Facciamo come la Thatcher: non ci vuole tanto coraggio

Facciamo come la Thatcher: non ci vuole tanto coraggio
ANSA
da: http://www.lastampa.it/ Pubblicato il 27/10/2017
MARCO TARDELLI
Signori del calcio, che brutta settimana per il Calcio.   
Alla severa condanna senza appello e senza scuse per l’ignobile bravata del manipolo di laziali all’Olimpico non si deve aggiungere altro. Restano tuttavia alcune considerazioni generali. Razzismo, antisemitismo, xenofobia, omofobia sono mali eterni con i quali lo sport non dovrebbe mai avere a che fare eppure questi bachi nel cervello di esaltati facinorosi inquinano lo sport.   
Si dice, stupidamente: ma sono pochi, non preoccupano. Pochi? E allora perché li si lasciano scorrazzare? Perché Voi signori del calcio Lotito, Tavecchio, e altri alti dirigenti minimizzate? Perché non avete mai aperto gli occhi sulla gravità di episodi che divengono sempre più malati? Perché non si usa, come ha subito richiesto il ministro dell’Interno Minniti, lo strumento sanzionatorio del Daspo, l’espulsione a vita, e sottolineo a vita? Per un euro simbolico gli avevano addirittura concesso il trasferimento dalla curva Nord alla Sud: irresponsabile decisione. 


I soliti ipocriti pensano di cavarsela con frasette di circostanza e al tempo stesso mettono in scena visite con fiori di pace alla Sinagoga definite dallo stesso Lotito «sceneggiata». Tra gli esibizionisti che fanno scempio del ricordo delle vittime dei campi di sterminio ritroviamo perfino un tredicenne e un sedicenne: mi chiedo, ma che razza di genitori hanno, chi li ha educati, cosa sanno della tragedia della guerra? E cosa sanno del calcio che è gioia, condivisione e inclusione? A poco vale la trovata della Figc di far leggere brani del Diario, capolavoro della speranza, della giovanissima autrice, guarda caso coetanea del suo denigratore.  

Osservo tuttavia che episodi del genere si sono visti un po’ ovunque: il razzismo becero che si è infilato sugli spalti non ha colore. Ad Ascoli, per esempio, gli ultras, si sono presentati in tribuna solo dopo la lettura di una pagina del libro. 

Presenti colpevoli e assenti ingiustificati: mi ha colpito la lavata di mani di Mihajlovic, che considero un uomo che nel bene e nel male dice come la pensa: «Chi è Anna Frank? Non conosco la vicenda». Ecco, caro Sinisa so che poi ti sei scusato, ma avrei preferito fossi stato più incisivo. Posizioni del genere fanno temere che non si colga appieno il senso e il rischio insito nella violenza ultras, anche quando è solo verbale.  


Io mi aspetto dalla Figc, e giustamente forte e chiaro è il messaggio del Coni, un segno risoluto. Negli stadi tolleranza zero. Non ci vuole poi tanto coraggio: basta ispirarsi alla Thatcher che sgominò gli hooligan in una sola notte. Adesso in Inghilterra tutti si godono il calcio in tranquillità e allo stadio vanno le famiglie con ragazzi che amano lo sport e spero abbiano letto il diario di Anna Frank. 

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