Uno sguardo sulla pandemia e l’idea di staccarsi dall’Italia al Teatro Festival di Messina

https://parcodeinebrodi.blogspot.com/2021/07/uno-sguardo-sulla-pandemia-e-lidea-di.html

La follia umana, uno sguardo sulla pandemia e l’idea di staccarsi dall’Italia nei tre spettacoli della prossima settimana del Cortile Teatro Festival di Messina. Lunedì 29 Filippo Luna ci porterà nel mondo, incantato ma non troppo, dell’Orlando Furioso; martedì 27 Simone Corso partirà dal racconto di Edgar Allan Poe per raccontare i “riti” di una pandemia; giovedì 29 e venerdì 30 la compagnia toscana CapoTrave proporrà la storia di un referendum particolare.

Messina, 23/07/2021 - Sono tre gli spettacoli in cartellone nella prossima settimana del Cortile Teatro Festival di Messina, edizione del decennale. Si comincerà lunedì 26 con “Astolfo sulla Luna”, scritto e interpretato da Filippo Luna, liberamente tratto dal canto XXXIV dell’Orlando Furioso e prodotto da Nutrimenti terrestri (Museo regionale di Messina);

il giorno dopo andrà in scena “Liberamente ispirato a La maschera della morte rossa

di E. Poe” di e con Simone Corso (Cortile Calapaj – D’Alcontres); infine il 29 e il 30

luglio sarà la volta di ”Povera Patria” della molto attesa compagnia toscana

CapoTrave (Area Iris).

“Astolfo sulla Luna”, come spiega l’attore palermitano Filippo Luna (che il pubblico

messinese ricorda bene per la sua eccellente interpretazione di “Le mille blu” di

Salvatore Rizzo, e che stavolta si cimenta in prima persona con un “testo sacro”

della nostra letteratura), «è un puro divertissement tra parole e musica che racconta

il viaggio di Astolfo, una parabola incredibilmente attuale che riporta al mondo così

come lo vediamo e viviamo oggi, un mondo che è solo il frutto della nostra perdita di

senno, della nostra follia». Musiche eseguite dal vivo alla fisarmonica da Virginia

Maiorana.

Simone Corso, giovane e già pluripremiato attore, autore e regista messinese,

introduce così il suo spettacolo: «Il racconto di Poe, pubblicato nel maggio del 1842,

narra di come il principe protagonista della vicenda passi le sue giornate di

quarantena rinchiuso dentro la sua dimora, attorniato da parenti e cortigiani,

organizzando feste in maschera e banchetti, mentre fuori dalle mura il mondo è

funestato dalla pandemia da Morte Rossa». E aggiunge: «Le pandemie sono la

normalità. Ci sono sempre state, sempre ce ne saranno. In molte città d’Italia c’è una

via del Lazzaretto, reliquia di tempi che ci paiono lontanissimi, di un mondo ormai

perduto». Vi ricorda qualcosa?

“Piccola patria”, è ambientata nel nostro presente, in una cittadina di provincia non

specificata, dove si sta per svolgere un referendum che decreterà l’eventuale

autonomia dall’Italia. La vicenda si sviluppa su tre giorni: il giorno antecedente, il

giorno stesso e quello successivo al voto. Nella stesura drammaturgica gli autori

Lucia Franchi e Luca Ricci si sono ispirati alla vicenda storica della Repubblica di

Cospaia, situata tra la Toscana e l’Umbria: un lembo di terra lungo 2 km e largo 500

metri che fu Repubblica indipendente dal 1440 al 1826, a causa di un errore di

tracciamento dei confini da parte dei geografi della Repubblica di Firenze e dello

Stato Pontificio. Lo spettacolo propone una riflessione su un fenomeno del nostro

tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di dare risposte

alle reali necessità dei cittadini. Gli interpreti sono Simone Faloppa, Gabriele Paolocà

e Gioia Salvatori.

 

Commenti

Post più popolari