The New Yorker USA: Amazon sta cercando di controllare la sottostante infrastruttura della nostra economia

Pare che da qualche tempo negli USA il vento di colpevole tolleranza nei confronti dei giganti tecnologici stia mutando direzione. Lo si può desumere non solo dai continui avvertimenti, per altro rimasti inascoltati dalla stampa liberal, bensì anche da fonti assai contigue alla “grande finanza” come il Wall Street Journal[1]. La preoccupazione d’ingabbiare l’economia di mercato in una sterile concorrenza tra monopoli di giorno in giorno si è fatta sempre più palpabile e conseguentemente più preoccupante. L’intensità del dibattito ha raggiunto le prime pagine dei quotidiani dopo l’acquisizione da parte di Amazon del colosso distributivo alimentare Whole Foods. La questione induce gli osservatori economici americani a mettere in discussione alcuni capisaldi dell’attuale capitalismo che si fonda sulla miracolistica “rivoluzione digitale”. Se le condizioni della tecnologia e del mercato rendono possibile la concorrenza perfetta, com’è possibile che un’azienda arrivi a dominare il settore? E allora in condizioni simili, com’è possibile che emerga un monopolio?

Dal The New Yorker qualche considerazione:
Amazon Is Trying to Control the Underlying Infrastructure of Our Economy
Jun 25 2017, 4:15pm
Companies that want to reach the market increasingly have no choice but to ride Amazon’s rails.
Stacy Mitchell is co-director of the Institute for Local Self-Reliance and co-author of its recent report, Amazon’s Stranglehold.
Spesso parliamo di Amazon come se fosse un rivenditore. È un comprensibile errore. Dopo tutto, Amazon vende abbigliamento, elettronica, giocattoli e libri più di qualsiasi altra azienda. L’anno scorso, Amazon incassò quasi $ 1 su ogni $ 2 che il [consumatore] americano spese online. Fin dal 2015, la maggior parte delle persone che desiderasse acquistare qualcosa online consultava un motore di ricerca. Oggi, la maggioranza va direttamente su Amazon.

Ma descrivendo Amazon come un rivenditore significa non comprendere ciò che la società è effettivamente in realtà e sottovalutare in modo consistente la minaccia che essa pone alla nostra libertà, nonché l’idea stessa di mercato aperto e competitivo.
Non è solo che Amazon fa molte cose al di là di vendere roba: realizza in proprio migliaia di prodotti, da camicie a spugne per bambini, produce filmati e spettacoli televisivi, commercializza ordini del ristorante, offre prestiti e può presto distribuire farmaci da prescrizione. Jeff Bezos, alle spalle di queste attività, è qualcosa di molto più grande. La sua visione di Amazon è quella di controllare l’infrastruttura sottostante dell’economia. Il sito web di Amazon è già la piattaforma dominante per il commercio digitale. La sua divisione Web Services controlla il 44 % della cloud computing capacity mondiale e tutti, da Netflix alla Central Intelligence Agency, ne sono dipendenti. La società ha recentemente ha costruito una vasta rete d’infrastrutture di distribuzione per gestire la consegna degli ordini per se stessa e per gli altri.

