Momenti poetici: “A mio padre”, di Alfonso Gatto, analisi di Elvio Bombonato
Momenti poetici: “A mio padre”, di Alfonso Gatto, analisi di Elvio Bombonato
A MIO PADRE
Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
Com’è bella la notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno. Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgente a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.
ALFONSO GATTO, ‘Il capo sulle neve’ 1947.
Due strofe di 9 endecasillabi piani ciascuna, prive di rime. Gli incipit ottativi di entrambe le strofe ‘Se mi tornassi questa sera accanto’ e ‘Mi basterebbe che tu fossi vivo’ immergono subito il lettore nel ricordo; Gatto vorrebbe che il padre fosse ancora vivo, per risentire la sua voce, che diceva ai figli: “Com’è bella la notte e com’è buona/ ad amarci così con l’aria in piena/ fin dentro il sonno”.
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