Il paradosso di Venezia. Non regge più l’assalto ma senza turisti non vive
Salire, a metà mattina, sul Ponte di San Felice,
lungo la Strada Nova, che come una lunga spina si infila nel corpo della città
e dalla stazione - anzi dalla Ferrovia, come la chiamano i veneziani - ti porta
verso Rialto. Salire su quel ponte e provare a guardare in giù, verso Campo
Santi Apostoli, distante trecento metri. Ma non riuscire a vederlo e scorgere
soltanto un fiume, un ondeggiare di teste fitte e compatte. Sono i plotoni
dell’esercito di turisti che anche questa mattina di sabato, nel pieno del ponte
del Primo Maggio, verranno a visitare Venezia. Una piccola parte dei trenta
milioni di ospiti che ogni anno la città accoglie. A guardarla dall’alto,
arrotolata attorno alla doppia esse del Canal Grande, isolata e indifesa tra
laguna e mare Adriatico, ogni volta si conferma per quello che è: un azzardo e
un prodigio, fragilissimo. Che una volta nella vita, almeno, devi visitare.
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