ARAL. Atto III (e seguiti) Dario Fornaro

La vicenda della Soc. ARAL è prossima a compiere il secondo mese di vita movimentata. Deflagrata  - a pochi giorni dalla conclusione della campagna elettorale comunale – con la notizia del  suo coinvolgimento nella vasta indagine della Procura di Brescia sul traffico interregionale di rifiuti urbani da avviare allo smaltimento finale.
Così giovane, la vicenda, ma già scomponibile, per comodità di memoria, in puntate o atti teatrali, in sé conclusi e pur collegati a cascata da un canovaccio scritto giorno per giorno dalle cronache. Vediamo.
Atto I -  ARAL SpA compare inopinatamente tra i soggetti indagati, direttamente o indirettamente, per traffico illecito di rifiuti smaltiti in difetto dei dovuti trattamenti intermedi (La Stampa, 12.07). Tra i coinvolti – si parla di 26 persone -  anche qualche alessandrino, ciò che stimola  la risonanza mediatica del “blitz” giudiziario. Confluirebbero nella vicenda i viaggi al Nord delle famose “ecoballe” napoletane in cerca, a montagne, di smaltimento, nonché le manovre per trasferire l’ARAL alessandrina alla corte di qualche grande gruppo nazionale di operatori energetico-ambientali.
Atto II – La prima reazione del Comune (azionista ormai pressoché totalitario dell’Azienda) si manifesta, tra Giunta e Consiglio neo-insediati, all’insegna  del garantismo per le persone coinvolte a vario titolo. Che l’indagine e la magistratura proseguano tranquillamente il lavoro intrapreso, ma senza nocumento  anticipato, a mezzo pubbliche chiacchiere, quanto a sospetti o responsabilità personali non ancora accertati o sciolti in giudizio. Ineccepibile.

Atto III – Ineccepibile, come si diceva; ma anche inestensibile a piacimento.
 E’ successo invece che il capitolo che avrebbe dovuto essere il più rigoglioso di fatti, dati e considerazioni  risulta il più striminzito. Si sarebbe potuto – anzi dovuto – ragionare politicamente  (vale a dire extra ipoteche giudiziarie) sul “fenomeno ARAL” che ha attraversato, largamente autonomo e indenne, le ultime tre o quattro “consigliature” comunali pur di opposta ispirazione. Tra sagacia manageriale e informali reti di protezione.
Gli è che, nella generale acquiescenza, tutta la questione/gestione ARAL è stata sospinta sotto il mantello salvifico del “garantismo”, lasciando intendere che non esiste, sotto il profilo politico-gestionale, una globale e annosa questione ARAL, ma solo uno spiacevole “incidente di percorso”, limitato nel tempo (anni 2014-15) e di stretta competenza della Magistratura. Parola d’ordine: attenersi al perimetro dell’inchiesta in corso (..il resto è del demonio!). Non a caso chi ha provato ad incolonnare alcuni dati di bilancio, per alcuni esercizi, e a trarne argomento di discussione, è stato redarguito a dovere.
La questione ARAL – tanto per evitare echi traversi – ruota semplicemente attorno al naturale, palese e quindi perdurante conflitto di interesse tra chi ha il compito , e presiede il business, di smaltire, di far sparire i rifiuti urbani e chi è preposto istituzionalmente alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica, anche attraverso  il contenimento (recupero, riciclo..) dei rifiuti da smaltire tal quali (interramento, incenerimento..).
 Nella pratica, cosparsa di tecnicismi e urgenze di giornata, qual è lo scopo, l’interesse che finisce per prevalere di volta in volta, sotto l’ombrello della politica che dovrebbe preventivamente regolare tale conflitto, specie a livello di enti strumentali “controllati”?
Domanda-tabù. Anche quando sia magari in gioco la dilapidazione delle riserve, volumetriche e temporali, di stoccaggio rifiuti (discarica controllata) che una comunità civica si è procurata, con fatica, per garantirsi un adeguato periodo di “respiro” nella prevedibile e propria esigenza di smaltimenti finali.
Fin qui gli “atti” già trascorsi sulla scena cittadina, ma altri se ne annunciano a ruota. Infatti…
Atto IV  -  I provvedimenti giudiziari, restrittivi o cautelari, assunti a carico degli impianti di smaltimento di Castelceriolo e, di riflesso, coinvolgenti le discariche di Novi e Tortona, hanno messo in preallarme i comuni locali conferenti che paventano/prevedono difficoltà più o meno ravvicinate per le loro quotidiane necessità di smaltimento. La realistica previsione si è subito trasferita sulle autorità politiche, parlamentari compresi, che hanno espresso – unitamente al nuovo Commissario “ad ARAL” – caldi auspici affinché chi ne ha i poteri assuma presto motivati provvedimenti in deroga, tali da ripristinare, mentre si sistemano le autorizzazioni di rito, almeno i normali conferimenti locali per lo smaltimento. Tra le righe, ma nemmeno tanto, si sottolinea il nocumento economico, in zona ricavi, che le restrizioni in atto arrecano  al già periclitante bilancio dell’azienda ARAL.
Qualcosa in tal senso sembra destinata ad avverarsi prima che la crisi dei rifiuti torni ad occupare vivacemente le cronache.
Atto V –  A compendio, poi, di una lunga stagione nella quale il bilancio ARAL ha percorso, nella totale discrezione della politica locale, le montagne russe dei profitti e delle perdite, l’impellente “salvataggio” della Società dipenderebbe da un sostanzioso aumento del capitale sociale per riportare lo sbilancio in zone praticabili. Giacché il socio di gran lunga prevalente (94%) è costituito dal Comune capoluogo - che non nuota notoriamente in acque agiate – il problema è piuttosto complesso e si guarda perciò oltre i confini della compagine attuale per l’acquisizione di un nuovo partner adeguato, se disponibile. Qualche ipotesi è già corsa sulla stampa, ma profuma più di politica che di economia. Sembra opportuno perciò rinviare al prossimo “atto”. 

Dario Fornaro

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