Chi ci guadagna di più dal taglio dell’Irap?


by Pier Carlo Lava
La notizia riportata dalla cronaca di un importante quotidiano nazionale è di quelle che quasi certamente rafforzeranno la convinzione di chi già pensava che dietro alla linea politica di Renzi ci sia un regista occulto e che comunque merita di essere ripresa non senza qualche ulteriore considerazione.
Come è noto, nella recente conferenza stampa Renzi ha annunciato una serie di provvedimenti che in linea di massima sono condivisibili, anche se per alcuni si dovrà attendere di verificarne gli effetti pratici (resta poi da vedere se supereranno l’esame di Camera e Senato) e fra questi un taglio del 10% dell’Irap per le imprese. 
Questo provvedimento da quanto risulta è stato deciso all’ultimo momento, dato che inizialmente si prevedeva di utilizzare le risorse derivanti da tagli della spesa pubblica e da un aumento del prelievo fiscale sulle rendite finanziarie, esclusivamente per mettere più soldi in tasca, ai lavoratori e su questo punto sorge la prima domanda, chi avrà suggerito l’idea a Renzi? Va tenuto conto che l’Irap è una tassa che colpisce il costo del lavoro perciò i maggiori vantaggi vanno alle società che hanno nell’occupazione il loro maggiore costo di impresa, ma quali sono le imprese che ne trarranno più benefici da questo provvedimento? In tal senso ci sono già delle risposte, infatti prendendo in esame 10 imprese quotate in borsa, alcune delle quali importanti per dimensioni di fatturato, emerge che nella prima posizione di classifica c’è Mondadori la società editoriale controllata dalla Finivest di Berlusconi che ne ricaverà un risparmio sull’utile
pretasse del 20,4%, seguita da Finmeccanica con il 6,7% e nella terza posizione dal Banco Popolare con il 5,3% (i calcoli sono stati fatti dall’ufficio studi della WebSim, divisione di Intermonte)
Se aggiungiamo che il decreto sul contratto a termine contiene una proroga sino a tre anni, con la solita motivazione della flessibilità che dovrebbe dare slancio all’occupazione (sperando invece che non succeda come in passato cioè un aumento della precarietà per i lavoratori e un esclusivo vantaggio per le imprese, ovviamente comprese quelle di Berlusconi) e sopratutto il fatto che la riforma della legge elettorale, l’Italicum (che secondo taluni presenta un profilo di incostituzionalità) recentemente approvata dalla Camera, era stata decisa in un incontro fra Renzi e Berlusconi, ecco che si rafforza la convinzione di chi afferma che dietro la linea politica del nostro Premier ci sia B.
Inoltre va considerato che sin dall’inizio della sua fulminante carriera, il giovane Sindaco Matteo Renzi, che prima riesce a farsi eleggere Segretario del Pd e poi senza perdere tempo, con un azione per taluni discutibile, fa fuori Enrico Letta (che a dire il vero non aveva propriamente dimostrato di avere la stessa capacità di decidere in tempi rapidi come la situazione richiedeva) sono apparse evidenti delle similitudini fra Renzi e Berlusconi.
Forse stiamo parlando di fantapolitica, o forse no, solo il tempo potrà dirlo, ma resta il fatto che Berlusconi, nonostante sia stato esautorato dalla sua carica parlamentare per motivi ampiamente giustificati dai fatti che ha commesso e interdetto dalla Cassazione dai pubblici uffici, c’è da scommetterci che almeno per ora continuerà a contare ancora molto sulla scena politica italiana (alle prossime elezioni se ne accorgerà anche Angelino Alfano), al punto che come ha condizionando le decisioni di Matteo Renzi (che nel frattempo in Europa ha incassato i consensi della Merkel e non solo) continuerà a farlo in seguito. Se poi la dinastia politica Berlusconiana dovesse continuare con la discesa in campo di uno dei suoi eredi, gli amanti di Beautiful Italy nostrana potranno esultare, mentre tutti gli altri italiani dovranno rassegnarsi ad un altro ventennio di passione.

Commenti

Post più popolari