RACCONTO: RE INVERNO, DI STEFANIA PELLEGRINI
Una piccola fiaba, in tema con il periodo che stiamo vivendo.
Buona lettura.
Re Inverno raggiunse puntuale, come ogni anno, il palazzo dove avrebbe
soggiornato per i successivi tre mesi. Nell'aria, però, mancava il
pungente freddo che spesso aveva accompagnato la sua venuta. I
passerotti cinguettavano allegramente tra i rami degli alberi e il
bosco, circostante il palazzo, aveva mantenuto a tratti, tra le fronde
degli alberi, il rossore cocente della stagione appena trascorsa.
Ad attenderlo trovò ancora i piccoli folletti dell'Autunno, tutti vestiti d'arancio e di giallo, con un simpatico cappellino a punta e il mantello rosso.
Ad attenderlo trovò ancora i piccoli folletti dell'Autunno, tutti vestiti d'arancio e di giallo, con un simpatico cappellino a punta e il mantello rosso.
“Ma come può essere? Si chiese il Re, nessuno ancora sa del mio arrivo?”
“C'è qualcuno qua? Siete tutti spariti?” alzò la voce per farsi sentire, ma dovette ripeterlo più volte prima di essere raggiunto dai suoi spiritelli.
“Dove eravate, briganti?”
“È questa l'accoglienza per il vostro Sire? Cosa sta succedendo, ditemi?”
“C'è qualcuno qua? Siete tutti spariti?” alzò la voce per farsi sentire, ma dovette ripeterlo più volte prima di essere raggiunto dai suoi spiritelli.
“Dove eravate, briganti?”
“È questa l'accoglienza per il vostro Sire? Cosa sta succedendo, ditemi?”
“Vedete Sire, rispose il più grande e coraggioso, l'inquilino del piano
di sopra, mister Vento va raccontando qua e là di aver incontrato una
bella fanciulla sulle dune del deserto e di essersene innamorato. Va e
viene spesso allegramente e purtroppo quando torna, si mette a
corteggiare l'aria che conquistata dai suoi balli, dai suoi racconti, si
scalda. Gli alberi riprendono a germogliare, l'erba a spuntare, ogni
giorno il cielo si presenta azzurro”.
“E noi, mio caro Sire, ci siamo rinchiusi sulla torre più alta del castello, perchè il caldo ci sfinisce.”
“Così non va bene, io che ci sto a fare? Dobbiamo riportare ordine, ripristinare l'equilibrio, altrimenti tutto salta! Avete capito?” - gridò ancora, infuriato.
“Via su, mettevi a lavoro.”
“ Dove sono Brina e Gelo? Su svelti, chiamateli!! “
Poi, convocati i suoi ambasciatori, tre grossi corvi neri, li incaricò di cercare subito il Vento del Nord.
“Portatelo a palazzo a qualunque costo, disse loro, ne va della vostra pelle”.
Passavano i giorni, il re Inverno cominciava a preoccuparsi seriamente. Dei corvi e del Vento del Nord non riceveva notizie e, fuori nel giardino del palazzo, l'erba continuava a spuntare verde e tenera. Una piccola rosa aveva messo fuori la sua testolina rossa su un ramo potato, e il cielo era sempre limpido e azzurro.
Ogni tanto compariva qualche piccola velatura che s'addensava sul bosco, ma con il sopraggiungere del sole si scioglieva. Sebbene Brina fosse piena di buona volontà, e creasse la notte bellissimi merletti bianchi sul muschio e sull'erba appena spuntata, i primi raggi del mattino vanificavano il suo lavoro.
Gelo poi se ne stava ben chiuso tra le segrete del castello e non provava certo a far qualcosa, sarebbe stato inutile.
L'aria pareva soggiogata dagli spiriti del buon umore e dell'allegria, canti e balli andarono avanti per giorni e giorni.
Poi una mattina, una ventina di giorni dalla partenza degli ambasciatori, gli alberi furono scossi da forti raffiche d'aria gelida, mulinelli di foglie andarono a scontrarsi qua e là, in breve il prato del giardino del palazzo fu ricoperto di un bel tappeto ruggine e s'udì in lontananza il gracchiare di corvi.
