In ricordo di Giuseppe Fanunza, artificiere


by Pier Carlo Lava
Alessandria: In via Marengo dietro alla filiale della ex Cassa di Risparmio, c’è una piccola piazza adibita a parcheggio auto, con un un punto di sosta gratuito e attrezzato per i camper e una fontanella, questa mattina passando da quelle parti, mentre facevo bere Raissa la mia cagnona, alzando lo sguardo ho visto una targa dove c’era scritto “piazza Giuseppe Fanunza”, confesso che non ci avevo mai fatto caso e mi sono reso conto di non sapere di chi si trattava. Rientrando mi sono documentato sul web, ecco quello che ho trovato. Giuseppe Fanunza, 32 anni, di Sant' Andrea Frius, abitava a Spinetta Marengo (Alessandria) era un artificiere, un civile dipendente del nucleo artificieri della caserma di artiglieria di Alessandria, questa che segue in un articolo di Arturo Buzzolan e Alberto Custodero su La Repubblica del 3 giugno 1995 è la sua tragica vicenda che lo vide coinvolto con altri quattro compagni, mentre tentava di disinnescare una bomba inesplosa dell'ultima guerra mondiale, la storia di uomini coraggiosi che fanno un mestiere pericoloso.
Chivasso 3 giugno 1995 - Due artificieri morti, altri tre feriti gravemente nello scoppio di una bomba d' aereo americana da 250 libbre, residuato dell'ultima guerra. Ieri, mentre si celebrava il quarantanovesimo anniversario della Repubblica, a Chivasso, in una cava in frazione Boschetto, venti chilometri da Torino, un ordigno è scoppiato tra le mani di una squadra di artificieri del Primo
reparto Rifornimento di stanza ad Alessandria che tentavano di disinnescarlo. Le vittime sono il maresciallo Giuseppe Fanunza, 32 anni e il sergente maggiore Francesco Piccolo, 30 anni. Sono in gravi condizioni il sergente maggiore Carlo Conqua, 30 anni, il sergente volontario Vincenzo D' Alba, 24 anni, e un tecnico civile, l' operaio artificiere Pierluigi D' Agnino, 38 anni. 
Lo scoppio è avvenuto mentre la squadra stava iniettando nell' ordigno vapore acqueo ad alta temperatura per sciogliere il tritolo. Secondo Silvio Di Napoli, comandante la regione militare Nord-Ovest, i due artificieri morti stavano lavorando sulla bomba, mentre gli altri seguivano le operazioni di
disinnesco ad una decina di metri. Quella cava di ghiaia, nel 1944, era per i bombardieri americani un obiettivo militare perchè là c' era l' autocentro dell' esercito italiano, nel quale erano presenti migliaia di automezzi. Di quel nugolo di bombe piovuto dal cielo, ne sono rimaste 5 sotterrate per mezzo secolo. Sono riemerse dal fango e dalla storia, una settimana fa, durante i lavori di bonifica della cava eseguiti da una ditta di Firenze, la Sogelma. 
Una volta identificati gli ordigni dalla ditta di Firenze, sono intervenuti gli artificieri di Alessandria. 
Le misure di prevenzione erano state attuate sotto il controllo della prefettura torinese: le case della zona sono state fatte evacuare, sul posto, presidiato dai carabinieri, erano presenti i vigili del fuoco e un' ambulanza con un équipe medica. 
Ma alle 11,30 è avvenuto quel che nessuno aveva previsto: un ordigno è esploso, scagliando i cinque artificieri a decine di metri di distanza. Mentre l' anestesista Mauro Vella prestava le prime cure ai feriti, a Torino scattavano i soccorsi, coordinati da Francesco Enrichens, responsabile medico del 118. In pochi minuti nella cava di Chivasso atterravano tre elicotteri (uno dei vigili del fuoco) che provvedevano al trasporto in ospedale dei sopravvissuti. Per Francesco Piccolo non c' è stato nulla da fare. Il maresciallo Giuseppe Fanunza è spirato poco dopo il ricovero al Centro ortopedico traumatologico: completamente devastato dalle fiamme, nell' esplosione aveva perso entrambe le gambe. In gravissime condizioni si trova, invece, l' unico artificiere civile, Pierluigi D' Agnino, il 50 per cento del corpo devastato dalle ustioni. E' stato ricoverato nel centro grandi ustionati. In bilico tra la vita e la morte anche il sergente Carlo Conqua che ha subito l' amputazione del braccio sinistro ed è entrato in coma dopo uno choc emorragico. Conclusa la fase dei soccorsi dei feriti e quella della temporanea bonifica del terreno in cui è avvenuta l' esplosione, ne è iniziata una terza: le indagini della magistratura. Il sostituto procuratore Giorgio Vitari dovrà chiarire se a causare la tragedia sia stato un urto casuale della spoletta durante l' introduzione del vapore acqueo.
di ARTURO BUZZOLAN e ALBERTO CUSTODERO

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