Nel borgo del fantasy: La guerra dei sauri


1

La pattuglia addetta all'esplorazione aerea apparve in lontananza punteggiando appena    un cielo limpido e turchese. 
In modo graduale, le figure mitologiche delle gigantesche creature alate, che componevano il piccolo stormo, si delinearono in tutta la loro bellezza, con un che di inquietante e di fantastico.
Volavano in formazione a “ V”, con le ali che si muovevano in modo sincrono e sembravano accarezzare l’ aria provocando appena un lieve fruscio.
I sette volatili erano guidati da altrettanti guerrieri armati e muniti di corazze e di armi che luccicavano al sole.
A un comando del   cavaliere che precedeva, piegarono virando e puntando decisamente verso terra. La manovra mise in evidenza la spettacolarità del volo e offrì alle persone che assistevano da terra una visione sovrannaturale.
Si trattava di una pattuglia di dragon-sauri in missione esplorativa, capitanata dal comandante in persona: Nehk dei Guerrieri Alati. 
Il comandante era un giovane che apparteneva a una stirpe di uomini temibili e fieri, conosciuti soprattutto perché  pionieri nell'arte di modellare il metallo e piegarlo alle loro esigenze.
Il metallo: una conquista e un’innovazione scientifica in quel mondo ancora così primitivo, il cui segreto era custodito gelosamente nelle caverne in cui venivano forgiate le armi e modellate le armature dei cavalieri e delle loro cavalcature e gli elmi che indossavano per ripararsi dai rigori delle temperature in quota.
Oltre essere a capo della pattuglia, Nehk ricopriva altri incarichi di grande responsabilità essendo stato nominato, per il valore dimostrato e altri meriti personali, comandante delle pattuglie alate e Capo Supremo delle forze di coalizione a difesa dei popoli pacifici.
Una grande responsabilità per un uomo così giovane, ma Nehk aveva dato prova non solo di grande maturità, ma anche di essere un ottimo stratega. Possedeva altresì un forte senso della giustizia e doti di umanità tali, da renderlo un comandante amato e stimato dai suoi subalterni.
I suoi guerrieri, uomini e donne addestrati alla guerra, seguivano Nehk in battaglia con la massima fiducia, fieri di combattere al fianco di quel giovane che precedeva sempre tutti e che, pur sempre senza sottovalutare il pericolo, lo affrontava a viso aperto.

2                                                                       

                                                                        