“E noi, mio caro Sire, ci siamo rinchiusi sulla torre più alta del castello, perchè il caldo ci sfinisce.”
“Così non va bene, io che ci sto a fare? Dobbiamo riportare ordine, ripristinare l'equilibrio, altrimenti tutto salta! Avete capito?” - gridò ancora, infuriato.
“Via su, mettevi a lavoro.”
“ Dove sono Brina e Gelo? Su svelti, chiamateli!! “
Poi, convocati i suoi ambasciatori, tre grossi corvi neri, li incaricò di cercare subito il Vento del Nord.
“Portatelo a palazzo a qualunque costo, disse loro, ne va della vostra pelle”.
Passavano i giorni, il re Inverno cominciava a preoccuparsi seriamente. Dei corvi e del Vento del Nord non riceveva notizie e, fuori nel giardino del palazzo, l'erba continuava a spuntare verde e tenera. Una piccola rosa aveva messo fuori la sua testolina rossa su un ramo potato, e il cielo era sempre limpido e azzurro.
Ogni tanto compariva qualche piccola velatura che s'addensava sul bosco, ma con il sopraggiungere del sole si scioglieva. Sebbene Brina fosse piena di buona volontà, e creasse la notte bellissimi merletti bianchi sul muschio e sull'erba appena spuntata, i primi raggi del mattino vanificavano il suo lavoro.
Gelo poi se ne stava ben chiuso tra le segrete del castello e non provava certo a far qualcosa, sarebbe stato inutile.
L'aria pareva soggiogata dagli spiriti del buon umore e dell'allegria, canti e balli andarono avanti per giorni e giorni.
Poi una mattina, una ventina di giorni dalla partenza degli ambasciatori, gli alberi furono scossi da forti raffiche d'aria gelida, mulinelli di foglie andarono a scontrarsi qua e là, in breve il prato del giardino del palazzo fu ricoperto di un bel tappeto ruggine e s'udì in lontananza il gracchiare di corvi.
Gli scoiattoli svelti si rintanarono
nelle loro tane, i folletti dell'autunno, come per magia, scomparvero
nelle insenature degli alberi. La luce si fece ben presto grigia e al
seguito del nuovo arrivato: il vento del Nord, comparvero nel cielo
grandi masse di nuvoloni neri.
Ma il vento del Sud che non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo territorio, dichiarò guerra all'intruso.
In breve nel bosco si scatenò il putiferio, i due venti presero a scontrarsi a calci e pugni, e fu tale la violenza che le chiome degli alberi, i cespugli, presero ad agitarsi freneticamente, in preda a un fremito convulso. I tronchi scossi da raffiche terribili si piegavano, qualcuno non resistette alla forza prepotente, e finì per schiantarsi al suolo. L'erba più volte schiaffeggiata dai venti finì per prostarsi sul terreno, i passerotti fuggirono spaventati, e gli insetti infilarono lesti le loro testoline nei tronchi.
Giulia chiuse il libro e corse alla finestra, la sera stava sopraggiungendo silenziosa, e l'aria velata pareva vestita di rosa. Tutto faceva pensare che potesse arrivare la neve anche lì e con essa la notte di Natale.
Ma il vento del Sud che non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo territorio, dichiarò guerra all'intruso.
In breve nel bosco si scatenò il putiferio, i due venti presero a scontrarsi a calci e pugni, e fu tale la violenza che le chiome degli alberi, i cespugli, presero ad agitarsi freneticamente, in preda a un fremito convulso. I tronchi scossi da raffiche terribili si piegavano, qualcuno non resistette alla forza prepotente, e finì per schiantarsi al suolo. L'erba più volte schiaffeggiata dai venti finì per prostarsi sul terreno, i passerotti fuggirono spaventati, e gli insetti infilarono lesti le loro testoline nei tronchi.
Il cielo a questo punto cominciò a scaricare acqua e fu il segnale. Il
Vento del Sud capì di aver perso la battaglia e fuggì lontano.
Avvertito, il Re ordinò a Brina di mettere, rapidamente, il vestito suo più bello e di andare a ricevere il signor Vento del Nord.
“Mi raccomando, le disse, sei bella, affascinante, usa tutte le armi di seduzione che conosci.”
