RACCONTO: IL PRESEPE DI ALTRI TEMPI, DI STEFANIA PELLEGRINI
Si avvicinano le feste di Natale, il calendario indica che mancano
quindici giorni al 25 Dicembre, Marisa realizza e, in un'altalena di
emozioni alle quali non vuole trovare il nome, viene colta da
un'improvviso spaesamento. Conosce bene quello stato d'animo, lei sa
cosa significa. Adesso sentirà la ferita bruciare, quella sempre
presente, a volte meno dolente, insomma la ferita viva, che fatica a
cicatrizzare. Ormai quello è lo stato, il clima che la coglie negli
ultimi anni, quando si avvicinano le feste di Natale.
Fino a quel momento Marisa ha ignorato le vetrine luccicanti, il grande
abete luminoso sulla piazza, le prime resse ai grandi magazzini,
continuando a vivere nello squallido grigiore di tutti i giorni. Si
sentiva al sicuro, protetta dalla patina della sua indifferenza, ma
ora... ora eccolo, il riacutizzarsi del vecchio, solito dolore, quello
forte che pare lacerarle con stilettate il cuore.
Lei, l'albero in casa non lo fa più da cinque anni, dal quel giorno in
cui il Natale le ha portato via ciò che aveva di più caro. Da quel
momento si è spenta dentro, lascia che il mondo le giri attorno, senza
più prendervene parte.
Marisa non ha nessuna voglia di festeggiare, le è rimasto così poco, a
volte, come in quei giorni, pensa di non aver più niente.
Si sarebbe affievolito il dolore, sarebbe riuscita a sanare il grigio,
il vuoto, il silenzio laceranti? Forse un giorno. Ha due figli grandi
che le vogliono bene e ce la mettono tutta per farla sentire meno sola,
però vivono ormai fuori casa, e hanno ben la loro vita, a lei, invece,
qualcosa si era rotto dentro per sempre. Come spiegarlo a loro, se a
volte neanche lei riesce a capirsi.
Quant'è che non si guarda allo specchio, per leggersi anche un po' meglio dentro?
Quanto tempo è che non si compra un abito nuovo? Ormai ne ha perso il conto.
Marisa si sente impotente, sa di non poter portare più indietro le
lancette dell'orologio e questo la disorienta, la fa sentire vuota... E
adesso è lì a piangersi addosso, e come ogni anno da quel giorno...
sempre gli stessi pensieri, sempre lo stesso desiderio: saltare le
feste, chiudere gli occhi e risvegliarsi al sette Gennaio.
Invece è costretta a fare i conti con il vecchio sordo dolore che si
presenta alla porta della sua anima. Inutile, Marisa vorrebbe non
aprire, ma non ci riesce, i pensieri si fanno ritornello assillante,
logorante... e lui il prepotente si sveglia e non le dà tregua.
Anche il tempo si è fermato, ogni cosa la riporta ad allora. Gli oggetti
nella casa, alcuni sono ancora lì nella stessa posizione, la faccia
stanca e polverosa, caduti in disuso, un po' come quella soffitta chiusa
che deve decidersi a rassettare, per gettare via un po' di roba e fare
spazio. I figli si sono offerti di aiutarla, più volte, ma Marisa non si
sente pronta e tergiversa sempre.
Fino ad oggi, quando qualcosa in lei le fa trovare la forza e sale in
quel sottotetto che i ragni hanno ormai adottato come casa e la polvere
poggia sovrastando ogni cosa con un pulviscolo grigio e spesso. Sale le
scale e si ferma sulla porta. Aspetta, aspetta che qualcosa in lei le
dica di andare avanti: il silenzio incombe sovrano sovrapponendosi
all'attesa... il cuore non parla... si limita ad ascoltare. Entra!
Quante cose sono state ammassate lì, ogni oggetto potrebbe raccontarle
una storia, di alcuni non ricordava neanche più l'esistenza. Anni e anni
di passato sono poggiati, abbandonati e aspettano solo di essere
ritrovati.
In fondo, in un angolo, riconosce un vecchio bauletto in legno. Che ci
sarà dentro, chissà quando è stato comprato? Probabilmente dopo la
nascita dei ragazzi per riporci i giocattoli, Marisa non ricorda.
Lo apre e prende a rovistare: carte, disegni, un contenitore di matite,
dei piccoli raccoglitori.... Si avvicina un piccolo sgabello e si siede,
poi prende su dei fogli e ne soffia via la polvere. Sono stampati di
piccoli racconti, incuriosita si mette a leggere. Non li ha mai visti in
giro per casa, forse sono di Alba, a lei piaceva molto scrivere quando
andava a scuola...
Una luce prepotente la distrae dal groviglio di ricordi, strana per quel
giorno di Dicembre, penetra dal lucernaio come lamina sottile, intensa e
va a posarsi su un tavolaccio in legno, che entrando non ha notato.
Attratta dal raggio luminoso Marisa si dirige in quella direzione, la
luce cade proprio su una figura di legno scolpita: un piccolo pastore
dai tratti ancora abbozzati. E' un attimo, poi la luce si affievolisce e
si uniforma.
A Luigi piaceva scolpire i personaggi del presepe, ne aveva creati tanti
in quegli anni. A volte li regalava a degli amici, ma i più li teneva
per sé per il grande presepe che ogni anno preparava con grande cura.
Quell'anno, di cinque anni prima, non ne aveva avuto il tempo e tutto
era rimasto lì, abbandonato tra trucioli e scalpelli, proprio come
l'aveva lasciato lui l'ultima volta.
Marisa prende la statuetta, la gira tra le mani, l'odore del legno
sembra essersi assopito dentro, ma è bella, bella nella sua
incompletezza e... prende a ricordare... Ricorda con nostalgia i Natali
ormai lontani al tepore della legna che schioppettava nel caminetto,
l'allegria dei ragazzi intorno al presepe, ogni anno sempre diverso, e
arricchito di nuovi personaggi. Erano belli quei Natali, dal sapore di
una volta, che avevano il potere di farla tornare un po' bambina, e
ricordarle l'odore dei cappelletti in brodo della nonna, le lasagne
gustose della madre e tanta, tanta spensierata allegria.
Si perde in quei ricordi, si lascia trasportare lontano al tempo
dell'infanzia, ai giorni felici. Le immagini acquistano sapore nuovo,
gradevole, di inaspettata riscoperta. Un odore acuto di resina d'abete
fresco sembra avvolgerla in quell'istante... vestire la nostalgia di
luce nuova.
Una dolcezza sale.. un tepore prende a pervaderla tutta, si posa sul cuore.
Chiama i figli. D'improvviso, sente il bisogno di udire quelle voci, di
parlare con loro. Alba non è a lavoro e le risponde subito, un po'
preoccupata, forse le accaduto qualcosa?
“No, le risponde Marisa, domani è sabato... che ne dici se andassimo in
montagna a raccogliere un po' di muschio per il presepe?”
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