Nessi di fabrizio centofanti


Mi piace contemplare i gabbiani. Hanno un modo di muoversi curioso: si guardano in giro come uomini, sicuri di sé, perfino prepotenti, perché attaccano i piccioni per un pezzo di pane o di biscotto. 
Sono anche violenti, quando danno beccate micidiali nel momento in cui meno te lo aspetti. Se non esistessero, il mondo non potrebbe sopravvivere: ci mancherebbero le ali impeccabili, bianche come lenzuola appena uscite dal passaggio del ferro da stiro. 
Se non ci fossero i gabbiani, non ci sarebbe il mare: l'hai mai visto un mare in cui non planano o si posano un momento, in cerca di cibo? Non ci sarebbe acqua, quindi, né vita: la storia sarebbe solo un sogno che svanisce da svegli, quando non sai più se sei a casa o in qualche posto del mondo dove hai passato la notte per lavoro. 
I gabbiani hanno questo di bello: se li vedi, non puoi fare a meno di seguirne il movimento, come fosse di vitale importanza conoscere la loro direzione, perché senza di loro il mondo non esiste. Non ci sarei neanch'io, a cercare d'intuire in quale modo le ali, bianche come pagine, proveranno che sempre, nell'amore, tutto è collegato. È il motivo per cui se sei qui, a leggere quello che ora ho scritto, è un miracolo che mai finirà di stupirti, di stupirmi.

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