Le aziende che vogliono incrementare la loro quota di mercato non hanno scelta se non procedere sui binari di Amazon. Con Prime e l’assistenza digitale di Alexa, dagli elettrodomestici della GE alle auto della Ford, Bezos ha attirato l’attenzione della maggior parte delle famiglie in modo tale che Amazon diventi il fornitore predefinito di tutto ciò che queste ordinano online. La maggior parte dei membri di Prime non paragonano [l’offerta con quella dei] negozi. Ciò ha costretto ai concorrenti di tutte le dimensioni – dalle grandi marche come Levi’s e Kitchen Aid ai produttori di piccola scala, agli innovatori del commercio elettronico e ai negozi indipendenti – ad abbandonare l’idea di raggiungere i consumatori direttamente. Invece, devono affidarsi alla piattaforma Amazon per vendere i propri beni.
Amazon sfrutta questa dipendenza in modo tale da dettare termini e prezzi ai fornitori e utilizza i dati raccolti dalle aziende che vendono sulla propria piattaforma per indebolirli come concorrenti. Una società che disegna un prodotto che è molto ricercato e costruisce un suo mercato sul sito Amazon, può improvvisamente scoprire che Amazon ne ha introdotto una versione quasi identica mettendolo in cima alla lista nei risultati della ricerca. Uno studio ha scoperto che, successivamente al momento in cui un dettagliante diventa un venditore su Amazon, sarà solo questione di settimane prima che questa metta gli articoli più popolari del commerciante nel proprio inventario.
Il voler essere sia un rivenditore diretto sia una piattaforma per altri venditori, fornisce delle armi nuove ad Amazon per far “indirizzare” i fornitori. La scorsa settimana, Amazon ha offerto di monitorare i numerosi contraffattori che vendono le scarpe Nike sul suo sito come pedina di contrattazione per consentire alla Nike di concordare, per la prima volta, l’offerta della linea completa dei suoi prodotti a Amazon. Allo stesso modo, quando l’editore Hachette ha resistito alle richieste di Amazon, in merito alla negoziazione sul prezzo dei libri, ha trovato i buy-button rimossi da tutti i suoi titoli, mettendo migliaia di libri off-limits sia agli acquirenti sia ai venditori.
Con il rapido mutamento del commercio online, Amazon si è posizionato come il signore del regno, ciò significa che il commercio online non è più un mercato nel vero significato della parola. Adesso è un’arena controllata privatamente, dove un’unica società definisce i termini per scambiare le merci con gli altri e decidere quali prodotti – quali nuovi autori, quali nuove innovazioni – necessitano per essere presentati al pubblico.
Gli investitori sono pienamente consapevoli di questa situazione. Tanto che lo scorso anno, Chamath Palihapitiya della Silicon Valley, un investitore di capitali di ventura affermò che Amazon è “un monopolio con multi-trilioni di dollari che si nasconde in piena vista“. Questa valutazione spiega perché Wall Street ha rilanciato il valore del magazzino Amazon ad un livello che ha poca relazione con i suoi profitti correnti. Gli investitori stanno occhieggiando un futuro di spettacolari rendimenti monopolistici.
La scorsa settimana, gli investitori hanno avuto modo di notare una forma più palpabile di questo futuro, allorquando Amazon annunciò la sua intenzione di acquistare Whole Foods. Nelle ore successive all’annuncio della notizia, i titoli di Amazon hanno fatto il contrario di quello che di solito accade in tali offerte: sono aumentati di 13,4 miliardi di dollari, quasi quanto il prezzo di acquisto [per Whole Foods], il che significa che l’acquisizione ha sostanzialmente pagato se stessa.
Questo è ciò che gli investitori vedono in Amazon, sebbene, i regolatori federali dell’antitrust finora hanno fallito nel coglierlo. L’affare di Whole Foods, che richiede l’approvazione federale, sarà [per loro] un test nuovo. Se i regolatori considerano l’accordo in termini convenzionali, possono decidere che dovrebbe andare avanti per il fatto che questo distributore alimentare [fisicamente presente] appartiene a un mercato distinto da quello online e che la transazione darebbe ad Amazon solo una quota modesta del supermercato industriale.
Ma è una nozione analogica di come funziona il commercio. Stiamo rapidamente muovendo verso un mondo in cui i confini tra shopping online e offline diventano fluidi e gran parte del commercio sarà, in un modo o nell’altro, guidato in digitale.
La grande scommessa di Jeff Bezos sta nel fatto che egli può fare acquisizioni da Amazon in modo così semplice che non noteremo la presa strisciante dell’azienda sul commercio e la sua infrastruttura sottostante a tal punto che ci sfuggirà di quanto ci costa quel dominio.
L’acquisto di Whole Foods aiuterebbe Amazon a ampliare il suo controllo sul commercio. Fornirà un nuovo flusso di dati sfruttabili, consentendo a Amazon di sorvegliare i clienti in modo offline e online. Infatti, la società ha recentemente presentato brevetti per tecnologie che ci schederebbero digitalmente bloccando i nostri telefoni dal visitare i siti web dei concorrenti mentre siamo nei suoi negozi.
Amazon acquisirebbe anche una rete di magazzini di alimenti freschi che gli permetterebbe di fare un gran balzo nell’essere l’unico vitale negozio online. I 460 negozi di  Whole Foods offrono anche strutture ben posizionate per fare le consegne dell’ultimo miglio. Il controllo dell’infrastruttura necessaria per fornire rapidamente le confezioni sulla porta di casa è una componente fondamentale per consolidare un monopolio nel commercio online. Se Amazon riuscisse a indebolire UPS e FedEx, ciò nuocerebbe altri venditori online e li lascerebbe dipendenti dal loro più grande concorrente, cioè Amazon, per consegnare le loro merci.
La grande scommessa di Jeff Bezos è che egli può fare acquisti da Amazon in modo così semplice non facendo notare la presa strisciante dell’azienda sul commercio e sulla sua infrastruttura sottostante senza farci accorgere di quanto ci costa quel dominio. Amazon ha un potere senza precedenti per guidare le nostre scelte. Chiedi a Alexa di inviarti le batterie e tu non avrai la possibilità di scegliere Duracell o Energizer; ti saranno spedite batterie con marchio Amazon. Sfoglia l’elenco dei best-seller di Kindle e vedrai molti libri pubblicati da Amazon. Leggi attentamente i “gli articoli acquistati dai clienti” e gli algoritmi di Amazon favoriranno la visualizzazione dei propri prodotti, anche se non sono la migliore opportunità.
L’offerta di Amazon per acquistare Whole Foods dovrebbe fungere da campanello d’allarme. Le nostre politiche anti-monopolistiche sono cadute in disuso e i monopoli big tech di oggi hanno usato questa spazio per acquisire troppi poteri. Così il senatore John Sherman, co-autore della legge Sherman Antitrust, dichiarò nel momento in cui il suo disegno di legge passò per un solo voto nel 1890: “se non sopporteremo un re come potere politico, non dovremmo sopportare un re per la produzione, il trasporto, nonché la vendita di qualsiasi cosa che necessiti per vivere“.

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