I dragon-sauri, le creature di cui si servivano le pattuglie nei loro voli di ricognizione, erano una razza magica, che solo i cavalieri  di Nehk, tramite un antico patto tra le due specie, potevano cavalcare.
L’esemplare che il comandante cavalcava quel giorno, era il suo preferito e si chiamava Kildover. Comunicava con il suo cavaliere mentalmente ed era il drago dominante.   Nehk, guidato dall'istinto, aveva scelto l’uovo di drago e, alla nascita del piccolo, tra i due si era subito instaurato un legame che solo la morte avrebbe potuto spezzare. Crescendo Kildover aveva dato prova di essere meritevole di guidare la sua specie e aveva occupato naturalmente il ruolo di capo branco.
L’ esercito a terra era un altro motivo d’ orgoglio per la stirpe di Nehk. I nemici ne temevano l’ avanzata, come del resto paventavano di vedere solcare il cielo dalle ali dei dragon-sauri e le armi dei loro cavalieri.
Il giovane comandante si era premurato di scegliere personalmente sia gli uomini che gli animali e aveva affidato a Gorn, suo fidatissimo luogotenente e amico d’ infanzia, il comando delle truppe a terra.  
La strategia di Nehk e di Gorn si era rivelata vincente in più di un’ occasione. L’assalto contro le file nemiche partiva con l’ inarrestabile gruppo di carri armati di sfondamento,  composto dagli enormi  stegosauri, una specie di pachiderma dalla caratteristica corazza granitica, composta da grandi scaglie appuntite, che venivano lanciate contro il nemico, con una contrazione particolare della loro muscolatura dorsale. E mentre il nemico era impegnato a difendersi su tutti i fronti, calava l’ attacco dal cielo dei Guerrieri Alati.
Spesso e volentieri Nehk si liberava dagli impegni onerosi dovuti alla sua carica    e si alzava in volo in sella a Kildover.
Quel giorno prese il comando della pattuglia in avanscoperta, che precedeva il grosso della tribù al raduno.
Il giovane non conosceva altra sensazione più appagante come quella che provava quando volava con Kildover e il dragon-sauro sembrava condividere la stessa emozione. Piaceva a entrambi immergersi nella maestosità del silenzio assoluto o ascoltare il sibilo del vento mentre arruffava le penne del destriero celeste, e, nel caso di Nehk, sentire sulla pelle la sferzante carezza della brezza.
La velocità lo esaltava, e le picchiate e le virate improvvise del drago, gli facevano salire l’ adrenalina alle stelle.
Sono felice di volare con te, Kil! Il giovane comandante espresse con il pensiero, al gigante alato, l’ entusiasmo che provava.
E io sono felice di volare con te, ragazzo!   fu la risposta altrettanto sincera del dragon-sauro. Nehk sorrise: solo a Kildover era concesso rivolgersi al capo supremo con tanta familiarità.
« Non esiste nulla di più eccitante nella vita che sorvolare il mondo!» esclamò, mentre gli occhi gli lacrimavano a causa della brezza e della velocità.
Questa volta fu Kildover a ghignare divertito: Hai ragione! Niente di più esaltante!
Nehk lasciò vagare lo sguardo sul territorio sottostante.
Il loro compito era quello di individuare l’ubicazione più favorevole per un accampamento. La vicinanza d’una sorgente d’acqua, e una cinta di rocce, erano considerati elementi essenziali e avevano condizionato la scelta finale.
La radura che era stata scelta era vasta, ma forse sarebbe stata appena sufficiente a ospitare le decine e decine di tribù messosi in viaggio per il raduno dei popoli. 
Si trattava di un evento che accadeva ogni quattro cicli completi delle costellazioni.   In quelle occasioni si stringevano le più strategiche alleanze, avvenivano scambi di mercanzie di ogni genere, e si officiavano le grandi celebrazioni. Era allora che si combinavano i più importanti matrimoni tra i membri delle varie tribù.
