Torino magica [Il Superstite 197]


di Danilo Arona
Molti anni fa, scrivendo dei misteri e del fascino suggestivo di Acqui Terme, citai il famoso “triangolo magico” Torino – Londra – San Francisco, uno dei tanti riferimenti esoterico-geografici consegnatici da antiche e occulte tradizioni. Vi fu allora chi fece giustamente notare che a “quel” triangolo magico di valenza negativa, perché riferentesi alla magia nera, se ne opponeva un altro di valore contrario, ovvero l’intersezione Torino – Lione – Praga, legata alla cosiddetta magia bianca. Considerazione assai pertinente, perché nella storia torinese, perlomeno nella storia da interpretare, il nero e il bianco sono sempre state due anime che combattono aspramente per affermare se stesse, l’una a discapito dell’altra, così come i due fiumi che incrociano la città (il Po e la Dora Riparia), o come le due linee sincroniche che attraversano Torino, rendendola secondo molti studiosi un luogo geografico come pochi altri al mondo.
Da qui si potrebbe ipotizzare un notevole accostamento con la nostra Alessandria, soprattutto per l’analogia fluviale. Ma, soffermandoci per il momento sulla capitale del Piemonte, occorre ricordare che certe sue caratteristiche magiche sono state avallate dalla presenza più o meno duratura di personaggi come Paracelso, Cagliostro, Casanova e Nostradamus. Per non dire poi di uno dei più illustri torinesi d’origine, quel Gustavo Rol, morto nel ’94, la cui estrema riservatezza ha, di fatto, impedito l’approfondimento di alcune sue straordinarie doti, incontestabili forse persino per quelli del CICAP.
Torino poi abbonda di “punti” magici. Vicino al fiume Po, sui ruderi di un

tempio ritenuto dedicato alla Dea Egizia Iside fu costruita nel 1818, sullo stile del Pantheon, la chiesa dedicata, si noti, non alla Madonna ma alla Gran Madre di Dio. Questo è considerato un punto di massimo interesse esoterico positivo della città ovvero di magia bianca. Degno dell’identico interesse risultano pure le due statue collocate a lato della grande scalinata che rappresentano rispettivamente la Fede e la Religione: quella di sinistra in particolare, la Fede, tiene in mano un calice e con lo sguardo pare indichi la direzione dove il mitico e immateriale Graal dovrebbe essere custodito nella capitale Sabauda. Inoltre, secondo Carlo Promis (1808 – 1862), architetto, archeologo e docente alla scuola di ingegneria di Torino, nella sua “Storia dell’antica Torino” sostiene che vi furono anticamente nella città templi ed edicole sacre o almeno statue dedicate alle divinità di Giove, Pallade, Apollo, Diana, Mercurio, Iside ed Ercole, ipotizzate sotto le fondamenta di alcune chiese.
Altro punto di massima positività sarebbe la zona di Piazza Castello – Piazza e Giardini Reali con la fontana dei Tritoni e delle Nereidi. Le due statue poste all’ingresso della Piazza Reale rappresentano altrettante divinità greche a cavallo: i Dioscuri Castore e Polluce, gli eroi mitologici greci fratelli gemelli, figli di Zeus (il Dio Giove) che simbolicamente rappresenterebbero, pure loro, la luce e le tenebre, poli opposti che permetterebbero al mondo di esistere e che fanno sì che esista la vita perché c’è la morte. Invece la Piazza Statuto con al centro il monumento ai caduti per il traforo del Frejus e un piccolo obelisco dedicato al Beccaria (autore nel 1774 dell’opera geodeta “Gradus Taurinensis”) con alla sommità l’astrolabio, sarebbe punto di massima negatività dovuto anche al fatto che qui anticamente si ubicaca la Val Occisorum, cioè il luogo delle esecuzioni capitali, e, infatti, in questa zona durante lo scavo per la costruzione della
ferrovia fu ritrovata un’antica necropoli. A poca distanza da qui, all’inizio degli anni Ottanta, avvenne la tristemente famosa tragedia del cinema Statuto, dove decine e decine di ragazzi trovarono un’orribile morte, morendo bruciati e asfissiati nell’incendio del locale. Anche in questo caso, vi fu chi ipotizzò un collegamento all’aura nefasta della Val Occisorum e della necropoli dissepolta. Sull’argomento hanno nel corso degli anni dissertato con più o meno pertinenza diversi servizi televisivi.
Non si può infine dimenticare che in alcuni palazzi storici del centro città, aleggerebbero tuttora secondo la fantasia popolare fantasmi di celebri personaggi, particolarmente in Palazzo Reale, Palazzo Barolo e al Museo Egizio. Ma ci si mise pure Papa Giovanni Paolo II che, durante una sua visita di alcuni anni fa, ebbe a dire: “Torino è una città di Santi e di Luce, quindi dove c’è la luce occhieggia anche il demonio”. Se a tutto ciò aggiungiamo che su Torino si sono dispiegate nel 2008 le grandi ali di Pazuzu (il demone alato sumero che invadeva Regan nel famoso film L’esorcista), per effetto della mostra “Suillaku” di Roberto Cuoghi ospitata al Castello di Rivoli, ci troviamo fra le mani un discreto numero di coincidenze “esoteriche” non da poco. Così ha scritto Marcella Beccaria sul catalogo di detta mostra: “Posta all’ingresso, la statua, alta circa 6 metri, è volta verso la piazza antistante il Castello, secondo una posizione che ne ribadisce il luogo di protezione del luogo. Capace di suscitare fastidio, riso, stupore, ammirazione e perplessità, come uno specchio pronto a riflettere ciò che più si teme, il Pazuzu di Cuoghi è aperto a interpretazioni molteplici, nelle quali non si fa fatica a ritrovare le proprie paure e debolezze. Immagine ingigantita della superstizione, tramandata da un popolo che all’apogeo della propria civiltà stava per sprofondare sotto le sabbie eterne della storia, la natura metamorfica di Pazuzu sembra poter incarnare anche l’incertezza che caratterizza il presente, in cui la discesa verso nuovi abissi intende appartenere alla natura del nostro domani.”

Commenti

Post più popolari