Balduzzi: Responsabilità civile dei magistrati: rispondo e dunque sono


La rubrica di Avvenire Pane e giustizia, curata da Renato Balduzzi, questa settimana si occupa di responsabilità civile dei magistrati. Riportiamo di seguito e in allegato il testo dell’articolo, che può leggersi anche sul sito web del giornale.
Ufficio stampa del prof. Renato Balduzzi
da Avvenire del 30 aprile 2015
(a cura di Renato Balduzzi)
Responsabilità civile dei magistrati: rispondo e dunque sono
Salone della giustizia, ieri a Roma. Tema: la responsabilità civile dei magistrati.
Voci diverse, ma convergenti su un punto: la garanzia principale dei cittadini, specialmente dei più deboli, rispetto alla giustizia, è un magistrato obiettivo e sereno, non preoccupato da possibili azioni volte a sindacare impropriamente l’esercizio, in scienza e coscienza, della giurisdizione. Un forte e coerente sistema di responsabilità professionale e disciplinare sarebbe più utile allo scopo.
Del pari, sarebbe stato più opportuno che la riforma della responsabilità civile mantenesse la valutazione preliminare di ammissibilità della richiesta di risarcimento, per evitare domande manifestamente
infondate o processualmente inammissibili e anche perché i sistemi giudiziari si stanno orientando nella direzione del massimo contenimento della domanda di giustizia inappropriata: tanto più in Italia, dove è largamente diffusa la convinzione della parte soccombente che il magistrato, civile o penale, abbia sbagliato.
Percepita come filtro troppo protettivo, andava rivista, senza sopprimerla. Ora, è pur vero che la Cassazione ha già cominciato a scongiurare i rischi più evidenti di arrivare a una sorta di giudizio parallelo mettendo opportuni paletti (parole del presidente Santacroce). Ed è pur vero che la responsabilità dello Stato per violazione manifesta di legge o travisamento dei fatti e delle prove (con rivalsa sul magistrato) è principio di civiltà giuridica, ma è altrettanto vero che il nostro sistema non può sovraccaricare il processo civile.
Di qui la necessità che Governo e Parlamento (ma anche, per quanto di competenza, Csm) facciano un attento monitoraggio della riforma.
Così pure, l’opinione pubblica (e la politica, che ne è uno dei motori principali) deve guardarsi dalle semplificazioni, sul tipo “chi sbaglia, paga”. Il magistrato non è soltanto un pubblico funzionario, la sua libertà e la sua autorevolezza condizionano da vicino le libertà dei cittadini e la coesione di un Paese.
E un Paese dove si arrivi a un’opposizione sistematica tra cittadini e magistrati ha già perso in partenza. Dobbiamo essere più convinti della serietà del nostro sistema giudiziario e dell’imparzialità del magistrato. È qualcosa che sta alle radici stesse di una convivenza civile

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