Una riforma strutturale per aiutare le imprese a superare le crisi

di Giuseppe Lumia e Giorgio Pagliari
Un’altra riforma arriva alla meta. Una riforma importante e strutturale, una meta attesa da anni, forse da troppi anni. Le procedure fallimentari erano legate a un altro mondo, sia economico che sociale, che di assetto istituzionale. 
Eravamo legati alla legge fascista del 1942, al quale sono state poi apportate delle modifiche nel corso degli anni.
Queste modifiche però non hanno sortito alcun effetto positivo. Anzi, hanno causato sconnessioni e hanno reso sterile la capacità di adeguamento ai reali cambiamenti che nel mondo, via via, si sono prodotti. Fallimenti e suicidi sono stati il tragico leit motiv della crisi di questi anni.
Tutto questo viene messo da parte. La riforma finalmente interviene in modo sistematico sulle procedure concorsuali ed è finalmente in grado di confrontarsi con la brutta bestia della globalizzazione. Questa riforma è strutturale perchè si concentra sulla prevenzione, perché prova a individuare il male prima che si concretizzi; cerca di individuare le vie di uscita prima che producano un danno rilevante all’impresa e, quindi, all’imprenditore e ai livelli occupazionali.
Bisogna accompagnare la crisi, avere più vie di governo e più trasparenza intorno alle procedure concorsuali, perché abbiamo avuto diversi segnali, estremamente negativi, nei tribunali fallimentari. Occorrono più magistrati specializzati e una migliore definizione delle competenze territoriali: una capacità, in sostanza, di presentare al nostro Paese un livello di riforma in grado di saper gestire al meglio l’evoluzione e la fuoriuscita dalla crisi che stiamo riscontrando nelle ultime settimane e mesi.
Si segna così una svolta nella disciplina dell’insolvenza, inserendo nell’ordinamento italiano una normativa richiesta dall’Ue e attesa dal mondo produttivo.Si pone al centro il superamento della crisi dell’insolvenza dell’azienda e non il tema del debito e della sua punizione. La procedura disegnata, a partire dalla fase preventiva dell’allerta, si muove nella logica di ricercare fino in fondo tutte le possibilità di superare la crisi aziendale per salvare le attività imprenditoriali, i posti di lavoro e le famiglie stesse degli imprenditori, evitando le drammatiche conseguenze che il fallimento comportava.




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