L’occasione era straordinaria e si trasformava sempre in un’unica, grande festa che coinvolgeva tutti, compresi anziani e bambini.
Prima di atterrare Nehk scrutò attentamente il cielo e la vallata sottostante. Era il suo primo raduno nelle vesti di Capo Supremo e ci teneva che tutto filasse liscio.
Il tempo era splendido e avrebbe mantenuto per qualche giorno, almeno, secondo le previsioni dello sciamano del villaggio. Inoltre, ai limiti della radura contrassegnata da una cinta naturale di rocce, che il guerriero valutò ottima per la difesa in caso di attacco, scorreva un torrente dalle acque cristalline che doveva essere pescoso. E infine, particolare molto importante, la selvaggina sembrava numerosa.
Nehk sorrise: non era affatto superstizioso, ma quel suo primo raduno nasceva sotto l’auspicio d’una buona stella, ed espresse la sua convinzione al gigante alato:
 « Credo che questo sarà un ottimo raduno, Kil! Cosa ne dici?»
Il drago si concesse qualche istante prima di rispondere, lasciando vagare lo sguardo su tutta la radura.
I presupposti ci sono tutti! comunicò infine e a Nehk parve di rilevare un pizzico di mistero nella risposta della creatura. Tuttavia, per tirare le somme dobbiamo attendere la fine della manifestazione.
« Mi è parso di avvertire una lieve preoccupazione nella tua risposta. C’è qualcosa che t’impensierisce, forse?»
Il drago volse il lungo collo e guardò diritto negli occhi del giovane guerriero:
In realtà sono solo vaghe sensazioni, o forse un eccesso di cautela. Comunque, concluse saggiamente, né le une né l’ altra hanno mai causato del male ma, al contrario, a volte seguire gli istinti non può che portare del bene. Non trovi?
Nehk sbuffò un po’ spazientito. Kildover amava fare il misterioso e, a volte, si divertiva a mettere alla prova l’ intuito del suo cavaliere. In genere Nehk stava al gioco, ma in quel momento trovò molto irritante quel comportamento. Il drago percepì la sua contrarietà, ma insistette: 
Fossi in te, mio giovane capo, non sottovaluterei il minimo particolare in questa missione, sentenziò con aria un po’ sostenuta e mettendo fine alla discussione.
“ Kildover non cambierà mai!” pensò Nehk, mentre dava un’ ultima occhiata in basso e dimenticando che il drago percepiva ogni suo pensiero.
Sotto di loro si stendeva un immenso assembramento di persone. Volavano ancora a una considerevole altezza e la gente, indaffarata nelle proprie incombenze, appariva delle dimensioni di tante formiche.
Il giovane comandante si rivolse agli altri membri della pattuglia: « Per oggi il nostro compito è terminato. Possiamo tornare a terra.»
Nehk serrò un po’ di più le cosce bloccate dall'imbracatura di sicurezza, facendo intendere con dolcezza al drago, la volontà del cambio di direzione.
Kildover, quale creatura fiera che era, si risentì: Non era il caso, ragazzoConosco il mio dovere! gli comunicò seccato, ma piegò comunque le ali in una lieve cabrata iniziando la discesa.
I due formavano una coppia straordinaria e sorvolarono il campo sotto gli occhi sbalorditi di migliaia di persone. La comparsa dei giganti alati e dei loro cavalieri suscitava sempre immenso stupore. L’ovazione che la folla riservò alla pattuglia colmò d’ orgoglio l’ animo dei guerrieri alati.
“ Nonostante il brutto carattere del mio drago, la missione è stata portata a termine con successo.” pensò Nehk mentre atterravano.
Kildover sbuffò, ma poi si posò dolcemente e senza scossoni sul terreno.

