme a Don Agnes, il mitico Direttore de “Il Popolo di Novi”, ad organizzare nel 1989 nell’Aula Magna del Collegio San Giorgio di Novi Ligure, il primo corso di giornalismo i cui allievi furono poi premiati dal Direttore de Il Secolo XIX, Gaetano Rizzuto.
Con quelle nostre iniziative cercavamo, tutto sommato, di rendere più delineato il mondo nel quale vivevamo, ma anche in quella stagione fummo vinti dal trasformismo che seguì la caduta del “Muro di Berlino”.
E così nel 1994, per reagire a quella politica diventata un vero e proprio “mercato elettorale”, ci schierammo per
il “maggioritario”, che a noi de l’inchiostro sembrò, in quell’epoca, l’unico rimedio per rendere più trasparente il panorama partitico di allora. Sostenemmo la  candidatura, nel neonato collegio uninominale “Novi – Tortona”, di Riccardo Prete, un altro medico anch’egli – al pari di Guido Martino – dignitoso nel suo impegno politico nelle file del “Patto Segni”.
Ma in quegli anni, dove i partiti “implodendo” cambiavano nome, ma non abitudini, ci sentimmo nuovamente traditi dalle transumanze partitiche che tennero a battesimo quella che poi verrà definita dai politologi “l’infinita transizione italiana”.
Il giornale, sotto la guida di un nuovo direttore, Rino Vaccaro, un profondo studioso di materie giuridiche nonché bibliotecario della Regione Liguria, si trasferì a Genova sia nelle aule universitarie, dove tenne i contatti con gli studenti della Facoltà di Scienze Politiche, sia nella “città politica”, dove si schierò con Adriano Sansa, magistrato e grande firma di “Famiglia cristiana”, sindaco uscente del Capoluogo ligure non più ripresentato nel 1997 dagli apparati partitici genovesi perché non sufficientemente ligio ai “giochi di palazzo”.
Con lui l’inchiostro fresco sostenne l’associazione LiberaMente,  presieduta dallo stesso Sansa, e il Comitato per la Difesa della Costituzione creato da Edoardo Benvenuto, il compianto Preside della Facoltà di Architettura della città, con l’intento di concorrere a far conoscere veramente il dettato costituzionale prima di vederlo modificato.
Gli eventi politici che seguirono, ove assistemmo all’insediamento dei cosiddetti “politici di professione” e al definitivo sfaldarsi della militanza di base, ci indussero, come giornale, a ritagliarci uno spazio pedagogico, sia per documentare quella stagione sia per stimolare un nuovo senso di cittadinanza attiva.
È in questo senso che nel 2001 l’inchiostro fresco seguì tutto l’evolversi del G8 di Genova concorrendo fattivamente alla realizzazione di un libro – diario, “La Gabbia” edito da DPS Genova, per documentare giorno per giorno quanto accadde tra giugno e luglio di quell’anno nel Capoluogo ligure.
Forse anche per la dirompenza di quegli avvenimenti, quasi per trovare una nicchia più accogliente, l’inchiostro fresco si trasferì in una realtà più piccola, come quella di Capriata d’Orba trasformandosi in un giornale dei paesi, per dare voce alle piccole realtà e per stimolarle ad aggregarsi tra loro per organizzare meglio il territorio e per fornire migliori servizi ai cittadini lì residenti.
Ed ecco nascere l’idea di Rondinaria, la città dei pesi, traendo spunto per il nome da un insediamento romano presente nel 52 a.C. in quel di Silvano d’Orba.
“l’inchiostro fresco” con quella sua intuizione anticipò i tempi perché da lì a poco nacquero le Unioni di comuni organicamente disciplinate per razionalizzare il territorio proprio nei termini che ci avevano spinti a promuovere l’idea di Rondinaria.
Attorno al giornale iniziò così un nuovo interesse che lo portò ad espandersi sino a Masone in Valle Stura, per poi valicare gli Appennini verso Arenzano e Cogoleto, e sino a Busalla in Valle Scrivia, giungendo anche a Torriglia e nella Val Trebbia.
Per soddisfare una zona così ampia, “l’inchiostro fresco” dopo aver provato ad aprire sedi periferiche a Masone e a Busalla, senza però trovare i giusti riscontri, ha deciso di aprire una sede centrale a Novi Ligure in via Municipio 20 per essere baricentrico alla sua area di distribuzione che coincide con quella che storicamente va sotto il nome dell’Oltregiogo genovese.
Questa è una zona in grande fermento perché, essendo alle spalle di Genova e cerniera con le regioni del Nord, sarà interessata dalle grandi opere, in primo luogo quella per il Terzo Valico, e poi perché con le nuove tecnologie che iniziano a permettere ad un certo ceto e a certe professioni di svolgere le attività senza spostarsi fisicamente, i paesi come questi avranno un nuovo risveglio e vedranno una nuova urbanizzazione, con tutti i rischi ad essa connessi.
Per tale motivo, anche qui, vi sarà bisogno di fare sentire la voce della gente e l’inchiostro fresco, che nell’attuale veste editoriale trova le sue risorse nella pubblicità intesa quale mezzo democratico di finanziamento trasparente, come al solito sarà disponibile, sia pure con i suoi modesti mezzi, ad onorare questa “consegna”.
Gli interlocutori privilegiati de l’inchiostro fresco saranno gli amministratori locali sia per favorire la comunicazione sia per mettere a confronto le singole realtà, mentre i referenti culturali saranno le associazioni come l’Alto Monferrato, per quanto concerne le tradizioni, gli usi e i costumi locali e l’Accademia Urbense per quanto riguarda la storia di questa zona dell’Oltregiogo.
Un impegno pesante, questo, ma sopportabile perché condiviso con un gruppo di amici sempre più affiatato e determinato che mai, che si è ritrovato sotto le insegne del “Club Fratelli Rosselli” che è l’editore di questo foglio.
Gian Battista Cassulo

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