Cinquemila prof in sciopero. Niente esami all’universit

“Aumenti congelati dal 2011”. Bloccati i test di settembre e ottobre
La facciata esterna del Politecnico di Torino
Pubblicato il 13/07/2017
MARIA CORBI ROMA da: http://www.lastampa.it/
«Lei mi domanderà come facciamo a scioperare contro gli studenti, vero?». Carlo Ferraro, docente del Politecnico di Torino, coordinatore del Movimento per la dignità della docenza, mette le mani avanti. Effettivamente, più di 5000 professori cancelleranno i loro esami dal 28 agosto al 31 ottobre, rallentando il percorso universitario di moltissimi studenti. Obiezioni che sono una spina nel fianco per questo docente, appena andato in pensione, che ha dedicato tutta la vita alla ricerca e ai ragazzi. «Allora le spiego che questa azione arriva dopo tre anni di richieste, di lettere a Mattarella, Renzi e Gentiloni», dice. «Noi vogliamo creare disagio, certamente, ma non disastri perché gli studenti sono una nostra priorità. Tanto è vero che sciopereremo solo un giorno a testa, coincidente con il primo appello. Gli studenti che non potranno fare l’esame si iscriveranno al secondo appello. E nel caso di materie che prevedono un solo appello ne chiederemo uno straordinario dopo quindici giorni».  
«Non è stata una decisione presa a cuor leggero - sottolinea - ma dopo tre anni di continue sollecitazioni ai governi, senza risposte, siamo stati costretti a proclamare lo sciopero». A spingere i docenti alla protesta c’è il blocco degli scatti di stipendio del periodo 2011-2015. «Chiediamo che lo scongelamento parta dal primo gennaio 2015, come per tutti gli altri impieghi statali», spiega Ferraro. «Invece per noi è stata fissata la data del primo gennaio 2016. Non solo un anno di blocco in più degli altri, ma anche con la cancellazione di questi cinque anni passati. Come se questi anni non fossero mai esistiti ai fini della carriera, della pensione, del Tfr. Noi non pretendiamo gli arretrati ma è giusto avere adesso gli aumenti che avremmo avuto senza il blocco». 

Una storia che inizia nel 2014 con l’invio al governo di una lettera con oltre 10 mila firme, che continua nel 2015 con lo sciopero bianco, e con altre lettere, anche al capo dello Stato. Ieri però la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli sembrava stupita: «La cosa che mi ha colpito è il fatto che quattro mesi prima dichiarino uno sciopero per ottobre. Lo trovo improprio per due ragioni: per scelta, etica e stile c’è un confronto aperto, si dovrebbe negoziare e il confronto aperto con chi rappresenta anche quel mondo c’è». Ma Ferraro insiste: «Nessuno ci ha mai risposto concretamente. E anche gli incontri di quest’anno al ministero non hanno portato a nulla nonostante noi avessimo portato delle proposte di mediazione. Non ci hanno lasciato scelta». 


Tra gli atenei più «agguerriti», Torino e Palermo. Vito Ferro, professore di idraulica e idrologia nell’ateneo siciliano, assicura che «molte associazioni studentesche stanno iniziando a valutare l’idea di supportare la nostra azione». «Noi siamo stati solidali con le esigenze dello Stato sopportando per tutti questi anni il blocco degli scatti stipendiali», continua Ferro, «ma adesso con l’azzeramento anche giuridico di quei 5 anni avremo conseguenze anche sulla nostra pensione e sul Tfr e non è giusto». In ogni caso la mobilitazione dei professori universitari non si fermerà dopo questa prima battaglia. «Altre sono le questioni sul tappeto per le quali chiediamo risposte», fa sapere Ferraro: «Da un piano di assunzioni che coinvolga personale ordinario e ricercatori alle risorse da destinare al diritto allo studio per gli studenti meritevoli».  

Commenti

Post più popolari