3

                                                               



Kim arrivò al raduno al seguito della sua tribù soprannominata “ Guaritori Eccelsi.”
Era una bella ragazza coi lunghi capelli neri che le scendevano sulle spalle e grandi occhi languidi.  Aveva imparato  a sfruttare le proprietà curative e balsamiche di  una infinità di erbe diverse seguendo gli insegnamenti della zia, custode dei segreti della medicina. L’ anziana donna era la Grande Sharez (Sciamano) del villaggio e Kim un giorno ne sarebbe stata l’ erede. Il compito della zia era insegnarle tutto ciò che era a sua conoscenza, tramandandole i segreti di quell'arte antica.
Per essere accettata nel clan delle guaritrici, Kim aveva dovuto superare una selezione accuratissima e una concorrenza agguerrita da parte delle altre candidate.
Aveva imparato molto dalla Sharez, e mentre si addentrava nell'accampamento mostrava con fierezza i suoi strumenti.   Portava a tracolla una sacca di caribù contenente erbe lenitive e radici di ogni sorta, mentre appesi suoi fianchi, oltre al coltello e l’ ascia per la difesa personale, pendevano strumenti che potevano servirle  in caso dovesse intervenire chirurgicamente. Difatti, possedeva tra gli altri, anche il dono di una mano delicata e ferma, dote essenziale per un buon chirurgo.
Al collo portava una collana a cui erano appesi i vari amuleti che servivano a completare i suoi interventi con riti magici. Un altro sacchetto, sempre di pelle di caribù, conteneva le erbe curative; semi di papaveri, lauro, mandragola, bacche di ginepro, ortica e cicuta.
Entrati nell'immenso accampamento, la ragazza si prestò a montare le grandi tende comuni di pelli di caribù.
Kim era già stata promessa al figlio di un capotribù, che l’ aveva chiesta in sposa appena nata.
Ed era proprio al raduno che, i genitori di entrambi i giovani, avevano deciso di farli incontrare e solo allora avevano avvertito la figlia che sul finire del raduno ci sarebbe stata la cerimonia della Sacra Unione.
Mentre aiutava a preparare l’ accampamento, Kim era insolitamente taciturna e la zia si accorse della malinconia della nipote:
« Che hai ragazza? Perché quel viso scuro? Quella del matrimonio è un’occasione che tutte le donne della tua età attendono con impazienza. Perché non sei felice?» 
La domanda della Sharez la riscosse dai suoi cupi pensieri.
Si era sempre confidata con l’ anziana donna, avendo trovato in lei non solo una guida e un’ insegnante, ma anche una confidente, un’ amica della quale ci si poteva fidare. Kim abbassò il capo in segno di rispetto, prima di rispondere in tono mite:
« Grande Madre, tu sai che accetterò il volere dei miei genitori, come del resto ho sempre fatto. Tuttavia, ritengo che quello non sia il compagno adatto a me.»
La Sharez ne osservò il viso delicato e dall'incarnato perfetto. Sorrise. Provava grande affetto per quella giovane che aveva cresciuto ed educato come una figlia e sapeva che quel matrimonio era la sola cosa giusta per lei.
« Ragazza mia, sono sicura che imparerai ad apprezzare quel guerriero per le sue doti di grande coraggio e lealtà. È un buon giovane ed è destinato a diventare un grande capo. Vedrai, sarai felice con lui.»
La saggia donna sapeva che le sue parole non sarebbero servite ad alleviare la tristezza e a spazzare i dubbi dalla mente della sua allieva, tuttavia, la conosceva abbastanza per intuire che ben presto si sarebbe rassegnata, sottomettendosi al volere dei genitori e andando incontro al suo destino.
Non poteva essere altrimenti. Le leggi vigenti in quella tribù non consentivano a una giovane donna di rifiutare il suo sposo. Ribellarsi avrebbe significato rompere una promessa avvenuta solennemente, recando una grande offesa non solo alla famiglia dello sposo, ma anche a tutti i componenti dei due villaggi. La trasgressione alle regole comportava una punizione esemplare per la ribelle.
Kim si era di nuovo lasciata andare nei suoi cupi pensieri e venne sorpresa bruscamente dallo spostamento d’aria provocato dalle ali del dragon-sauro.
Poco prima, aveva assistito stupita al passaggio delle mitiche figure nel cielo ammirando l’ardimento dei cavalieri che le cavalcavano. Le aveva seguite con lo sguardo finché erano rimaste distinguibili ed erano divenute piccolissimi punti nel cielo.   E in quel momento assistette al loro atterraggio nell'ampio piazzale riservato alle manovre.
Quello che più attirò la sua attenzione fu la figura aitante del giovane capo che guidava con piglio e autorevolezza il piccolo stormo. Aveva sentito parlare del Comandante Supremo e sapeva che la maggior parte delle ragazze in età da marito spasimavano per lui, tuttavia non aveva mai creduto che il giovane potesse essere così affascinante. 
Kim si trovava a pochi passi e poteva distinguere alla perfezione i bei lineamenti virili che risaltavano incorniciati nell'elmetto da volo e il fisico muscoloso fasciato nella corazza metallica.
La ragazza non si era accorta di essersi soffermata oltre il dovuto a guardare.
Era così intenta che alla fine attrasse lei stessa l’ attenzione del guerriero. Un guizzo di curiosità e d’ interesse balenò negli occhi di Nehk, mentre fili invisibili di attrazione reciproca si tesero tra i due incatenandone gli sguardi.
“ Chi sarà mai questa divina creatura?” pensò Nehk, accarezzando con lo sguardo il viso grazioso e la figuretta esile di lei.
La ragazza arrossì e volse la sua attenzione altrove, ma Nehk trovò ancora più incantevole quella sua timidezza.
La voce di Kildover risuonò improvvisa e perentoria nella mente del ragazzo, strappandolo dalla malia in cui pareva caduto.
Non ti lasciare incantare da quegli occhi da cerbiatta, non è il momento! Sai che dobbiamo sbrigarci! Tra poco arriverà la nostra gente!
Il giovane si distolse a malincuore.
« Come sempre hai ragione, mio saggio amico. Andiamo dunque!» rispose, dando un’ultima occhiata alla ragazza tutta presa dall'allestimento della tenda.  
Nehk diede ordini ai suoi uomini di provvedere a sgombrare la radura.
Con l’aiuto dei dragon-sauri e degli stegosauri, il grande spiazzo fu liberato e preparato per accogliere il resto della tribù che recava con sé le tende e tutto ciò che era necessario a una lunga sosta.
                                                                                      


