Cittadella di Alessandria. Alla prova dei fatti


Pier Luigi Cavalchini Città Futura on-line
Un Marcello Ferralasco così lapidario e prescrittivo non ce lo ricordavamo. Avevamo presente il tecnico prestato alla politica che, da consigliere di minoranza, partecipava ad alcune occasioni di cambiamento di questa città troppo presto dimenticate, che osservava ed interveniva, con moderazione, solo dopo aver ben ponderato le varie soluzioni. Un Ferralasco molto riflessivo e poco disposto alla precipitazione da “condizione emergenziale”.
A mo’ di esempio si ricordi che è stato lui a proporre e congegnare le soluzioni innovative (ancora oggi rilevanti) che hanno fatto del re-styling di Viale Milite Ignoto un piccolo gioiello. Un occhio alla possibilità di respirare per la terra (giustamente si sono utilizzate delle griglie aperte), un occhio alle radici degli alberi , quasi  pensando ad una qualche interazione fra vivente e non vivente, tra pietra e mondo vegetale - animale. Sua, con altri,  l’ideazione di un selciato adatto alle particolari caratteristiche del quartiere Roboretum, quello di Piazza Santa Maria di Castello, per intenderci. In quel caso, e siamo sempre a metà degli anni Novanta dello scorso secolo, si è operato in modo egregio riproponendo diversi tratti a porfido e qualcuno con le vecchie pietre di Luserna che fanno tanto “Alessandria d’na vota”. Un’idea, quella, che si è un po’ persa col tempo, che era da contnuare con l’applicazione stringente del “piano colore” alle varie ristrutturazioni fiorite in area centrale in questi anni e che avrebbe dovuto, soprattutto, ispirare la vocazione a “Settecento-Ottocento” dell’area centrale. Una città finalmente con un’anima ritrovata, con le sue strade, le sue botteghe, i suoi cancelli, i suoi marciapiedi a raso, i suoi balconi in ferro battuto… il suo ponte.
Già, il suo ponte… conclusione valida fino all’agosto del  2010, ora totalmente fuori  luogo. Il ponte di collegamento alla
Cittadella non c’è più e chissà quando comparirà l’arco ultramoderno del “Meier”. Opera, per inciso, non discussa in Consiglio Comunale, non presentata per tempo ai capigruppo di allora, data in pasto al pubblico solo a termine iter, dopo doverosa visita a New York presso lo studio dell’architetto definito, non a caso, “archistar”.
Oggi ritroviamo il prode Marcello alle prese con nuove opportunità, passi amministrativi obbligati che definiranno nel bene e nel male la presente Giunta. Ci  aspettiamo grandi cose sul Piano Integrato di Sviluppo Urbano, soprattutto ci  aspettiamo  una doverosa apertura ai desiderata di un’intera città. Come pure attendiamo proposte concrete e aperture di qualità sul futuro della Cittadella di Alessandria, grande opera militare del 1728 che tutto il mondo ci invidia. Vediamo se, alla prova, il nostro Marcello terrà fede alla credibilità accumulata nel tempo.
Le sue parole, al momento,  sono chiare:
“Lo strumento operativo (bando-tipo "integrato") indicato del Demanio mi pare più confacente ad immobili con valore a scala puntuale (la dimora storica con parco, il palazzotto d'epoca) che ad un immobile da considerarsi a scala urbana (ed oltre)".
"E' dunque indispensabile - conclude Ferralasco - che al tavolo di lavoro per la stesura del bando a cui parteciperà il Comune di Alessandria giungano richieste ed osservazioni  puntuali e rigorose. E' un lavoro che deve fare la Città nel suo insieme, per il tramite delle istituzioni, delle Associazioni, di tutti coloro che vorranno contribuire. La Cittadella è patrimonio della Città e l'Amministrazione si mette a disposizione per favorire la più ampia condivisione".”
E visto che si chiedono “richieste puntuali e rigorose” a queste ci atteniamo…Con un accorato appello ai nostri “venticinque lettori” di farci pervenire al più presto mail, lettere, segnalazioni – nella forma e nelle modalità preferite – onde tener fede alla richiesta di ricevere suggerimenti “puntuali e rigorosi”. Noi cerchiamo di esserlo sempre, il Marcello che abbiamo conosciuto lo era di sicuro… Ora, attendiamo conferme.

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