Racconti: “LE AMICHE SONO DELLE VIPERE”, Rosa Cozzi

 

LE AMICHE SONO DELLE VIPERE”, Rosa Cozzi

Buongiorno !...

Avere un tesoro nelle tasche, e perderlo per strada,

é regalarlo a chi segue i tuoi passi !!!…

“ LE AMICHE SONO DELLE VIPERE” 

Ci siamo ritrovati, e parlati a lungo al telefono, dopo molto tempo.

Con semplici e corti messaggi tentavamo di ritrovare l’amicizia perduta.

Ero enormemente felice, che potevamo di nuovo scherzare.

Anche se il nostro dialogo era limitato, ero alle stelle.

Da quando abbiamo quasi bisticciato , e tu ti sei allontanato piano piano,io per orgoglio ho avvilito il nostro rapporto di  cattiverie gratuite, e per ripicca ho evitato per un lungo periodo di rispondere ai tuoi sporadici messaggi.

Non so cosa mi abbia spinto a portare i nostri discorsi su questo argomento, che era diventato tabù. Stavo attenta a non urtarti con domande stupide. 

E poi la curiosità, il demone della gelosia che mi rodeva dentro come un ferro caldo hanno preso il sopravvento, e volutamente ti ho provocato. Volevo farti dire quelle parole bandite dai nostri discorsi.

Volevo sapere se avevi un’altra, il bisogno di scavare nelle tue giornate passate lontano da me, se ti vedevi con qualche ragazza, se avevo amato un altro corpo, se ti eri abbandonato all’estasi di un’altro amore.

Ma tu hai sviato il discorso, hai fatto finta di non aver sentito, dicendomi di non provocarti con domande personali.

Ma ancora, non contenta della tua reazione, ho rincarato la dose.E io ti ho chiesto che effetto ti avrebbe fatto sapere : che avevo incontrato un’altro, e sapere che ci avevo passato dei momenti intimi e intensi.

Al momento non mi hai risposto, e poi mi hai detto che non ci credevi, ma che ero libera di fare quello che volevo. E ad ogni parola che pronunciavi  morivo dentro.

Con quella tua voce che adoravo,mi hai chiesto “ cosa vuoi da me “ ?…

Ed io che avevo la gola chiusa, volevo dirti ti amo , urlarti che eri la mia vita e imprimere sulla tua pelle le parole che non potevo più farti sentire , quelle parole bandite dai nostri  discorsi. Eseguivo un copione in ogni commento,in ogni intonazione,in ogni risata forzata.

Ma erano li che spingevano e violentavano la mia bocca ad aprirsi e a pronunciarle. Stavo strangolandomi con le parole più belle che si possano  appassionatamente sussurrare alla persona amata.

Sapevo che dovevo restare al mio posto, che non potevo più pretendere le tue attenzioni,i tuoi sussurri, le tue carezze,anche se anelavo il tuo corpo , sono rimasta in silenzio. Facendo buon viso a cattivo gioco, ti ho chiesto di  dirmi cosa ti passava nel pensiero,scherzosamente ti ho detto “ dimmi tutto, se non mi dici nulla come faccio a provocarti?.

E tu seccamente : “ non mi passa niente”,  e io rincaro la dose, “ hai il vuoto completo? “e tu “ esatto non passa più niente “.

Per alleggerire il discorso replico “ sorbole !!!, vuoi dire che ti si é prosciugato il cervello?. E il demone ribussa , e mi fa pronunciare “ allora non senti più niente per me?, dimmelo chiaramente, non andrò a suicidarmi “!…

E tu indifferente pronunci “ cosa devo sentire per te? dimmelo tu!.” 

Ecco la mia sentenza di morte, io che tremavo e morivo ad ogni tua parola , io che volevo gridarti tutto il desiderio di te, volevo sfiorarti, e sentirti ancora urlare e gemere di piacere.

Ti ho chiesto se era rimasta almeno una briciola d’affetto per me,ma non mi hai risposto.

   Allora ti ho urlato contro, “tutto quello che provavi non era vero amore,ma infatuazione, ingigantita solo da me che ti avevo voluto ardentemente, ma che da parte tu era solo una novità, qualcosa che ti rendeva fiero di essere corteggiato, solo una novità incominciata per scherzo,e poi subito spenta “.

Avrei dovuto fermarmi, non pronunciare più nulla, ma ormai il mio controllo era sparito. Aspettavo, si aspettavo un tuo ripensamento. Ma con parole taglienti mi hai raggelata.

“ Di questa storia mi resta un pugno di sabbia, le tue critiche con le amiche hanno distrutto tutto quello che esisteva, é stato un piacere sentire il tuo coltello nella schiena”, e hai chiuso la comunicazione.

No, non puoi dirmi queste parole, non puoi chiudere così, non puoi farmi sentire in colpa, lo sai che per te avrei dato la vita, eri il mio sole che si é spento, eri la mia luna che mi faceva sognare, eri il mio universo irraggiungibile, eri il mio tutto, ed ero piena di te.

 Ricominciare ,non é più possibile, ma sappi amore mio che le parole che non vuoi più sentire sono ormai uscite dalla mia bocca, e come una eco infinito ripeterò “ TI AMO “…

di Rosa Cozzi

da " DIVAGAZIONI"

legge 22/04/1941 / 633

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