Calma piatta, Dario Fornaro

Qui Alessandria ● Dario Fornaro
Il bollettino del mare (politico) alessandrino segnala da diverse settimane “calma piatta”. Forse non era del tutto prevedibile questa condizione post-elettorale, ma ,del resto, anche la campagna elettorale si era svolta con toni e modi insolitamente contenuti – salvo qualche sporadico eccesso tosto rientrato – specie da parte di quelle forze o movimenti che in genere amano accreditarsi come polemisti implacabili.
Certo che qualche domanda o riflessione comincia a circolare su questa inedita congiuntura, minimalista, o addirittura continuista, che sembra coinvolgere, almeno pro-tempore, tanto i neo-promossi che i rimandati. Non sarà questo un passaggio esaltante, ma certo non saremo noi a rimpiangere gli esordi stralunati di certi sindaci e certe giunte che si dedicarono subito, con grande strepito e spirito di rivalsa, a sradicare o seppellire (“trumpisti” ante litteram?) progetti e politiche degli immediati predecessori (tié!).
Uno spazio di studio della situazione e di acclimatamento amministrativo è ovviamente concepibile e concedibile, purchè non travalichi quella che convenzionalmente viene detta  “luna di miele” – tre mesi, cento giorni.. – con la pubblica opinione. Poi la gente, e i problemi dietro l’angolo, aspettano con una certa impazienza che il governo locale riprenda in mano, in termini operativi o almeno programmatici, i temi rimasti in sospeso e quelli, ahimè, sopraggiunti di sorpresa.

E’ in questa fase che si può cominciare a verificare il tasso di innovazione- e di trasparenza – promesso nelle grida elettorali, ovvero l’attitudine conservativa a lucidare e rilucidare le consuete argenterie della casa comune (tipo: Alessandria città del commercio e della street economy –  il resto si accomodi in piccionaia).
Niente elenco pedante, in questa sede, di problemi alessandrini che attendono un segnale politico di “presa in carico” da parte del nuovo governo cittadino. Segnale “politico” nel senso che non fa parte di alcuna procedura di “consegne”, ma serve ( o servirebbe) a non lasciare interamente alla  tecnostruttura comunale l’onore – e l’onere – di far seguito ad un certo tipo di impegni d’alto rango già assunti, o in via di perfezionamento, al momento del cambio al vertice. Non tanto per marcare qualche eventuale discontinuità di vedute e prospettive, ma per assumere una presa d’atto, di evidente valore simbolico, del prosieguo operativo dei progetti già in carico al Comune.
Sembra di poter esemplificare con la già vissuta  e confusa fase di interregno relativa al Ponte Meier, allorché la cittadinanza non poté capire se ci fosse ancora un margine di riconsiderazione del progetto “adottato”, oppure se il procedimento decisionale fosse già perfezionato e  protetto dalle – non meglio precisate, ma date per esorbitanti – penali contrattuali. Seguì poi l’inizio dei lavori     e il problema della “condivisione politica” tra predecessori e successori disparve sotto il segno di un  prudente silenzio-assenso.
Senza eccedere in analogie – e per quel poco che la cronaca e la propaganda elettorale hanno tramandato nei mesi scorsi – non sembra dubitabile che sul tappeto dell’attualità rimanga – più o meno defilata a seconda della temperie politica – la questione del teleriscaldamento allargato a tutta la città. Una “cosetta” da 100 milioni di euro (200 miliardi di vecchie lire) che rappresenterebbe – costi per l’alluvione del ’94 a parte – il maggiore impegno (tecnico-economico-gestionale) apparso finora all’orizzonte di questa città.  Sarebbe quantomeno opportuno, e debitamente  trasparente, venire a capo dello stato d’avanzamento politico-decisionale del progetto prima di poterlo dedurre, più o meno pacificati, dalle prime ruspe in azione sul terreno.
Di queste questioni importanti ma, come dire? “carsiche”, che compaiono e scompaiono sulla scena politica, a caso o sotto l’egida di accorte regie, se ne contano diverse.
E poi ci sono le “Passeggiate Sisto”, le “Via Dossena”  e via con le cronache di giornata: tutti problemi con una loro consistenza e spesso con un sentore polemico annesso che aguzza l’interesse. Tutti degni di discussione. Salvo tener d’occhio, di norma, anche l’ordine di grandezza degli interessi pubblici coinvolti.












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