LA CASA EDITRICE PERFETTA

Mi sono sempre schierato contro l’editoria a pagamento; ma occorre intendersi bene sul concetto. Lucrare sul lavoro (e sul sogno) di un autore in erba è un’azione spregevole, come ogni altra attività economica rivolta esclusivamente a un guadagno. Specie in quelle imprese che producono cultura, come nel caso di una casa editrice, il fine economico non può essere disgiunto da quello culturale, di ordine morale.
Ma una qualsivoglia azienda che non si proponga un equilibrio tra componenti positivi e negativi di reddito è destinata a estinguersi in breve tempo. Un’impresa può dirsi tale solo in condizioni di durevolezza, se progetta le proprie attività in senso non meramente avventuristico; un’azienda che non sia improntata a economicità è tout court una non-impresa. Magari è un’associazione no profit di volontariato o un ente di beneficenza che pure hanno bisogno di autofinanziarsi e di una certa struttura per poter perseguire i fini sociali. Una casa editrice in forma d’impresa, invero, non è una fabbrica di origine platonico deputata ad assecondare i desideri di tutti senza pensare a se stessa. Al contrario… per poter garantire il fine non economico della trasmissione della cultura deve ragionare in termini economici e di guadagno, come requisito necessario per mantenersi in vita, e perciò investire in modo oculato e lungimirante.

Ritenere o pretendere che l’editore debba prestare professionalmente e gratuitamente le complesse fasi redazionali e promozionali, al solo scopo di rendere appetibile il libro dell’impaziente autore, è fuori da ogni logica e pure da ogni eticità, poiché nessuno può essere obbligato a mettersi a disposizione del padrone di turno. Né ovviamente risulterebbe giustificata la proposta indecente di un autore il quale, credendosi il grande scrittore prossimo Strega, sostenga di non aver bisogno di apporto redazionale. Nel caso, perché costui non opta per il self publishing (che peraltro ha contribuito a svalutare la funzione del lavoro degli operatori editoriali)?
Il lavoro intellettuale di valutazione, editing, correzione di bozze, impaginazione, layout di copertina ed elaborazione di illustrazioni, nonché quello, di tipo organizzativo, relativo alla promozione e alla distribuzione dei libri, volti alla valorizzazione dei testi, sono impegni non indifferenti che presuppongono grosse competenze e soprattutto tempo: in genere la lettura di 15 cartelle richiede un’ora; un’opera di circa 300 pagine richiede perciò circa 20 ore, mettiamo 3 giorni. Se fissiamo a 15 euro l’ora di lavoro, sono 300 euro.
E adesso, senza voler citare gli altri i inevitabili costi, poniamo un interrogativo cruciale: come coprire questi costi? Dove trovare le 300 euro per compensare il valutatore testi?
La risposta più ovvia può essere: dalla vendita del libro, che dipende a sua volta dalle capacità dell’impresa editoriale di porre in essere una buona campagna promozionale e distributiva, ciò che presuppone un team di lavoro… costituito da ufficio stampa, public relation, curatori, recensori… ecc.
C’è un problemino: il valutatore, come tutti gli altri, ha già compiuto la sua prestazione lavorativa e reclama una giusta retribuzione… mentre il libro da vendere non c’è ancora e, pur volendo soprassedere a un’immediata remunerazione dei collaboratori meno esigenti, non si potrà eludere il tipografo, il distributore e… non ultimi… il Fisco e la Previdenza.
E allora, se l’autore esordiente riuscisse a dimostrare di avere un bacino di lettori pronti ad acquistare il suo libro, e fosse possibile prevedere, con buon margine di probabilità, un certo riscontro, in modo da non produrre in perdita, si potrebbe senz’altro “rischiare” e investire su quell’autore; resterebbero fuori tutti quegli autori i quali, pur avendo scritto dei capolavori, non hanno mercato. Ma se costoro intendessero vedere il proprio libro negli scaffali di una libreria e anche online, dovrebbero impegnarsi di più nella fase promozionale del libro e, consapevolmente e senza remore, contribuire all’impresa, anticipando almeno una parte delle spese iniziali. In che modo? Con l’acquisto di un certo numero di copie e il versamento, all’atto della sottoscrizione contrattuale, della relativa somma di denaro.
Ciò metterebbe d’accordo tutti: l’editore, che avrebbe a disposizione del denaro liquido e potrebbe assicurare quei servizi editoriali funzionali alla pubblicazione; l’autore, che avrebbe la possibilità di assaporare le gioie di una pubblicazione, entrando in possesso di una trentina di copie in anteprima assoluta, utili per organizzare qualche presentazioni in autonomia, o più semplicemente per donarne alcune a biblioteche, amici e parenti… dato che la cosa più importante di tutte è la trasmissione della cultura.
Saremmo in presenza di una casa editrice perfetta!



Commenti

Post più popolari