4

Kim, a sua volta, resasi conto di aver attirato l’attenzione del giovane guerriero, aveva sentito le guance avvampare per un’emozione sconosciuta.  E mentre il suo cuore accelerava i battiti, aveva distolto lo sguardo da quella figura ammaliante.
Ma il ricordo del cavaliere l’ avrebbe ossessionata per tutto il giorno.
Uno dei compiti dell’aspirante guaritrice era di seguire la sua insegnante alla ricerca di erbe e fiori freschi da disseccare e rendere utilizzabili per lo svolgimento del loro lavoro. Così, resosi conto che le scorte stavano esaurendosi, Kim e la Sharez si diressero verso le colline   che facevano da corona all'accampamento.   Mentre procedevano l’anziana donna spiegava all'allieva le proprietà terapeutiche di alcune delle varietà di fiore:
« Vedi questo fiore giallo? È conosciuto come “ Dente di leone” e possiede proprietà depurative e disintossicanti. Gli infusi ottenuti con questa pianta giovano allo stomaco, al fegato e ai reni.»
« Lo ricorderò, Grande Madre.» rispose distrattamente, mentre raccoglieva una buona quantità della pianta appena descritta.
« Bene. Proseguiamo. Desidero mostrarti un albero la cui linfa possiede una proprietà straordinaria. Il suo nome è salice bianco. Lo riconosci per le foglie bislunghe e per le inflorescenze spigate. Lenisce i dolori in genere ed è anche ottimo per scacciare la febbre. Questa pianta è un dono mandato dagli dei.»
La Sharez s’interruppe. Quel giorno la ragazza le pareva molto distratta e l’anziana supponeva fosse perché il matrimonio era ormai vicino.
Ma i pensieri di Kim erano ancora rivolti al cavaliere e la voce della donna le giungeva come da molto lontano. Il silenzio si prolungò tanto che, sentendosi osservata, la ragazza volse uno sguardo interrogativo verso la sua insegnante.
La Sharez iniziò a rimproverarla per la sua distrazione e forse, il tono della sua voce si alzò fino a coprire ogni altro rumore intorno. Così le due donne non si accorsero di essere spiate e del pericolo incombente, fino al momento in cui vennero aggredite.
Il manipolo di aggressori apparteneva alla tribù degli Uht ed erano comandati da un guerriero dall'aspetto imponente. Kim riconobbe tra i guerrieri un giovane pretendente dai modi fastidiosi e insistenti. Gli sembrava di ricordare che si chiamasse Mheret e, oltre a possedere una stazza importante, aveva anche la fama di essere un vero piantagrane e di non curarsi delle regole e delle leggi vigenti nei villaggi.

                                                                 


