Penelope, Giuseppe Pippo Guaragna
Penelope
Penelope,
lei si che ce l’aveva
il fisico.
Asciutta, arsa,
bruciata
al sole dello Ionio,
sola
su quello scoglio,
tra colubri e scorpioni,
ad aspettar che Zefiro
renda l’amata vela.
Penelope,
lei si che ce l’aveva
il fisico.
Asciutta, arsa,
bruciata
al sole dello Ionio,
sola
su quello scoglio,
tra colubri e scorpioni,
ad aspettar che Zefiro
renda l’amata vela.
“Torni… non torni,
Ulisse,
vaghi per questo mare
non so se per sventura,
o sete d’avventura,
e intanto
… passano gli anni,
son dieci e dieci ormai.
Ed io?
A tesser tela,
sfacendola la notte,
per esserti devota,
sapessi quante lotte!
Ora t’avverto,
Ulisse,
le insidie sono tante,
son mosche sopra il miele,
non so quanto resisto
… ad esserti fedele.”
GPG
Ulisse,
vaghi per questo mare
non so se per sventura,
o sete d’avventura,
e intanto
… passano gli anni,
son dieci e dieci ormai.
Ed io?
A tesser tela,
sfacendola la notte,
per esserti devota,
sapessi quante lotte!
Ora t’avverto,
Ulisse,
le insidie sono tante,
son mosche sopra il miele,
non so quanto resisto
… ad esserti fedele.”
GPG
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