Alessandria in autunno, Mauro Cattaneo

Mauro Cattaneo Alessandria
E’ un autunno che si preannuncia lungo quello di Alessandria.
E’ un autunno che si presenta con la notizia della condanna definitiva in Cassazione dell’ex sindaco Fabbio per aver falsificato la contabilità del Comune che scivola a pagina 9 dei giornali e non suscita altra discussione se non quella pelosa sull’eventuale pena alternativa che gli verrà inflitta. Mentre in prima pagina campeggia a scandalo e monito il tizio che piscia contro un lampione nel parcheggio dell’Esselunga.
E’ un autunno che arriva quando la città – diversamente dalla Cassazione – non solo non ha condannato ma addirittura assolto e riportato alla guida del Comune le stesse forze politiche e addirittura le stesse persone fisiche che quella contabilità falsificata approvarono. Tutti peraltro già condannati a pesanti sanzioni economiche a cui sono scampati solo grazie alla copertura assicurativa.
E’ un autunno che sarà nebbioso e malinconico. Quella stessa malinconia con cui una signora pochi giorni mi diceva:“Fino a quando c’eravate voi, che ne parlassero bene o male, a Telecity ogni giorno dicevano qualcosa del Comune. Adesso non ne parlano mai.” Un Comune svanito nella nebbia.
E’ un autunno in cui il nuovo sindaco presenta un programma di mandato che balbetta e rimastica cose risapute e scopiazzature e non dice nulla su cui valga la pena soffermarsi. D’altronde il vero programma lo si desume da scelte lungimiranti come quella di chiudere il teatro per non pagare il riscaldamento. Davvero una geniale trovata che domani – perché no? –  potrebbe essere estesa anche a qualche scuola o alla biblioteca o agli stessi uffici comunali. In attesa che il procedere del global warming risolva un evento davvero imprevedibile come il fatto che d’inverno fa più freddo che nelle altre stagioni.

E’ un autunno in cui – forse grazie alle temperature che rimangono tiepide – la demagogia continua germogliare e i fanfaroni continuano a ciarlare. Dopo aver passato mesi a descrivere una città in preda al crimine e mandato allo sbaraglio un povero ragazzo nell’imbarazzante tentativo di replicare un Clint Eastwood in salsa mandrogna – repentinamente rimosso dalla scena per gli imbarazzi creati – adesso l’assessore Riccardo Molinari propone di rivedere i criteri di assegnazione degli alloggi pubblici comunali destinati alle emergenze abitative in modo che qualunque madre single con figli a carico, qualunque persona senza fissa dimora o qualunque famiglia che comprenda minori o disabili o di cui sia certificabile la condizione di grave disagio sociale si vedranno discriminare e sorpassare in graduatoria da chiunque possa vantare una residenza in città da almeno dieci anni. Evidentemente Molinari ritiene più invalidante e degno d’attenzione esser sopravvissuti una dozzina d’anni in città che esser tetraplegico o semplicemente non avere di che mantenersi.
E’ un autunno – insieme all’inverno che lo seguirà – che qualche neo-assessore come Molinari o Barosini o un brillante e ritemprato Cavallera dedicheranno a costruire il percorso per poi in primavera trasferirsi alla Camera dei Deputati per godersi delle quinquennali vacanze romane da cui di tanto in tanto ci manderanno un saluto. Mica pensavate dicessero sul serio quando solo pochi mesi si stracciavano le vesti per le sorti di Alessandria?
E’ un autunno in cui i cassonetti continuano a essere strapieni. E strapiene di auto in sosta vietata restano le vie del centro. Ci sarebbe nei cassetti del Comune un Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile appena preparato da uno studio specializzato di Milano. Qualcuno a Palazzo Rosso vuole affrontare la questione o dopo gli scenari apocalittici che descrivevano in campagna elettorale improvvisamente si sono messi a pensare che tutto stia andando benissimo?
E’ un autunno in cui il principale partito d’opposizione, quello che ha gestito il Comune negli ultimi cinque anni, che ha perso tutto quello che si poteva perdere negli ultimi tempi – e che come tutti sanno è pure il mio partito – non trova di meglio che svolgere un congresso tutto ombelicale, fatto di veti e unità appiccicate all’ultimo momento da cui si fatica a desumere una chiara volontà di ragionare su quel che è stato e provare a ripartire.
E’ un autunno in cui le strepitose novità della politica locale dopo aver tanto strepitato in campagna elettorale sono svanite nella nebbia o forse riposte in soffitta dallo stesso poco strepitoso e per niente nuovo arnese della storia locale che le aveva fantasiosamente ma efficacemente appiccicate. In attesa di nuovi e fantasiosi riciclaggi.
E’ un autunno in cui vedo le intelligenze, le risorse e le energie che anche da noi certo non mancano guardarsi intorno con una perplessità che rischia di maturare in sconforto. E cominciano a ragionare su come attrezzarsi per passare la nottata.
E’ un autunno che si preannuncia lungo. Lunghissimo. Se non per quelli che pensano che in fondo il principale problema di Alessandria sia che nessuno pisci contro un lampione in un parcheggio. Non fosse per quello, sarebbe una città meravigliosa.


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