“I Ragazzi che si amano” di Jacques Prévert, commento di Cristina Biolcati

“I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore”
“Les enfants qui s'aiment” è una poesia scritta da Jacques Prévert nel 1946, tratta dalla sua raccolta più famosa “Paroles”. È un testo privo di punteggiatura e rappresenta un calligramma, cioè un componimento poetico concepito per essere guardato e contemplato, oltre che per essere letto. Una sorta di “poesia visuale”. Per spiegare questo concetto, mi vengono in mente le poesie di Natale in cui i versi compongono la figura di un abete. Due ragazzi si baciano mentre si sta facendo buio e la gente che passa, vedendoli, li disapprova. Ma loro non notano nulla, non ci sono per
nessuno, vivono esclusivamente del loro amore. È questa la poesia che esalta l’amore totalizzante dei giovani, che quando si amano sembrano non appartenere più a questo mondo e nessuno più esiste attorno a loro. Tutti possiamo ritrovare echi della nostra adolescenza e riconoscerci in questo sentimento che ci ha visto totalmente presi. I ragazzi che si amano, estraniati dal mondo, si contrappongono ai passanti, avvolti nella loro banale quotidianità. Un amore che acceca e rende unici; che crea un mondo e annulla gli altri; che gli adulti condannano e disapprovano, forse per invidia, perché i giovani hanno ancora il coraggio, che deriva dall'innocenza dei loro anni, di manifestarlo liberamente e di viverlo, questo amore.
Cristina Biolcati
Pubblicato da Rosario 


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