Il lampo di cupidigia che balenò nello sguardo del giovane appena furono abbastanza vicini, le provocò un brivido lungo la schiena e il sospetto che fosse proprio lei l’oggetto del suo desiderio si rafforzò, lasciandola sconcertata.
Kim era già stata promessa e l’unico modo per qualcun altro di averla in sposa era di rapirla e disonorarla. Solo così la famiglia della giovane poteva rompere una sacra promessa.
Appena percepì il rischio a cui andava incontro, Kim si sentì invadere l’animo dalla ribellione e reagì di conseguenza:
« State indietro, Grande Madre!» esclamò, frapponendosi tra l’anziana parente e gli aggressori e, impugnando velocemente il coltello che teneva appeso sui fianchi, lo interpellò con disprezzo:
« Ho sempre pensato che tu fossi un tipo da evitare, Mheret, ma non avrei mai creduto che fossi un vigliacco. Dimmi, cosa vuoi da noi?»
Un ghigno malvagio si stampò sul volto del guerriero: «Dalla vecchia non voglio proprio nulla. Lei non ha niente da offrirmi, tu invece, ragazza mia» disse, avvolgendola in uno sguardo lascivo « sei come un fiore profumato, pronto per essere raccolto.»
« Sei pazzo, Mheret!» intervenne la Sharez « Sai benissimo che mia nipote è già stata promessa. Lasciaci andare in pace e vedremo di dimenticare questo tuo colpo di testa.»
Mheret sogghignò: «Le tue sono parole al vento, donna!», quindi avanzò minacciosamente, cercando di scansare la più giovane per aggredire la sciamano.
Kim si sentì afferrare e strattonare con violenza, eppure oppose la massima resistenza. Ma il guerriero era molto più forte ed era supportato da tre compagni che, in quel momento, la bloccarono, impedendole la difesa dell’ anziana.
« Stai commettendo un sacrilegio, Mheret! Sai benissimo che la Grande Sharez è intoccabile! Metti fine a questa follia se vuoi sfuggire alle conseguenze.»
« A me non importa niente di lei. Voglio soltanto evitare che s’intrometta e che si faccia del male.»
Ma quelle parole non servirono a rassicurare la giovane perché il guerriero spintonò brutalmente la donna più anziana, che arretrò, barcollando.
« Lasciala, Mheret, se non vuoi che ti colpisca!» minacciò Kim, per qualche secondo sgusciata via dalla presa dei due complici e brandendo con forza il coltello, che non erano riusciti a strappargli e che ora puntava contro l’aggressore.
Lui la fulminò con lo sguardo e sogghignando le sibilò: « Metti via quel coltello, se non vuoi che faccia del male a questa vecchia.» terminò, afferrando l’anziana brutalmente e avviluppandone la testa nell'avambraccio.
Kim si sentì gelare il sangue nelle vene: Mheret aveva già iniziato a stringere la morsa intorno al collo della zia, tanto, che dopo pochi secondi, il volto rugoso della donna aveva iniziato a illividirsi per la mancanza di ossigeno.
« Lasciala, ti prego!» esclamò, lasciando cadere il coltello e guardandosi attorno, nella speranza di trovare qualcuno che potesse aiutarle. Purtroppo, i dintorni sembravano deserti e se anche avesse urlato, probabilmente nessuno l’ avrebbe sentita.
Per il momento, prendere tempo sembrava la cosa più saggia da fare, si disse e, inoltre, sussisteva la speranza che la loro prolungata assenza dall'accampamento avrebbe contribuito a far sorgere dubbi e forse sarebbe stata inviata qualche pattuglia alla loro ricerca.
« Lasciala. Farò tutto quello che vuoi!» ribadì Kim, evitando lo sguardo sbarrato della zia, che forse non approvava quella sua estrema arrendevolezza.
« Saggia decisione, ragazza!» ringhiò lui, mollando la presa sul collo dell’ anziana.
La Sharez tossì e si piegò in due per lo sforzo di respirare e Kim tentò di soccorrerla, ma venne subito strattonata e trattenuta con forza da due complici del guerriero.
Ripreso il controllo della situazione, Mheret sbraitò nuovi ordini:
« Legate la ragazza e fate fuori la vecchia!»
Kim inorridì: « No! Non puoi farlo!» urlò, dimenandosi con tutte le sue forze e tentando di liberarsi dalla stretta, ma i due non le cedettero un millimetro e riuscirono a legarla.  Poi, sotto il suo sguardo stralunato dall'orrore, uno dei due infierì sull'anziana piantandole la lama del coltello nel ventre. Appena un sibilo fuoriuscì dalla bocca della ferita, simile al verso di un uccellino nel nido, poi il corpo dell’ anziana si afflosciò per terra come un otre ormai vuoto.
Con l’animo oppresso dall'angoscia e dalla disperazione, Kim venne trascinata via dal luogo della tragedia.  
continua...                                                                    
                                                                                  



               


                                                                                                   















Racconto pubblicato sul sito Scrivere


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