Fornaro Art. 1 - MDP: Legge sui piccoli comuni
FORNARO (Art.1-MDP). Signora Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il disegno di legge in esame ha avuto certamente il pregio di riporre un'attenzione positiva sui piccoli Comuni.
Parlare di piccoli Comuni significa innanzitutto riflettere sul rapporto che c'è nel nostro Paese non solo tra centro e periferia, ma sulla marginalità territoriale e anche sulla nostra storia, le nostre radici profonde e quindi sull'identità italiana che nei Comuni ha avuto un elemento assolutamente fondativo. Bisogna però avere l'onestà intellettuale di ammettere che oggi nell'opinione pubblica si stanno confrontando due visioni opposte quando si parla di piccoli Comuni: da una parte essi sono identificati come un residuato del passato, come degli enti inutili, e di qui l'idea di stabilire con un tratto di penna un minimo di 10.000 abitanti. Un'altra visione vede i piccoli Comuni come presidi di democrazia e sentinelle del territorio. Noi del Gruppo Articolo 1 - Movimento democratico e progressista siamo chiaramente, nettamente e senza dubbio alcuni per la seconda visione, pur con le dovute correzioni, cioè favorendo, dove è possibile, collaborazione e integrazione tra piccoli Comuni.
Pertanto, il disegno di legge in discussione è per noi un passo in avanti nella direzione giusta della valorizzazione anche delle buone pratiche e ce ne sono molte nelle realtà dei piccoli Comuni italiani; tuttavia diciamo con nettezza, anche in presenza del Governo, che il disegno di legge è timido, troppo timido sul fronte delle risorse che si mettono a disposizione.
È poi innegabile che sia in atto a livello mondiale una concentrazione di sviluppo, lavoro e ricchezza a favore dei grandi centri urbani. Questa delle megalopoli è una tendenza in atto ormai da lungo tempo e che si sta accentuando anche nel nostro Paese. La politica deve quindi provare a riequilibrare questo fenomeno anche nell'interesse delle grandi città urbane, che oggi sono certamente un motore di sviluppo, ma hanno bisogno di avere intorno un ambiente e un sistema di autonomie e di Comuni che possa dare e rafforzare proprio l'identità nazionale. Abbiamo bisogno di piccoli Comuni, perché oggi abbiamo di fronte emergenze straordinarie: emergenze idrogeologiche e idriche in numerosi territori del nostro Paese.
Siamo di fronte a fenomeni di cambiamento climatico che impongono di avere proprio un presidio sul territorio che solo e soltanto le realtà dei piccoli comuni possono garantire, in un quadro di efficienza, collaborazione e integrazione che ricordavo prima.
Rimane un non detto di questo disegno di legge che ha l'obiettivo non solo di porre l'attenzione sui piccoli comuni ma anche di provare a costruire politiche attive per il loro rilancio. La questione centrale di chi vive in un piccolo comune (io ho avuto il privilegio di essere sindaco per dieci anni di un Comune di poco più di 2.000 abitanti e ne sono orgogliosamente consigliare comunale dal 1995) da troppi anni sta avvertendo un problema crescente, cioè la necessità che esistano sul territorio servizi che consentano a chi vive nei piccoli comuni di rimanere lì, di non andare via e soprattutto, nella prospettiva del rilancio e dello sviluppo, che consentano a nuove famiglie di insediarsi. Questi servizi si chiamano scuola, trasporti pubblici, sanità, assistenza domiciliare, banda larga, servizi postali: tutti servizi che, in questi anni, hanno visto una compressione, una razionalizzazione, un forte indebolimento della quantità e della qualità dei servizi rimasti a disposizione dei cittadini dei piccoli comuni. Troppo spesso, infatti, anche noi legislatori ci dimentichiamo che negli oltre 5.500 Comuni sotto i 5.000 abitanti, nei piccoli comuni sugli 8.000 Comuni italiani, vivono circa dieci milioni di persone dei 60,5 milioni del totale italiano. La politica, e questo è il segno positivo di questo disegno di legge, deve provare a contrastare la tendenza che ricordavo prima, contrastare il taglio dei servizi, altrimenti noi ci troveremo di fronte ad una nuova frattura territoriale, una frattura sociale tra cittadini di serie A, quelli delle grandi città che hanno i servizi, che hanno la banda larga e che vivono nella modernità, e cittadini di serie B che vivono in piccoli comuni marginali che ancora oggi hanno la banda larga con il doppino telefonico mentre nelle città si ragiona su numeri che sono sideralmente più grandi.
Occorre quindi - e mi avvio alla conclusione - contrastare un fenomeno che esiste, che è dovuto anche all'invecchiamento della popolazione e alla diminuzione della natalità, che ricordo negli ultimi due anni ha avuto un picco in negativo, e occorre, per contrastare lo spopolamento, favorire l'insediamento anche di nuove imprese in una logica di sviluppo sostenibile. Penso all'agricoltura bio e allo sviluppo del turismo. C'è una grande potenzialità nell'Italia dei piccoli comuni che credo debba essere una delle priorità del nostro agire di Governo.
Dunque i piccoli comuni, lo dico con forza in quest'Aula, sono una risorsa e non un peso o un retaggio del passato. Sono una risorsa ambientale, storica e artistica unica che è parte fondamentale dell'identità italiana esattamente come sono parte dell'identità italiana le grandi città del nostro Paese, conosciute in tutto il mondo.
È per queste ragioni che convintamente non abbiamo presentato emendamenti. Non nego che diversi degli emendamenti presentati in Aula fossero ragionevoli e votabili ma c'era un principio che andava rispettato: oggi dovevamo approvare il testo così come ci è arrivato dalla Camera altrimenti per l'ennesima volta, sul finire della legislatura, non si sarebbe avuta una legge sui piccoli Comuni. Quindi, per queste ragioni, il Gruppo di Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista voterà a favore del provvedimento al nostro esame, chiedendo però, lo dico al rappresentante del Governo che ringrazio per la sua presenza, di dare e di provare a dare delle risposte in termini di risorse e di progetti, a cominciare anche della prossima legge di bilancio.
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