Poi passò a dare ordini per il ballo che decise di tenere subito alla sera.
Nel frattempo il Vento del Nord, dopo aver sconfitto il suo avversario entrò, rumorosamente, a palazzo, sbattendo porte, e finestre ma Brina, corsa precipitosamente a riceverlo, riuscì a calmarlo all'istante.
La giovane era affascinante, nessuno le resisteva a lungo.
I suoi occhi azzurri erano così trasparenti da ricordare il colore dell'acquamarina.
Con il candore della pelle, la figurina snella e aggraziata, la voce dolce e sensuale, modulata da delicate movenze, Brina riuscì a conquistare il Vento del Nord che fu subito innamorato perso.
Avvertito, il Re ordinò a Brina di mettere, rapidamente, il vestito suo più bello e di andare a ricevere il signor Vento del Nord.
“Mi raccomando, le disse, sei bella, affascinante, usa tutte le armi di seduzione che conosci.”
Poi passò a dare ordini per il ballo che decise di tenere subito alla sera.
Nel frattempo il Vento del Nord, dopo aver sconfitto il suo avversario entrò, rumorosamente, a palazzo, sbattendo porte, e finestre ma Brina, corsa precipitosamente a riceverlo, riuscì a calmarlo all'istante.
La giovane era affascinante, nessuno le resisteva a lungo.
I suoi occhi azzurri erano così trasparenti da ricordare il colore dell'acquamarina.
Con il candore della pelle, la figurina snella e aggraziata, la voce dolce e sensuale, modulata da delicate movenze, Brina riuscì a conquistare il Vento del Nord che fu subito innamorato perso.
La sera scese presto sul bosco, e nel palazzo si diede il via ai festeggiamenti che andarono avanti tutta la notte.
All'alba gelo e neve, allegri e forse anche un po' brilli, stufi ormai della festa, si allontanarono dalla sala da ballo per raggiungere la grande terrazza del palazzo. Parlavano gesticolando animatamente e presero a passeggiare sui cornicioni, a saltare sulle grondaie. Scesi fino al prato, si fermarono a chiacchierare, un bel momento, sulla fontana del giardino, poi di nuovo ripresero a salire fino ai tegoli del tetto del palazzo e di nuovo a scivolare giù, andarono avanti fino alla comparsa definitiva della luce.
Al mattino nel bosco lo scoiattolo Freddy, il più giovane della combriccola provò a mettere la testolina fuori dalla sua tana, ma pensò bene di rientrare al caldo e di rimettersi a dormire.
Meraviglia delle meraviglie: fuori tanti piccoli batuffoli bianchi stavano scendendo lentamente dal cielo. Non avevano fretta e svolazzavano qua e là, leggeri. Parevano delle vere stelle di cristallo, che ricoprivano il bosco di una candida coltre ovattata .
All'alba gelo e neve, allegri e forse anche un po' brilli, stufi ormai della festa, si allontanarono dalla sala da ballo per raggiungere la grande terrazza del palazzo. Parlavano gesticolando animatamente e presero a passeggiare sui cornicioni, a saltare sulle grondaie. Scesi fino al prato, si fermarono a chiacchierare, un bel momento, sulla fontana del giardino, poi di nuovo ripresero a salire fino ai tegoli del tetto del palazzo e di nuovo a scivolare giù, andarono avanti fino alla comparsa definitiva della luce.
Al mattino nel bosco lo scoiattolo Freddy, il più giovane della combriccola provò a mettere la testolina fuori dalla sua tana, ma pensò bene di rientrare al caldo e di rimettersi a dormire.
Meraviglia delle meraviglie: fuori tanti piccoli batuffoli bianchi stavano scendendo lentamente dal cielo. Non avevano fretta e svolazzavano qua e là, leggeri. Parevano delle vere stelle di cristallo, che ricoprivano il bosco di una candida coltre ovattata .
Epilogo:
Giulia chiuse il libro e corse alla finestra, la sera stava sopraggiungendo silenziosa, e l'aria velata pareva vestita di rosa. Tutto faceva pensare che potesse arrivare la neve anche lì e con essa la notte di Natale.
Stefania Pellegrini©
DIRITTI D'AUTORE Art. 8 della legge.
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