Grano: 40 miliardi "bruciati" a causa delle speculazioni

Mentre i prezzi dei prodotti alimentari aumentano su base annua nei campi resta deflazione profonda anche per effetto della speculazione sulla fame che ha bruciato nel mondo quasi 40 miliardi di dollari solo per il grano con le quotazioni internazionali che sono dimezzate in un anno da 5,36 dollari per bushel dello scorso anno a poco più di 3,95 dollari per bushel (27,216 kg), senza alcun beneficio per i consumatori ma con milioni di contadini in ginocchio. 
L'analisi viene dalla Coldiretti in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione della Fao, sulla base degli andamenti al Chicago Board of Trade, punto di riferimento o del mercato delle materie prime agricole a livello internazionale.
“L'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle materie prime come il petrolio, dai metalli preziosi fino a grano, mais e soia”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare i “limiti di un modello di sviluppo intensivo e globalizzato, che ha declassato il cibo a merce di scambio anonima e indifferenziata”.

Manovre finanziarie sul cibo che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi. Nonostante il forte calo dei prezzi alla produzione agricola quelli al consumo rimangono alti con conseguenti difficoltà per i più poveri. Si accumula così un drammatico ritardo nel garantire una giusta alimentazione con ben 57 Paesi su 129 che non hanno raggiunto l’obiettivo di dimezzare la fame entro il 2015, fissato dall’Onu nel 2000, con oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame. 
“Questo è anche il risultato di una grande volatilità dei prezzi influenzata da speculazioni che spesso non hanno nulla a che fare con la reale situazione di mercato, ma che impediscono la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi e alimentano - ha denunciato Moncalvo - il paradosso dell’abbondanza denunciato da Papa Francesco proprio nel suo Messaggio ad Expo”. 
Le speculazioni internazionali sono aggravate a livello nazionale dalle distorsione di filiera con il risultato che, nel giro di un anno, le quotazioni del grano duro destinato alla pasta hanno perso il 43 per cento del valore mentre si registra un calo del 19 per cento del prezzo del grano tenero destinato alla panificazione. Un crack senza precedenti con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, così come la metà del pane in vendita, ma i consumatori non lo possono sapere. 
Gli agricoltori devono vendere oggi ben cinque chili di grano per pagarsi un semplice caffè a causa delle speculazioni sui prezzi che umiliano il lavoro dei campi mettono a rischio la sopravvivenza di trecentomila imprese italiane.  In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. 
L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,8 milioni di tonnellate su una superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari, ma sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste oltre la metà per un totale di 1,2 milioni di tonnellate arrivano dal Canada, con un cereale che arriva nel nostro Paese giù vecchio di un anno, visto in Nordamerica la raccolta avviene in settembre. 
Secondo le stime internazionali nel 2016 si prevede una produzione mondiale di grano di 742,4 milioni di tonnellate, a causa degli incrementi produttivi in India, negli Stati Uniti e nella Federazione Russa, che con tutta probabilità, secondo la Fao, supererà l'Unione Europea diventando il più grande esportatore di grano. La produzione di cereali a livello mondiale nel 2016 dovrebbe salire a 2.569 milioni di tonnellate, con una crescita dell'1,5% rispetto all'anno scorso e sufficiente ad incrementare ulteriormente le scorte esistenti.
Coldiretti Alessandria




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