Ne è passata di acqua sotto i ponti ...
by Pier Luigi Cavalchini
Alessandria: Il comunicato ricevuto dal Comune, sinceramente, ci faceva temere più una “scusa non richiesta” che altro… invece ci siamo dovuti ricredere. All’appuntamento delle 9.30 del mattino di lunedì c’erano tutti i principali protagonisti di quella che, da qualcuno, viene considerata la “Telenovela del Ponte Cittadella” o, se preferite, “La difesa di Stalingrado” con finale a rovescio (nel senso che vincono i Tedeschi e abbattono il ponte Cittadella senza contraccolpi di sorta). C’erano l’ing. Condorelli dell’AIPO, i massimi dirigenti del Comune della Protezione Civile Locale (tranne l’ing. Marco Neri), erano presenti in forze consiglieri (di maggioranza e minoranza) con tanto di assessore all’Ambiente a far da anfitrione. La giornata, particolarmente tersa, invitava al dialogo e alla positività. E, sostanzialmente, a questi principi ci si è – correttamente – ispirati. L’invito di avvio, lo ricordiamo, era il seguente:
“Lunedi 27 ottobre alle 9.30 la Commissione Ambiente e Sicurezza del Comune di Alessandria si riunirà nei cantieri di costruzione della chiavica verso il Rio Loreto presso gli argini del fiume Tanaro per verificare sul posto i lavori e le condizioni dei medesimi.
A vent'anni dalla tragica alluvione del 1994 ci sembra doveroso, seguendo peraltro un percorso periodico di verifica che
la Commissione e l'assessorato stanno effettuando da tempo, un incontro proprio sui luoghi interessati per sondare l'effettiva situazione; numerosi sono stati gli interventi, alcuni già terminati, altri in via di ultimazione, necessari, assieme ai piani di emergenza e informazione, per garantire la massima sicurezza in caso emergenza. Durante la visita, presente tra gli altri l'assessore all'ambiente Claudio Lombardi, l'ing Carlo Martino Condorelli, direttore di Aipo (agenzia interregionale per il fiume Po) comunicherà sulla situazione complessiva alessandrina.A vent'anni dalla tragica alluvione del 1994 ci sembra doveroso, seguendo peraltro un percorso periodico di verifica che
Daniele Coloris
Presidente Commissione Consiliare Ambiente
Comune di Alessandria”
E così è stato. C’è stata un primo “rendez vous” presso il parcheggio dell’ex Sanatorio “Borsalino”, per poi andare – a piedi – al punto di incontro fra Rio Loreto e fiume Tanaro. Lì, evidentissime, due o tre cose, meno “dirompenti” – ma comunque presenti – una serie di altre meno evidenti ma sempre sul punto di “esplodere”. Andiamo per ordine.
L’opera si presenta imponente, specie per una città abituata al “minimo” come Alessandria. Una serie di grandi strutture in cemento e ferro con boccaporti e pompe con relativi supporti e collegamenti che dovrebbero assicurare la “liberazione “ del Rio Loreto dalle acque del Tanaro in condizioni di “piena”. Situazione di “emergenza” che ci ritroviamo più o meno una volta all’anno, per cui ben venga questa opera idraulica che, prima di tutto, andrà a salvaguardare abitanti e attività della vicina Osterietta e di tutto il tratto interessato dall’esondazione del Loreto almeno fino alla frazione di San Michele. Fin qui tutto bene…però…(e il “pero’” lo fa balenare un ingegner Lombardi , assessore comunale alessandrino all’Ambiente) quando ricorda che questi interventi si dimostrano necessari in condizioni di dislivello tra il letto del fiume e la golena circostante (in questo caso interessata da un importante via secondaria, il Rio Lovassina, appunto). “Quando c’era meno antropizzazione e il fiume poteva tranquillamente muoversi senza impedimenti o costrizioni di sorta” continua Lombardi “si arrivava ad un equilibrio naturale con la rete idrica vicina; si creavano punti di “deposito” ed altri di “erosione” in piena libertà e, soprattutto con un risultato finale di completa integrazione dei vari corsi d’acqua”. Anche noi propendiamo per questa tesi e confermiamo, infatti, che per il Rio Loreto (e per tanti altri suoi “fratelli”) non è così. Le intrusioni, gli intervalli, le modifiche hanno talmente alterato l’insieme che, ormai, non ci resta che costruire un grande (imponente, dopo averlo visto) sistema di pompaggio dell’eventuale acqua in surplus ricevuta dal fiume principale in piena. Pena l’ennesima situazione di crisi con cantine e case allagate, con campi, raccolti e attività commerciali danneggiati, se non distrutti.
