L’Officina Elettrica [Un tuffo nel passato]
di Tony Frisina.
Nel corso della nostra consueta passeggiata nella città del secolo passato abbiamo la ventura di imbatterci in una stranissima costruzione dall’aria vagamente in bilico fra un lugubre castello ed un edificio religioso…
Oggi la costruzione raffigurata in questa antichissima cartolina esiste ancora, sebbene interventi edilizi recenti ne abbiano menomato l’austerità e soffocato i volumi originari.
Ma si sa, il progresso è sensibile più alla sostanza che all’apparenza e quindi buona parte dell’edificio è stata atterrata per far posto ad un palazzo condominiale che, coi suoi volumi, pare incombere e nascondere quel che resta della vecchia Officina Elettrica Comunale.
In questa cartolina del 1900 – prodotta dalla Ditta Fotocromo di Milano – la costruzione appena ultimata è visibile in maniera ben dettagliata, così come il muro con cancellata che la proteggeva e delimitava. Del muro perimetrale, quello rivolto verso Spalto Borgoglio, non ricordo la parte in ferro; nel 1960 era in mattoni, messi in opera in maniera da permettere allo sguardo di penetrare oltre il muro.
Ho poca voglia di raccontare le vicissitudini e i dibattiti che portarono questa Città alla decisione di avere la luce elettrica e quindi dico soltanto che in questa Officina si bruciava del carbone per ottenere corrente elettrica. Quella che serviva inizialmente per illuminare poche vie del centro cittadino e forse poco altro.
I miei ricordi personali risalgono agli anni ’60 quando, essendo andato da poco ad abitare al confine con questo isolato, avevo fatto amicizia con un bambino che proprio lì abitava, Franco.
Nipote di uno degli ultimi operai della Officina, nonché custode, il mio amico aveva la possibilità di scorrazzare per tutto l’edificio. Anche io, così, potevo visitare solai, scantinati ed ogni angolo accessibile, oltre alla libertà di poter correre e giocare per il vastissimo antico giardino racchiuso tra le mura perimetrali, che ormai era diventato un bosco.
Per me e per Franco questa piccola selva era una vera e propria giungla; in questo luogo misterioso e magico avevamo costruito addirittura una vera tenda indiana, dove cercare rifugio dal sole e tranquillità, per poter leggere fumetti e per fantasticare indisturbati.
Le avventure del valoroso Capitan Miki e meglio ancora quelle del Grande Blek (il famoso Blek Macigno) continuavano poi nei nostri giochi in quel boschetto che – per la nostra immaginazione – diventava una delle grandi foreste del nord America.
Oggi, se percorriamo l’ultimo tratto di via Lumelli, possiamo vedere le aiuole ed il parcheggio occupare quelli che in
passato erano stati gli spazi della nostra foresta.
Il muro che si vede in cartolina (verso Spalto Borgoglio) e l’altro che segnava il confine con via Lumelli non esistono più.
… Non esiste più neppure quel senso di mistero che regnava sovrano nella nostra immensa foresta; non si possono percepire più gli odori di bosco che alberi e cespugli, cresciuti spontanei per decenni di incuria, emanavano tutt’intorno soprattuttto durante e dopo le piogge.
Chi non ricorda le sensazioni suscitate dalla lettura de La pioggia nel pineto…?
Il progresso ci ha regalato caos, trascuratezza, rumori e cemento…
Lo sviluppo economico ha spazzato via tutto… i suoni e i profumi, i giochi infantili, l’ingenuità di quel tempo e ha portato via anche l’aria lugubre ed austera della vecchia Officina Elettrica, soffocandola tra incombenti ed anonimi palazzi di mattoni e cemento.
Un cavallo furioso in fuga. – Il nostro concittadino, Giulio Cacciandra, tenente di cavalleria, mentre col proprio attendente percorreva in calesse la strada di circonvallazione, il cavallo adombratosi, si dava a pazza fuga rovesciando il legno in un fossato.
Tenente e soldato furono pronti a saltare a terra e non si fecero alcun male. Il cavallo percorse da Spalto Rovereto sino lungo il vialone dei giardini, dove investì una vecchia fruttivendola certa Valle Carlotta la quale riportò ferite fortunatamente lievi.
Il cavallo continuò la sua fuga per piazza Garibaldi e Corso Cento Cannoni dove venne coraggiosamente affrontato e fermato dall’ex vigile municipale Como Pietro.
Tenente e soldato furono pronti a saltare a terra e non si fecero alcun male. Il cavallo percorse da Spalto Rovereto sino lungo il vialone dei giardini, dove investì una vecchia fruttivendola certa Valle Carlotta la quale riportò ferite fortunatamente lievi.
Il cavallo continuò la sua fuga per piazza Garibaldi e Corso Cento Cannoni dove venne coraggiosamente affrontato e fermato dall’ex vigile municipale Como Pietro.
La Lega Liberale – Periodico politico amministrativo della Provincia di Alessandria – Anno XXVII – Numero 27 – Alessandria, Sabato 6 Luglio 1912.
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