"Cos'è la Sicilia" di Gregorio Asero

 Cos’è la Sicilia

Cos’è quest’isola e dove si trova? Piuttosto: chi è la Sicilia? Sì, perché la Sicilia più che una dimensione fisica, geografica fatta di mari, di monti, di assolate pianure, è una terra fatta di storia, di arte, di passione, di cultura, di uomini e donne, di miserabili e nobili, di poesie e leggende di atti di eroismo e di viltà, di riti e tradizioni, di superstizioni, di odori e profumi intensi che ti entrano nel corpo, non dalle narici, ma da tutti i pori del corpo, si perché in Sicilia è tutto il corpo che respira e non solo i polmoni. La Sicilia è un triangolo, un triangolo di terra incastonata in mezzo al mare dove il cielo è azzurro come in nessun’altra parte del mondo e il mare è più trasparente del vetro, dove la terra ti brucia sotto i piedi e i monti ti regalano riparo dalle arsure del suo sole, crudele e impietoso. La Sicilia è cucina odorosa e saporosa, pesante. La Sicilia è una terra benedetta e anche maledetta da Dio. La Sicilia è una tragedia umana. La Sicilia è soprattutto bella, bella e spietata. Nascere in Sicilia vuol dire portarsi dentro, per tutta la vita, una diversità fatta di una segreta incomunicabilità, di una diversità che quando ci pensi diventa dolore fisico e come in tutti i dolori ti fa mancare anche il respiro. Dicono che quando un nascituro si affaccia a questo mondo e apre per la prima volta gli occhi, la prima cosa che nota è la bellezza della madre e la seconda quella del luogo in cui sei nato. Dice ancora la leggenda che, per quanto la tua vita ti porti a vagare per il mondo, tu continuerai, per il resto dei tuoi giorni, a cercare il volto della tua terra.
Per quanto mi riguarda io ci credo, e l’aver avuto in sorte la fortuna di nascere in Sicilia e la sfortuna di averla perduta ancora fanciullo, per me, non significa aver perso una casa, degli amici d’infanzia, il mio parlare in dialetto, la vista della maestosità dell’Etna, l’immensità del suo mare, ma significa aver perso la mia identità, significa aver perso la realtà della prima immagine della bellezza che conobbi alla nascita. Per il resto della mia vita sono andato alla ricerca del bello perduto, non l’ho mai trovato, non l’ho mai trovato nei mari del Mondo. Non ho mai trovato il mio mare che leggero si infrangeva sulle dure rocce di lava o scivolava sinuoso fra gli anfratti delle sue insenature, non ho mai trovato in altri mari la musica delle onde che al suono dello sciabordio faceva rotolare i ciottoli mischiati alla sua finissima sabbia, su e giù in un moto perpetuo. La bellezza della mia terra l’ho fissata in fondo al mio cuore, ed è la stessa bellezza che aveva mia madre: immensa e incancellabile.

Gregorio Asero

Commenti

Post più popolari