Una legge Scelba per l’Europa?


Carlo Baviera
Qualche tempo fa si era aperto un dibattito su questo sito sull’Europa e il suo futuro. La paura di una svolta negativa che sembrava concreta portava tutti a ribadire i motivi che hanno portato i Governi, gli statisti, e buona parte dei cittadini a sognare un futuro unito. Ma i sondaggi davano in crescita le tentazioni di finirla con una costruzione ritenuta burocratica, distante, penalizzante; con una moneta che sembra ingombrante per l’economia; con trattati che limitano l’autonomia degli Stati e il necessario federalismo per una serie di questioni.
A elezioni concluse e a risultati ampiamente commentati, c’è la tentazione di qualche considerazione seppur marginale; perché il voto, secondo me, si presta a valutazioni di segno diverso. La prima è che, pur con la forte richiesta di cambiamento delle politiche fin qui adottate, ha vinto l’Europa e che ora serva più Europa. Hanno ben sintetizzato questa necessità sia Agostino Pietrasanta: “L’euroscetticismo non viene sconfitto dai singoli Stati e dai loro interminabili riti di accordi confederali, ma solo da una vera federazione. A me pare difficile uscirne diversamente: o l’Europa o il caos”; sia Marco Ciani: “L’unica ragionevole via d’uscita sembra una maggiore integrazione. Ma non una
integrazione qualunque: l’integrazione che porta verso uno stato unico, libero, democratico, a suffragio universale. Questa può essere la soluzione. Questo può essere il mattino di cui abbiamo bisogno. In Italia, come in Europa”.
Quindi la volontà di procedere verso la Federazione continentale è stata confermata. Possiamo dire che l’Europa Unita ha vinto, sono stati contenuti gli euroscettici, soprattutto in Italia (finalmente diamo esempi positivi agli altri, torniamo ad essere riferimento per la democrazia europea!), anche se e giustamente (cito sempre Ciani): “l’europeo nel suo complesso ha manifestato con poche, anche se in qualche caso ragguardevoli eccezioni, una forte volontà di cambiamento” , perché di sola austerità si muore. Le medicine vanno prese, gli interventi vanno effettuati (riforme e contenimento del debito), ma senza mandare in coma il malato.
E passiamo alla seconda considerazione su cui intendevo soffermarmi; più con interrogativi che con certezze. Anche in questo caso parto da quanto scritto da Pietrasanta: “Ora il bivio deriva da una semplice constatazione. Per ora le politiche europee sono nelle mani dei singoli Stati e se in uno o più di loro la spinta antieuropeista è forte, anche le maggioranze del Parlamento europeo ne viene condizionata. Questo diventa tanto più vero e preoccupante se oltre alla Francia anche il Regno Unito marca una trascinante vittoria delle forze euroscettiche. E di un partito l’Ukip che, “nato di bel nuovo” sembra superare il Labour e distanziare i Tory; in buona sostanza il fondamento dialettico di una tra le più consolidate tradizioni democratiche del mondo. Siamo alla prova degli egoismi nazionali; paradossalmente, ma anche emblematicamente la più orgogliosa delle nazioni, la Francia, rimane vittima del suo nazionalismo”.
E’ questo che continua a preoccuparmi: se democrazie consolidate, se popoli che riteniamo più democratici e civili di noi mediterranei, sempre soggetti al compromesso, alla corruzione, con poco senso dello Stato e incapaci di darci una regolata, dicevo se questi popoli esemplari hanno sbandate clamorose (secondo me) dal punto di vista democratico e votano partiti non solo e tanto euroscettici ma in alcuni casi neonazisti, razzisti, nazionalisti ad oltranza, di un populismo e qualunquismo che è violento nel modo di essere, come ne sarà contagiata l’Europa che vogliamo costruire?
Anch’io sono convinto che la protesta e la paura la si può vincere con più Europa; ma un’Europa che cambia profondamente le sue politiche sociali, che rafforza le tutele, che fa ripartire produzione e lavoro, che oltre alla libertà di movimento, intrapresa, investimento garantisce i piccoli e medi operatori economici, le produzioni locali.
Insieme a questo, mi chiedo se non ci sia da preservare la sostanza e il metodo democratico. Rischiando l’accusa di essere non democratico, mi chiedo se non si possano mettere al bando partiti pericolosi, non ammettendoli alle elezioni.
Negli anni cinquanta Scelba, seppur ritenuto dalla sinistra un reazionario e un Ministro antisindacale, ebbe il coraggio di far approvare la legge che prese il suo nome contro la ricostituzione del Partito Fascista. Era una misura non democratica? No!
So che le leggi si possono aggirare. Ma il principio resta valido. Perciò mi chiedo se anche in Europa non si debbano mettere al bando movimenti e forze politiche PERICOLOSE per la democrazia. Si può anche essere contro l’Europa e per il ritorno agli stati nazionali di sessanta anni fa. Non mi scandalizza che ci sia chi fa politica con questo obiettivo. Nella Repubblica Italiana abbiamo avuto per anni il Partito Monarchico. La cosa che fa problema è chi, magari con atti o ideologia violenti, vuole spargere nel nostro continente dei disvalori contro la persona, contro le istituzioni democratiche, contro il dialogo civile, contro un sistema di convivenza che deve restare l’humus in cui cresce la vita civile e democratica.
So che la Democrazia è forte per le sue “debolezze”: non è violenta, è aperta, chi Governa deve agire alla luce del sole, ecc. ; però resto convinto che come ad un ladro non è possibile godere di un sistema di libertà per svaligiare banche o abitazioni e che la polizia debba continuamente vigilare (e se del caso prevenire), la stessa cosa debba valere per le forze politiche. Si può permettere a chi va palesemente contro i valori fondanti delle nostre democrazie di agire indisturbato per abbattere la stessa democrazia?
Siamo oggi più rassicurati, rispetto al nostro futuro, dalla composizione del Parlamento Europeo uscita del voto del 25 maggio, rispetto a quella precedente? Io non lo sono.
Ovviamente mi auguro, come tanti amici, che chi avrà responsabilità “di Governo” continentali sappia operare per uno sviluppo integrale (non solo economico, anche se oggi questo è ai primi posti), per recuperare consensi da chi li ha regalati per protesta a gruppi populisti senza ideali significativi.
Nel contempo mi auguro che ci sia anche in Europa uno Scelba che sappia darci una legge contro la costituzione di partiti antidemocratici. O sbaglio?

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