Alla riflessione dell’ing. Claudio Lombardi, non ribatte nessuno, anzi. L’ing. Condorelli, dell’Autorità Interregionale per il Po (ex Magispo) ci ricorda che non si potrà mai avere una sicurezza totale in vicinanza di fiumi di grande portata come il Tanaro. Si può alzare il livello di sicurezza ma di più non si può fare. A questo punto, in mezzo al cantiere, con operai al lavoro, una ventina tra politici e tecnici in “discussione di Commissione “, si è arrivati all’ultima riflessione, la più importante, probabilmente frutto di una delle tante domande fatte dai (molti) giornalisti presenti: “E’ questo il livello massimo di sicurezza che ci possiamo aspettare?”. “Ci poteva essere qualche altro passo, qualche altro intervento che ci avrebbe portato – oggi – ad una maggiore tranquillità?”. Come si può immaginare il livello di attenzione del gruppo si è immediatamente elevato in attesa di qualche “scoppio” (ricordate le “esplosioni” latenti di prima) che avrebbe riportato la dialettica fra le parti nei soliti binari…quelli dell’incomunicabilità. Comunque, il Presidente di Commissione Daniele Coloris e il Consigliere Renzo Penna accennano alla possibilità di intervenire a monte con opportune “aree di laminazione” controllata, passaggio che viene immediatamente ripreso dall’ing. Condorelli: “Certo, sarebbero una soluzione. Ci sono studi in corso e si cerca di limitare l’arrivo in città – in condizioni critiche – di non più di 3.400 metri cubi al secondo, livello per il quale sono stati uniformati tutti gli interventi di contenimento; ciò significherebbe intervenire a monte per circa settanta milioni di metri cubi effettivi di acqua sottratta ad un successivo movimento in alveo. Con costi ancora proibitivi, anche se le opere venissero fatte con fondi in terra e con solo le perimetrali e le porte di flusso in ferro e cemento” . Una questione che verrà ripresa sicuramente in occasione della prossima giornata di studio-commemorazione del 6 novembre 2014 “A vent’anni dall’alluvione” con fior di esperti e comunicazioni di assoluto livello che andranno a rispondere a tutta una serie di dubbi che – nonostante tutto – permangono. Importante – per l’occasione - l’apertura da parte del Comune di Alessandria, alle “altre” tesi scientifiche portate avanti per molto tempo (prima dell’abbattimento del ponte Cittadella) dall’ ing. Luigi D’Alpaos dell’Università di Padova, perito del Tribunale di Alessandria ai tempi della terribile alluvione . Sarà sicuramente interessante ascoltarlo a fianco di autorità di livello come il dott. Puma dell’Autorità di Bacino, rappresentanti di Amministrazioni locali e nazionali, altri professori universitari esperti del ramo e tutta una miriade di rappresentanti e portavoce di associazioni e realtà in qualche modo interessate/toccate dall’emergenza alluvione.
Che gli animi non siano tranquilli e che i reduci “giapponesi” , comunque , continuino a sottolineare le loro opinioni, è un chiaro dato di fatto. Le schermaglie sulla quantità d’acqua effettivamente passata sotto il ponte Cittadella nella mattina del 6 novembre 1994 (con variabili da 3400 a 3800 fino a 4200 metri cubi al secondo) hanno suscitato interesse pure in chi – presente all’incontro del 27 u.s. – allo svolgersi dei fatti frequentava sì e no la Prima Elementare. Interesse prontamente rientrato quando si è avuta, chiara, la percezione che, ormai, a portare avanti i rispettivi pareri erano gli stessi protagonisti di allora ma in un mondo totalmente differente per un milione di motivi. Ora si tratta di vedere se, una volta terminati al meglio i lavori, sarà opportuno iniziare altri passi in vista di un ulteriore aumento della percentuale di sicurezza: dal rimboschimento alle aree di laminazione fino agli incentivi per le rilocalizzazioni. Tutte opportunità di intervento politico strategico prima ancora che tecnico applicativo, tutte iniziative che marcheranno la differenza fra un’amministrazione facilona e dedita allo “stellone” oppure combattiva con i livelli amministrativi superiori refrattari ad ogni visione di insieme, abituati da sempre a gestire le emergenze con elargizioni che – in qualche modo – vanno a monetizzare un rischio che non si vuole diminuire.
Nell’attesa…un ringraziamento agli organizzatori/ideatori della visita-commissione di questa mattina. Sicuramente un buon modo per entrare direttamente a contatto dei problemi e, in questo caso, delle realizzazioni.
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