Coldiretti: “Il primo campo da arare è la rivoluzione dello spreco”
Sarà uno dei temi centrali di Expo, come smaltire il cibo senza buttarlo
Proponiamo un modello di sviluppo legato alla produzione, ai territori, che “nutre” le comunità locali e che esporta nel mondo le proprie eccellenze
“Il problema dello spreco è una delle più evidenti contraddizioni dell’attuale sistema alimentare. Da una parte, nel nord del mondo, si spreca perché c’è troppo cibo, si compra troppo e si butta via troppo. I supermercati devono avere gli scaffali pieni a qualunque ora, e questo fa sì che non ci sia modo di smaltire il cibo senza buttarlo. D’altra parte si spreca anche nel sud del mondo, dove il cibo manca. Questo succede perché non ci sono le infrastrutture per trasportare e gli strumenti per conservare i generi alimentari. È necessario impegnarsi senza quartiere per porre rimedio a questa vergogna”.
A poche ore dall’apertura di Expo, il Presidente Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino commenta
così il grave problema dello spreco di cibo.
Nel mondo si produce cibo per 12 miliardi di viventi, noi siamo 7 miliardi. Tenendo conto che un miliardo di persone soffre la fame e la malnutrizione significa che quasi il 50% del cibo prodotto va sciupato.
“Ecco perché lo spreco alimentare sarà uno dei temi centrali di Expo, non una grande fiera, ma un grande momento di dibattito internazionale sul tema del cibo e sul modello di produzione di cibo sano e legato al territorio. – ha aggiunto Paravidino - Per questo, come Coldiretti abbiamo investito in modo importante in Expo dove saremo presenti con i volti, le storie, le imprese, il nostro modello. Un modello di sviluppo che proponiamo da tempo, legato alla produzione, ai territori, che nutra le comunità locali e che esporta nel mondo le proprie eccellenze. Un modello che vogliamo raccontare e mettere a disposizione dei Paesi più poveri che oggi soffrono il dramma dell’accesso al cibo”.
Riflettiamo su alcuni dati: nel 2014 secondo una tendenza favorita dalla crisi sei italiani su dieci, ossia il 60 per cento, hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici ma molto resta da fare se consideriamo che ogni italiano ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno.
Tra chi ha tagliato gli sprechi, il 75 per cento fa la spesa in modo più oculato, il 56 per cento utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37 riduce le quantità acquistate, il 34 per cento guarda con più attenzione la data di scadenza e l’11 per cento dona in beneficenza.
“Pensiamo tutti assieme su cosa possiamo fare, quale soluzione trovare a questo disagio – ha continuato il Direttore Coldiretti Alessandria Simone Moroni - che sta creando un spaccatura sempre più evidente tra la società del benessere e del bisogno, tra chi butta il cibo e chi non riesce a mangiare ogni giorno. Tra la società opulenta e troppo nutrita e quella che già alla seconda settimana del mese non riesce a fare una spesa completa”.
A livello mondiale un terzo del cibo prodotto viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame cronica.
Gli sprechi alimentari hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo. Ogni anno il cibo che viene prodotto, ma non consumato, sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il Volga, utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30 per cento della superficie agricola mondiale, ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra.
Una certezza su tutte: il primo campo da arare è la rivoluzione dello spreco.
Ufficio Stampa Coldiretti Alessandria
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