LA DONNA DELLA METRO, DI STEFANIA PELLEGRINI
Sedeva - nella carrozza metro
quasi deserta
di una Parigi grigia ancora assonnata,
una figura
coperta di maglioni.
La pelle marezzata d'un volto paonazzo,
riccioli grigi
sotto lo scialle nero,
gli occhi spiriti d'una luce arcana.
Ai piedi sacchi di plastica neri
di tutto ciò che possedeva.
La donna,
un grissino tra le dita
con piacere eccelso
gustava divertita.
Farfugliava all'aria suoni indistinti
in un ammiccare sostenuto,
forse in cerca d'attenzione.
Chissà dove la portava la mente...
le mie incertezze minavano pensieri,
non sapevo guardarla,
gli occhi velati di disagio
giravano altrove.
Avrei voluto andare
sottrarmi all'attimo sofferente
che s'annodava muto.
Ma non lo feci.
A Île de la Cité la mia fermata.
Un vento freddo, la magia
della luce tra i riflessi dei palazzi,
l'indifferenza frettolosa delle persone
mi portò altrove.
Ma la donna
aveva scritto un verso amaro
che si fissò come spina sul cuore.
Stefania Pellegrini ©
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